[autismo-biologia] neuroni specchio

Piero Crispiani pierocrispiani a gmail.com
Sab 12 Ago 2023 17:35:33 CEST


gentile sig.  Antonio Fiorentino,
la collocazione in gruppo o in situazione dinamica non è il punto di 
partenza ma il punto di arrivo, è un obiettivo, cui si arriva con un 
processo di progressivo adattamento all'incremento degli stimoli, della 
velocità, delle diversità.
Altrimenti si ha la condizione di risposta massiva, incontrollata e 
nervosa che lei ha rilevato.

Bisogna sempre partire dalla consapevolezza della condizione di lentezza 
ad elaborare stimoli, messaggi, orientamenti. La velocità d'azione (in 
realtà si tratta di fluidità, fluency) va esercitata, costruita e spinta 
in avanti.
La simultaneità, la con-correnza, la sinergia o sinestesia, richiedono 
al cervello un più rapido scambio interemisferico.
Anche l'immaginazione richiede tale incremento di velocità d'azione, 
perché è uno spostamento o scorrimento di rappresentazioni mentali 
(perciò il nuovo e l'improvviso lo disturbano).

La Velocità/Lentezza è fondamentale, poiché altera il vissuto Spazio-Tempo.
Viceversa, inefficienti Spzio-Tempo alterano la Velocità.
Lo hanno detto i grandi fisici.

La terapia tende alla velocità (fluidità) non all'accuratezza.
La bravura del terapista risiede nel tenere il tagazzino in costante 
tensione ad una fluidità via via crescente ma in equilibrio.
Ciò richiede che il ragazzo ti dia fiducia (da costruire).
Non è questione di presa in carico, ma di "presa in fiducia".
Paradossalmente migliora l'autocontrollo con una terapia che lavora 
sulla velocità/fluidità.
Prof. Piero Crispiani


Il 12/08/2023 15:18, antonio leonardo fiorentino ha scritto:
> Buongiorno
> leggo con attenzione le news scientifiche sebbene spesso come semplice 
> genitore mi "perdo" nel tecnicismo come è giusto che sia.
>
> Tuttavia cerco di raccontare la mia esperienza ovvero quella vissuta 
> con mio figlio che credo abbia assonanze con il tema dei neuroni a 
> specchio.
>
> - quando mio figlio ha effettuato terapie o comunque ha vissuto 
> momenti ludico-ricreativi o di semplice intrattenimento sociale in 
> gruppo con altri bambini in ASD di durata variabile (da qualche 
> incontro fino a diverse settimane) spesso (mio figlio) ha "portato a 
> casa" comportamenti e stereotipie motorie e vocali mai avute (o avute 
> in principio e poi perse negli anni) o comunque mai registrate 
> pertanto penso che verosimilmente in questo caso i neuroni a specchio 
> abbiano funzionato;
>
> tutti conoscono l'adagio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare"
>
> per l'esperienza vissuta e nelle righe sopra condivisa da semplice 
> genitore credo dunque che sia improduttivo o forse anche deleterio che 
> un bambino in ASD abbia esperienze di gruppo con altri bambini ASD 
> (sia sociali che terapeutiche/riabilitative) e al contrario credo sia 
> saggio promuovere momenti di condivisione con bambini neurotipici per 
> allenarli a "non zoppicare" ed è per questo che ritengo fondamentale 
> il ruolo della scuola che deve funzionare come laboratorio si 
> didattico ma anche educativo sociale (non basta fare un ora di etica, 
> religione, etc).
>
> al riguardo vorrei sapere cosa ne pensano gli altri genitori ed 
> osservatori ovvero se anche loro hanno vissuto esperienze simili.
>
> saluti
> Antonio f.
>
>
> Il sab 12 ago 2023, 14:24 Piero Crispiani <pierocrispiani a gmail.com> 
> ha scritto:
>
>     Gentile Dott.ssa Daniela,
>     ringrazio della nota informativa che ci rimanda a certi fenomeni
>     di allargamento indebito di elementi biopsichici come quello che
>     l'equipe di Rizzolatti rinvenne, ovvero l'assimilazione di
>     patterns neuromotori dall'esperienza visiva o uditiva.
>     Questo fenomeno originario non è in discussione, e con esso il
>     merito di Rizzolatti, del resto non è una novità che le cellule
>     memorizzano gli stimoli (ovvero la propria reattività agli
>     stimoli) come nel caso delle cellule gustative che memorizzano la
>     sensazione di bisogno di alcool, cioccolato, ecc.
>     Del resto, così funziona lo "stimolo avversivo" che memorizza ed
>     automatizza gli effetti di certi stimoli.
>     Rizzolatti e coll. hanno associato tale effetto al vedere o udire
>     fatti, eventi, movimenti, immagini, ecc. Fin qui, bene.
>     Ripenso alla saggezza popolare del "rubare con gli occhi", "visto
>     - fatto", "detto-fatto".
>
>     Processo oggi in uso nella didattica avanzata, la formazione
>     sportiva e costruzione del "gesto tecnico", ecc.
>     Molti commentatori hanno invece  dilatato il fatto all'empatia,
>     alla metacognitzione, all'interpretazione dei visi, cioè la "hanno
>     tirata per la giacchetta".
>
>     Da 50 anni si sa - invece - che l'autismo comporta difficoltà
>     (lievi o severe) dell'immaginazione, quindi di dare significati ai
>     visi, ai fenomeni, alle espressioni verbali, agli ambienti, alle
>     novità, ai cambi di stile, ecc.
>     Il "disturbo dell'immaginazione" ... da Schopler in avanti.
>
>     Prof. Piero Crispiani
>
>
>     Il 10/08/2023 09:31, daniela ha scritto:
>>     Nell’inserto domenicale di Repubbica dedicato alla cultura,
>>     Robinson, del 29 luglio scorso, c’è una lunga intervista a
>>     Giacomo Rizzolatti, il neuroscienziato che nel 1992, studiando le
>>     basi neurologiche del movimento nelle scimmie, scoprì l’esistenza
>>     dei neuroni specchio.
>>     Fu una vera rivoluzione per le neuroscienze e da questa scoperta
>>     molti scienziati trassero ispirazione per cercare di interpretare
>>     molte situazioni fisiologiche e patologiche, in particolare chi
>>     studiava l’empatia trovò nella presenza dei neuroni specchio le
>>     basi per spiegare i diversi livelli di essa nei normodotati.
>>     Lo stesso gruppo di Rizzolatti e molti ricercatori nel campo
>>     dell’autismo ipotizzarono che nei neuroni specchio, o meglio che
>>     in una loro disfunzione, si potesse trovare la causa dell’autismo.
>>     Ora Rizzolatti ammette con onestà, e con rammarico, che l’ipotesi
>>     non ha retto all’evidenza delle prove, che alla base dell’autismo
>>     non c’è un’assenza o un malfunzionamento dei neuroni specchio,
>>     per cui questa ipotesi deve essere abbandonata.
>>     Si tratta di un messaggio negativo, ma è importante che le
>>     ipotesi di lavoro, anche quando del tutto lecite e biologicamente
>>     plausibili, vengano abbandonate in modo che si facciano nuove
>>     ipotesi e si cerchino nuove strade che facciano luce sui reali
>>     meccanismi patogenetici, premessa necessaria per arrivare a
>>     proposte terapeutiche razionali.
>>
>>
>>           Daniela Mariani Cerati
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>>     A.P.R.I., Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla
>>     sindrome di Down, l'autismo e il danno cerebrale.
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