[autismo-biologia] neuroni specchio

antonio leonardo fiorentino fiorentinoal a gmail.com
Sab 12 Ago 2023 15:18:45 CEST


Buongiorno
leggo con attenzione le news scientifiche sebbene spesso come semplice
genitore mi "perdo" nel tecnicismo come è giusto che sia.

Tuttavia cerco di raccontare la mia esperienza ovvero quella vissuta con
mio figlio che credo abbia assonanze con il tema dei neuroni a specchio.

- quando mio figlio ha effettuato terapie o comunque ha vissuto momenti
ludico-ricreativi o di semplice intrattenimento sociale in gruppo con altri
bambini in ASD di durata variabile (da qualche incontro fino a diverse
settimane) spesso (mio figlio) ha "portato a casa" comportamenti e
stereotipie motorie e vocali mai avute (o avute in principio e poi perse
negli anni) o comunque mai registrate pertanto penso che verosimilmente in
questo caso i neuroni a specchio abbiano funzionato;

tutti conoscono l'adagio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare"

per l'esperienza vissuta e nelle righe sopra condivisa da semplice genitore
credo dunque che sia improduttivo o forse anche deleterio che un bambino in
ASD abbia esperienze di gruppo con altri bambini ASD (sia sociali che
terapeutiche/riabilitative) e al contrario credo sia saggio promuovere
momenti di condivisione con bambini neurotipici per allenarli a "non
zoppicare" ed è per questo che ritengo fondamentale il ruolo della scuola
che deve funzionare come laboratorio si didattico ma anche educativo
sociale (non basta fare un ora di etica, religione, etc).

al riguardo vorrei sapere cosa ne pensano gli altri genitori ed osservatori
ovvero se anche loro hanno vissuto esperienze simili.

saluti
Antonio f.


Il sab 12 ago 2023, 14:24 Piero Crispiani <pierocrispiani a gmail.com> ha
scritto:

> Gentile Dott.ssa Daniela,
> ringrazio della nota informativa che ci rimanda a certi fenomeni di
> allargamento indebito di elementi biopsichici come quello che l'equipe di
> Rizzolatti rinvenne, ovvero l'assimilazione di patterns neuromotori
> dall'esperienza visiva o uditiva.
> Questo fenomeno originario non è in discussione, e con esso il merito di
> Rizzolatti, del resto non è una novità che le cellule memorizzano gli
> stimoli (ovvero la propria reattività agli stimoli) come nel caso delle
> cellule gustative che memorizzano la sensazione di bisogno di alcool,
> cioccolato, ecc.
> Del resto, così funziona lo "stimolo avversivo" che memorizza ed
> automatizza gli effetti di certi stimoli.
> Rizzolatti e coll. hanno associato tale effetto al vedere o udire fatti,
> eventi, movimenti, immagini, ecc. Fin qui, bene.
> Ripenso alla saggezza popolare del "rubare con gli occhi", "visto -
> fatto", "detto-fatto".
>
> Processo oggi in uso nella didattica avanzata, la formazione sportiva e
> costruzione del "gesto tecnico", ecc.
> Molti commentatori hanno invece  dilatato il fatto all'empatia, alla
> metacognitzione, all'interpretazione dei visi, cioè la "hanno tirata per
> la giacchetta".
>
> Da 50 anni si sa - invece - che l'autismo comporta difficoltà (lievi o
> severe) dell'immaginazione, quindi di dare significati ai visi, ai
> fenomeni, alle espressioni verbali, agli ambienti, alle novità, ai cambi di
> stile, ecc.
> Il "disturbo dell'immaginazione" ... da Schopler in avanti.
>
> Prof. Piero Crispiani
>
>
> Il 10/08/2023 09:31, daniela ha scritto:
>
> Nell’inserto domenicale di Repubbica dedicato alla cultura, Robinson, del
> 29 luglio scorso, c’è una lunga intervista a Giacomo Rizzolatti, il
> neuroscienziato che nel 1992, studiando le basi neurologiche del movimento
> nelle scimmie, scoprì l’esistenza dei neuroni specchio.
> Fu una vera rivoluzione per le neuroscienze e da questa scoperta molti
> scienziati trassero ispirazione per cercare di interpretare molte
> situazioni fisiologiche e patologiche, in particolare chi studiava
> l’empatia trovò nella presenza dei neuroni specchio le basi per spiegare i
> diversi livelli di essa nei normodotati.
> Lo stesso gruppo di Rizzolatti e molti ricercatori nel campo dell’autismo
> ipotizzarono che nei neuroni specchio, o meglio che in una loro
> disfunzione, si potesse trovare la causa dell’autismo.
> Ora Rizzolatti ammette con onestà, e con rammarico, che l’ipotesi non ha
> retto all’evidenza delle prove, che alla base dell’autismo non c’è
> un’assenza o un malfunzionamento dei neuroni specchio, per cui questa
> ipotesi deve essere abbandonata.
> Si tratta di un messaggio negativo, ma è importante che le ipotesi di
> lavoro, anche quando del tutto lecite e biologicamente plausibili, vengano
> abbandonate in modo che si facciano nuove ipotesi e si cerchino nuove
> strade che facciano luce sui reali meccanismi patogenetici, premessa
> necessaria per arrivare a proposte terapeutiche razionali.
>
>
>       Daniela Mariani Cerati
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