[autismo-biologia] ancora sugli antipsicotici

ANNA RITA STASI annarita.stasi a gmail.com
Lun 24 Ago 2020 14:10:52 CEST


Grazie Daniela per queste interessanti informazioni.
Anna Rita

Il Dom 23 Ago 2020, 3:43 PM daniela <daniela a autismo33.it> ha scritto:

> Il 2 marzo scorso abbiamo discusso il problema dell’assunzione a
> lunghissimo termine, spesso a vita, dei farmaci antipsicotici, detti
> anche neurolettici, e della strategia proposta dallo psichiatra francese
> René Tuffreau volta alla sospensione di detti farmaci
>
> http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2020-March/003669.html
>
> Un articolo di Horowitz e colleghi  del 5 agosto scorso
>
> https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2769191
>
> si pone lo stesso problema riferito alla schizofrenia.
>
> Già nel messaggio citato abbiamo parlato delle analogie e delle
> differenze tra le due condizioni, ma molte considerazioni fatte
> nell’articolo di Horowitz valgono per i neurolettici in quanto tali,
> indipendentemente dall’indicazione  per la quale vengono assunti, e
> quindi anche per l’autismo.
>
> Innanzitutto un importante richiamo alla neurobiologia.
>
> "molecular imaging studies in individuals with schizophrenia have found
> increased D2/D3 receptor availability in those who had been exposed to
> antipsychoticmedication but not in antipsychotic-naive patients"
>
> Ciò significa che l’aumento dei recettori per la dopamina è in rapporto
> non con la malattia, ma con l’esposizione agli antipsicotici.
>
> Questo è un meccanismo comune a molti farmaci che hanno come meccanismo
> d’azione il blocco di recettori, vedi ad esempio i beta bloccanti, che
> inducono un aumento dei recettori per le catecolamine per cui, se
> vengono sospesi bruscamente, senza una graduale diminuzione, espongono
> l’organismo a una eccessiva  stimolazione adrenergica.
>
> Subito dopo la sospensione il ritorno dei sintomi per i quali gli
> antipsicotici sono stati dati non significa necessariamente che quel
> paziente abbia  davvero bisogno di antipsicotici, ma può essere  un
> effetto della rapida sospensione dovuta al meccanismo sopra descritto.
>
> Una prova di questo è il fatto che sintomi psicotici sono comparsi in
> persone che non avevano mai avuto psicosi  in precedenza,  ma che
> avevano assunto antipsicotici per nausea o per difficoltà nella
> lattazione. Questo a dimostrazione del fatto che la brusca sospensione
> degli antipsicotici era la sola causa dei sintomi psicotici e non certo
> il ritorno di una sintomatologia che questi   pazienti non avevano mai
> avuto.
>
> "This is evidenced by the occurrence of psychotic symptoms in people
> without a psychotic disorder who abruptly stop taking antipsychotics
> used to treat other conditions, such as nausea or lactation
> difficulties"
>
> Gli antipsicotici sono bloccanti dei recettori D2 e D3 della dopamina e
> il blocco di questi recettori induce un aumento degli stessi per cui, se
> togliamo bruscamente il blocco, la dopamina endogena  troverà un maggior
> numero di recettori e produrrà i sintomi di una eccessiva stimolazione
> dopaminergica.
>
> L’articolo propone due modalità per una sospensione lenta e graduale
> degli antipsicotici: una riduzione lineare e una riduzione iperbolica
> del dosaggio. Per la descrizione dettagliata delle due modalità rimando
> alla lettura dell’articolo per i professionisti interessati.
>
> Per parte mia riporto il caso, simile a tanti altri, di una cinquantenne
> con autismo
>
> Paola ha ora 51 anni. Ha iniziato ad assumere neurolettici all'età di 7
> anni, prima Neuleptil associato al Depakin, fino all'età di 19-20 anni,
> quando è  passata al Serenase, associato al Depakin e nel 2005 ha
> iniziato a prendere lo Zyprexa (sempre assieme al Depakin).
>
> Qualche mese fa la sorella di Paola mi ha scritto preoccupata perché
> Paola presentava disturbi della deglutizione. Io ho avanzato l’ipotesi
> che un fattore favorente potesse essere lo Zyprexa.
> Il medico della residenza di cui Paola è ospite ha preso in
> considerazione questa ipotesi e in modo lento e graduale ha iniziato a
> diminuire il dosaggio.
>
> Qualche giorno fa la sorella mi ha scritto
> “Sia la dottoressa che l'educatrice mi hanno comunicato che Paola sta
> rispondendo molto bene alla graduale riduzione del Neurolettico Zyprexa
> che avevo richiesta grazie al tuo aiuto: in pratica non ci sono, al
> momento, variazioni nel comportamento di Paola e, secondo la dottoressa,
> mia sorella potrebbe anche non avere bisogno di sostituirlo con un altro
> (anche a me è apparsa tranquilla e allerta, serena e sorridente).
> Considerato che questi neurolettici hanno così tanti effetti collaterali
> e che forse Paola continuava ad assumerlo senza averne davvero bisogno,
> sono buone notizie e non ti ringrazierò mai abbastanza per i consigli e
> l'avermi aiutato nell'iniziare il processo….La dottoressa mi ha
> riferito: "Dal punto di vista della deglutizione va bene, permane il
> bruxismo ma in maniera fluttuante".
>
> Per concludere ricorderei uno dei principi basali della Medicina “Primum
> non nocere”.  Prima di iniziare trattamenti nuovi, cerchiamo di rivedere
> i trattamenti in atto e chiediamoci se non sia il caso di diminuire o
> sospendere, con le modalità raccomandate, ciò che può essere non solo
> inutile, ma  anche dannoso.
>      Daniela Mariani Cerati
>
>
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