<div dir="auto">Buongiorno<div dir="auto">leggo con attenzione le news scientifiche sebbene spesso come semplice genitore mi "perdo" nel tecnicismo come è giusto che sia.</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">Tuttavia cerco di raccontare la mia esperienza ovvero quella vissuta con mio figlio che credo abbia assonanze con il tema dei neuroni a specchio.</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">- quando mio figlio ha effettuato terapie o comunque ha vissuto momenti ludico-ricreativi o di semplice intrattenimento sociale in gruppo con altri bambini in ASD di durata variabile (da qualche incontro fino a diverse settimane) spesso (mio figlio) ha "portato a casa" comportamenti e stereotipie motorie e vocali mai avute (o avute in principio e poi perse negli anni) o comunque mai registrate pertanto penso che verosimilmente in questo caso i neuroni a specchio abbiano funzionato;</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">tutti conoscono l'adagio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare"</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">per l'esperienza vissuta e nelle righe sopra condivisa da semplice genitore credo dunque che sia improduttivo o forse anche deleterio che un bambino in ASD abbia esperienze di gruppo con altri bambini ASD (sia sociali che terapeutiche/riabilitative) e al contrario credo sia saggio promuovere momenti di condivisione con bambini neurotipici per allenarli a "non zoppicare" ed è per questo che ritengo fondamentale il ruolo della scuola che deve funzionare come laboratorio si didattico ma anche educativo sociale (non basta fare un ora di etica, religione, etc).</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">al riguardo vorrei sapere cosa ne pensano gli altri genitori ed osservatori ovvero se anche loro hanno vissuto esperienze simili.</div><div dir="auto"><br></div><div dir="auto">saluti</div><div dir="auto">Antonio f.</div><br><br><div class="gmail_quote" dir="auto"><div dir="ltr" class="gmail_attr">Il sab 12 ago 2023, 14:24 Piero Crispiani <<a href="mailto:pierocrispiani@gmail.com">pierocrispiani@gmail.com</a>> ha scritto:<br></div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">
<div>
<font face="Times New Roman">Gentile Dott.ssa Daniela,<br>
ringrazio della nota informativa che ci rimanda a certi fenomeni
di allargamento indebito di elementi biopsichici come quello che
l'equipe di Rizzolatti rinvenne, ovvero l'assimilazione di
patterns neuromotori dall'esperienza visiva o uditiva.<br>
Questo fenomeno originario non è in discussione, e con esso il
merito di Rizzolatti, del resto non è una novità che le cellule
memorizzano gli stimoli (ovvero la propria reattività agli
stimoli) come nel caso delle cellule gustative che memorizzano la
sensazione di bisogno di alcool, cioccolato, ecc.<br>
Del resto, così funziona lo "stimolo avversivo" che memorizza ed
automatizza gli effetti di certi stimoli.<br>
Rizzolatti e coll. hanno associato tale effetto al vedere o udire
fatti, eventi, movimenti, immagini, ecc. Fin qui, bene.<br>
Ripenso alla saggezza popolare del "rubare con gli occhi", "visto
- fatto", "detto-fatto".<br>
<br>
Processo oggi in uso nella didattica avanzata, la formazione
sportiva e costruzione del "gesto tecnico", ecc.<br>
</font><font face="Times New Roman"><font face="Times New Roman">Molti
commentatori hanno invece dilatato il fatto all'empatia, alla
metacognitzione, all'interpr</font>etazione dei visi, cioè la
"hanno tirata per la giacchetta".<br>
<br>
Da 50 anni si sa - invece - che l'autismo comporta difficoltà
(lievi o severe) dell'immaginazione, quindi di dare significati ai
visi, ai fenomeni, alle espressioni verbali, agli ambienti, alle
novità, ai cambi di stile, ecc.<br>
</font>Il "disturbo dell'immaginazione" ... da Schopler in avanti.<br>
<br>
Prof. Piero Crispiani<br>
<br>
<br>
<div>Il 10/08/2023 09:31, daniela ha
scritto:<br>
</div>
<blockquote type="cite">Nell’inserto
domenicale di Repubbica dedicato alla cultura, Robinson, del 29
luglio scorso, c’è una lunga intervista a Giacomo Rizzolatti, il
neuroscienziato che nel 1992, studiando le basi neurologiche del
movimento nelle scimmie, scoprì l’esistenza dei neuroni specchio.
<br>
Fu una vera rivoluzione per le neuroscienze e da questa scoperta
molti scienziati trassero ispirazione per cercare di interpretare
molte situazioni fisiologiche e patologiche, in particolare chi
studiava l’empatia trovò nella presenza dei neuroni specchio le
basi per spiegare i diversi livelli di essa nei normodotati.
<br>
Lo stesso gruppo di Rizzolatti e molti ricercatori nel campo
dell’autismo ipotizzarono che nei neuroni specchio, o meglio che
in una loro disfunzione, si potesse trovare la causa dell’autismo.
<br>
Ora Rizzolatti ammette con onestà, e con rammarico, che l’ipotesi
non ha retto all’evidenza delle prove, che alla base dell’autismo
non c’è un’assenza o un malfunzionamento dei neuroni specchio, per
cui questa ipotesi deve essere abbandonata.
<br>
Si tratta di un messaggio negativo, ma è importante che le ipotesi
di lavoro, anche quando del tutto lecite e biologicamente
plausibili, vengano abbandonate in modo che si facciano nuove
ipotesi e si cerchino nuove strade che facciano luce sui reali
meccanismi patogenetici, premessa necessaria per arrivare a
proposte terapeutiche razionali.
<br>
<br>
<br>
Daniela Mariani Cerati
<br>
_______________________________________________
<br>
Lista di discussione autismo-biologia
<br>
<a href="mailto:autismo-biologia@autismo33.it" target="_blank" rel="noreferrer">autismo-biologia@autismo33.it</a>
<br>
Autismo-biologia e' una lista di discussione promossa dall'
A.P.R.I., Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla
sindrome di Down, l'autismo e il danno cerebrale.
<br>
<a href="http://www.apriautismo.it" target="_blank" rel="noreferrer">www.apriautismo.it</a>
<br>
<br>
Per cancellarsi inviare un messaggio a:
<a href="mailto:valerio.mezzogori@autismo33.it" target="_blank" rel="noreferrer">valerio.mezzogori@autismo33.it</a><br>
</blockquote>
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</div>
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