[autismo-biologia] deprescrizione di psicofarmaci

daniela daniela a autismo33.it
Sab 14 Ott 2023 10:39:59 CEST


E’ stato recentemente pubblicato l’articolo

Adams D, Hastings RP, Maidment I, Shah C, Langdon PE. Deprescribing 
psychotropic medicines for behaviours that challenge in people with 
intellectual disabilities: a systematic review. BMC Psychiatry. 2023 Mar 
28;23(1):202. doi: 10.1186/s12888-022-04479-w. PMID: 36978032; PMCID: 
PMC10044393.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10044393/

L’articolo affronta una problematica che è stata più volte affrontata 
anche su questa lista: la deprescrizione di psicofarmaci nelle persone 
con disabilità intellettiva e comportamenti problema

http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2020-August/003891.html

http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2021-March/004128.html

http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2020-September/003929.html

Sia i medici che le associazioni per la difesa dei diritti da qualche 
anno hanno preso coscienza del fatto che ai disabili intellettivi 
vengono somministrati psicofarmaci, soprattutto antipsicotici, per 
periodi di tempo lunghissimi, spesso a vita. Il motivo più frequente per 
cui gli psicofarmaci vengono iniziati, talora in tenera età, è la 
presenza di comportamenti problema. Una volta iniziati, questi 
trattamenti vengono spesso continuati per la vita, non sempre con il 
dovuto monitoraggio.
Tutto questo rende problematica la deprescrizione soprattutto degli 
antipsicotici.
Quando si intraprende la strada della deprescrizione, si assiste spesso 
ad un peggioramento delle condizioni del paziente, che spinge a credere  
che il farmaco faccia bene e perciò non sia eliminabile. Questo non si 
puo’ sempre escludere ma, se il calo della dose di farmaco è troppo 
rapido, il peggioramento puo’ essere dovuto all’effetto rimbalzo, in 
rapporto con il blocco dei recettori della dopamina indotto dai farmaci, 
che  ha come conseguenza l’aumento dei recettori e dunque un aumentato 
effetto della dopamina stessa.

E’ ormai assodato che la deprescrizione di antipsicotici deve avvenire 
gradualmente, con una gradualità che deve essere in relazione sia con la 
dose del farmaco sia con la durata dell’assunzione. Questo per non 
incorrere nel fenomeno della up-regulation, prima ricordata.

Partendo dalla constatazione che nessun farmaco psicotropo ha le 
autorizzazioni all’immissione in commercio per i comportamenti problema 
in assenza di co-occorrenze  psichiatriche, gli autori fanno una 
rassegna dei lavori sulla deprescrizione in disabili intellettivi di 
ogni età, per evidenziarne gli effetti sui comportamenti problema e sula 
salute fisica e mentale.

I lavori esaminati sono molto eterogenei per cui è difficile trarre 
delle conclusioni generali. Sono comunque emersi dei dati interessanti.

Davide Gerrard e colleghi hanno fatto una sperimentazione controllata 
come si fa con un farmaco sperimentale.  Hanno diviso i pazienti in due 
gruppi, di 25 e 29 persone. Al primo gruppo la deprescrizione è stata 
associata al Positive Behaviour Support (PBS) somministrato da un team 
specialistico; al gruppo di controllo la deprescrizione non è stata 
accompagnata da nessuna azione diversa rispetto a quanto veniva fatto 
prima.
La percentuale di successo nella riduzione e nella sospensione completa 
dei farmaci è stata significativamente più alta nel gruppo in cui il PBS 
veniva erogato.

https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/AMHID-12-2018-0051/full/html

Non tutti gli autori descrivono dettagliatamente se la deprescrizione è 
stata associata ad alternative non farmacologiche.  Tutti comunque 
concludono che in generale gli effetti positivi sul comportamento e 
sulla salute fisica e mentale sono associati ad un modello 
multidisciplinare concomitante alla deprescrizione.

Gerda M de Kuijper  e Pieter J Hoekstra    hanno riportato buoni 
risultati, consistenti nella sospensione completa dei farmaci e nel suo 
mantenimento al follow up  nel 40% di un gruppo di 129 disabili 
intellettivi ospiti di una residenza.
La riduzione del dosaggio fino alla sospensione è stata fatta in 14 
settimane con riduzione del 12,5% della dose iniziale ogni due settimane

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29920689/

Alcuni autori riportano una discinesia da sospensione, peraltro 
transitoria, durante la riduzione di antipsicotici tipici.
Diversi autori riportano effetti benefici sulla salute generale, in 
particolare una riduzione del sovrappeso e della pressione arteriosa.

Questo lavoro ha documentato che una diminuzione del dosaggio di 
psicofarmaci, in particolare di antipsicotici, nei disabili intellettivi 
con o senza autismo, fino alla sospensione totale, è possibile in una 
buona percentuale di casi, senza che vi sia un peggioramento dei 
comportamenti problema.

Per prevenire le problematiche dell’ “overprescribing “ e della 
conseguente difficile deprescrizione  la prima cosa da fare sarebbe 
quella di prescrivere gli psicofarmaci  solo quando non ci sono 
alternative, quando i benefici si dimostrino superiori ai rischi e per 
il minor tempo possibile

    Daniela Mariani Cerati






Maggiori informazioni sulla lista autismo-biologia