[autismo-biologia] R: Shank3

Marina Marini marina.marini a unibo.it
Gio 10 Feb 2022 19:35:59 CET


Buongiorno,
in merito all'articolo commentato dalla dott.ssa Mariani-Cerati, che ha suscitato tanto interesse tra i lettori di questo blog, desidero commentare brevemente anch'io. Il riassunto e la spiegazione della dott.ssa Mariani-Cerati sono perfetti, tuttavia, i lettori devono tener presente che si tratta pur sempre di un modello animale elaborato "ad arte", per riprodurre una situazione tra le tante che troviamo negli esseri umani. In breve, per quanto si sa oggi, la condizione autistica scaturisce molto spesso da una situazione genetica di base (dovuta a mutazioni o anche solo a varianti di per sé non patologiche di regioni non codificanti); tali alterazioni genetiche predispongono a una maggior sensibilità nei confronti di agenti esterni nocivi, tra i quali anche agenti infettivi. In questo caso la condizione genetica è la mutazione SHANK3 e l'agente esterno è l'LPS, una componente della parete batterica.
I meccanismi e i sistemi coinvolti nella generazione dei disturbi dello spettro autistico sono quelli che, nella review pubblicata lo scorso anno https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7912683/ da 35 autori italiani, sono stati denominati "the bad trio", ossia infiammazione e stress ossidativo  (che vanno di pari passo), alterazione del microbiota intestinale, disfunzione mitocondriale. I singoli elementi di questo trio interagiscono tra di loro, auto-alimentandosi, per cui queste alterazioni in genere si presentano insieme. Ovviamente gli interventi terapeutici dovrebbero essere mirati a spezzare questa catena e i tre elementi costituiscono altrettanti potenziali bersagli terapeutici. Va da sé che l'efficacia degli interventi sarà tanto maggiore quanto più precoce, in particolare quanto più prossima al periodo di neurogenesi, che comprende la vita intrauterina e i primi due anni di età.
Marina Marini
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Inviato: mercoledì 9 febbraio 2022 22:59
A: Autismo Biologia <autismo-biologia a autismo33.it>
Oggetto: Re: [autismo-biologia] Shank3

Il 2022-02-08 20:02 Margherita Ranalli ha scritto:
> Buonasera..scusate la mia ignoranza ma quale può essere una forte
> infiammazione? Grazie

L’articolo di cui abbiamo parlato si riferisce ad un esperimento fatto
su topi neonati il cui fine era dimostrare una interazione tra fattori
genetici e fattori ambientali
nella genesi dell’autismo.

Come fattore genetico si è scelta la delezione eterozigote del gene
Shank 3 in quanto questa condizione è ritenuta una delle cause
monogenetiche di autismo.

Sarebbe però più corretto usare il termine di condizione quasi
monogenetica, in quanto anche negli umani sono state rilevate mutazioni
di SHANK 3 asintomatiche,
come riferito da Bourgeron, che ha esaminato cinque sorelle sintomatiche
portatrici di mutazione SHANK 3 ereditata dalla madre asintomatica
http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2017-November/002685.html

Nel lavoro in questione sono stati prodotti topi con delezione
eterozigote di SHANK 3 che non presentavano sintomi simil autistici con
la sola mutazione,
ma li presentavano dopo iniezione intraperitoneale in età neonatale di
Lipopolisaccaridi, precisamente “Lipopolysaccharides from Escherichia
coli O26:B6, Sigma-Aldrich”

Il lipopolisaccaride è  un componente della parete cellulare esterna dei
batteri gram-negativi che, nei topi mutati, ha  innescato una risposta
infiammatoria
con sovraespressione di Trpv4 (Transient Receptor Potential Vanilloid 4)
e conseguente comparsa di sintomi simil autistici.

Il lipopolisaccaride è stato iniettato anche in topi integri senza
conseguenze.

Gli autori ipotizzano che l’infiammazione acuta indotta da LPS potrebbe
smascherare i deficit comportamentali dei topi eterozigoti per delezione
di SHANK3 con un meccanismo dipendente da Trpv4

L’inibizione di Trpv4 nel Nucleus Accumbens ha fatto infatti regredire i
deficit di socialità.

Gli autori concludono dicendo che i loro dati non solo suggeriscono che
l’attivazione del sistema immune puo’ smascherare i fenotipi
comportamentali correlati con l’autismo in topi
geneticamente vulnerabili, ma anche che Trpv4 potrebbe essere un target
terapeutico per i deficit di socialità.

    Daniela Mariani Cerati
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