[autismo-biologia] neuroni specchio

Claudia Nicchiniello c.nicchiniello a me.com
Sab 12 Ago 2023 18:50:08 CEST




Salve.

Ho due figli nello spettro ( livello 1 e altra livello 3) 

Per entrambi tutt'e le tecniche educative si sono basate sulle potenzialità ( ovviamente di livello diverso ) " imitative " 

Anche in termini " ABA" se non vi è una capacità imitativa non si riesce a lavorare.

Il professore Militerni ( uno dei redattori delle linee guida " vecchie ) nel 2001 ( per il mio primo foglio , Asperger ) disse 
1) suo figlio non deve avere insegnante di sostegno . Lavori pancia in terra come madre e chieda un piano didattico con strumenti compensativi. Se i pari lo percepiscono come diverso lui non si sforzerà mai di imitare i neurotipici 
2) non lo inserisca in gruppi di " diversi " 
3) lo inserisca subito in sport dove lui non deve eccellere. Anzi. Cambi sport ogni anno. Importante che guardi sempre situazioni sociali nuove 
4) appena possibile lo inserisca nei Boy Scout . I pari possono essere feroci , ma negli Scout vi è sempre un adulto che media e monitora 


Stessa cosa è stata poi applicata anche se in modo diverso alla " grave" , dove per ovvie ragioni :
1) l'insegnante di sostegno è sempre presente, alternandosi con un assistente alla comunicazione 
2) Carmela è inserita in laboratori , progetti , sempre accompagnata da un tutor, ma in contesti di pari normotipici ( il mio supervisore è Valeria Pascale , presente alla fondazione Sospiro, con Michael Guercio ) 
3) mia figlia  frequenta altri disabili , ma in momenti specifici , per qualche attività ( ad esempio le passeggiate ) . Importante che anche lei accetti la diversità degli altri proprio da se stessa. È molto affettuosa in questi casi e non sembra spaventata dai CP dei compagni . Ma ripeto . Sono momenti di comunità , dove disabili hanno acceso come i normotipici ( un esempio è questo progetto https://www.ilmattino.it/video/bike_morning/waterfalls_gli_ecoitinerari_pionieri_e_senza_bici_di_conca_della_campania-7572656.html) 


Ultima cosa: 

Mio figlio Asperger ha fatto un anno di servizio sociale presso una RSA di disabili. Questa cosa gli ha dato molta fiducia. D'altronde nella filosofia pedagogica di Kurt Hahn solo aiutando puoi capire chi veramente sei.

Claudia Nicchiniello 

 




> Il giorno 12 ago 2023, alle ore 17:06, antonio leonardo fiorentino <fiorentinoal a gmail.com> ha scritto:
> 
> Buongiorno
> leggo con attenzione le news scientifiche sebbene spesso come semplice genitore mi "perdo" nel tecnicismo come è giusto che sia.
> 
> Tuttavia cerco di raccontare la mia esperienza ovvero quella vissuta con mio figlio che credo abbia assonanze con il tema dei neuroni a specchio.
> 
> - quando mio figlio ha effettuato terapie o comunque ha vissuto momenti ludico-ricreativi o di semplice intrattenimento sociale in gruppo con altri bambini in ASD di durata variabile (da qualche incontro fino a diverse settimane) spesso (mio figlio) ha "portato a casa" comportamenti e stereotipie motorie e vocali mai avute (o avute in principio e poi perse negli anni) o comunque mai registrate pertanto penso che verosimilmente in questo caso i neuroni a specchio abbiano funzionato;
> 
> tutti conoscono l'adagio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare"
> 
> per l'esperienza vissuta e nelle righe sopra condivisa da semplice genitore credo dunque che sia improduttivo o forse anche deleterio che un bambino in ASD abbia esperienze di gruppo con altri bambini ASD (sia sociali che terapeutiche/riabilitative) e al contrario credo sia saggio promuovere momenti di condivisione con bambini neurotipici per allenarli a "non zoppicare" ed è per questo che ritengo fondamentale il ruolo della scuola che deve funzionare come laboratorio si didattico ma anche educativo sociale (non basta fare un ora di etica, religione, etc).
> 
> al riguardo vorrei sapere cosa ne pensano gli altri genitori ed osservatori ovvero se anche loro hanno vissuto esperienze simili.
> 
> saluti
> Antonio f.
> 
> 
> Il sab 12 ago 2023, 14:24 Piero Crispiani <pierocrispiani a gmail.com> ha scritto:
>> Gentile Dott.ssa Daniela,
>> ringrazio della nota informativa che ci rimanda a certi fenomeni di allargamento indebito di elementi biopsichici come quello che l'equipe di Rizzolatti rinvenne, ovvero l'assimilazione di patterns neuromotori dall'esperienza visiva o uditiva.
>> Questo fenomeno originario non è in discussione, e con esso il merito di Rizzolatti, del resto non è una novità che le cellule memorizzano gli stimoli (ovvero la propria reattività agli stimoli) come nel caso delle cellule gustative che memorizzano la sensazione di bisogno di alcool, cioccolato, ecc.
>> Del resto, così funziona lo "stimolo avversivo" che memorizza ed automatizza gli effetti di certi stimoli.
>> Rizzolatti e coll. hanno associato tale effetto al vedere o udire fatti, eventi, movimenti, immagini, ecc. Fin qui, bene.
>> Ripenso alla saggezza popolare del "rubare con gli occhi", "visto - fatto", "detto-fatto".
>> 
>> Processo oggi in uso nella didattica avanzata, la formazione sportiva e costruzione del "gesto tecnico", ecc.
>> Molti commentatori hanno invece  dilatato il fatto all'empatia, alla metacognitzione, all'interpretazione dei visi, cioè la "hanno tirata per la giacchetta".
>> 
>> Da 50 anni si sa - invece - che l'autismo comporta difficoltà (lievi o severe) dell'immaginazione, quindi di dare significati ai visi, ai fenomeni, alle espressioni verbali, agli ambienti, alle novità, ai cambi di stile, ecc.
>> Il "disturbo dell'immaginazione" ... da Schopler in avanti.
>> 
>> Prof. Piero Crispiani
>> 
>> 
>> Il 10/08/2023 09:31, daniela ha scritto:
>>> Nell’inserto domenicale di Repubbica dedicato alla cultura, Robinson, del 29 luglio scorso, c’è una lunga intervista a Giacomo Rizzolatti, il neuroscienziato che nel 1992, studiando le basi neurologiche del movimento nelle scimmie, scoprì l’esistenza dei neuroni specchio. 
>>> Fu una vera rivoluzione per le neuroscienze e da questa scoperta molti scienziati trassero ispirazione per cercare di interpretare molte situazioni fisiologiche e patologiche, in particolare chi studiava l’empatia trovò nella presenza dei neuroni specchio le basi per spiegare i diversi livelli di essa nei normodotati. 
>>> Lo stesso gruppo di Rizzolatti e molti ricercatori nel campo dell’autismo ipotizzarono che nei neuroni specchio, o meglio che in una loro disfunzione, si potesse trovare la causa dell’autismo. 
>>> Ora Rizzolatti ammette con onestà, e con rammarico, che l’ipotesi non ha retto all’evidenza delle prove, che alla base dell’autismo non c’è un’assenza o un malfunzionamento dei neuroni specchio, per cui questa ipotesi deve essere abbandonata. 
>>> Si tratta di un messaggio negativo, ma è importante che le ipotesi di lavoro, anche quando del tutto lecite e biologicamente plausibili, vengano abbandonate in modo che si facciano nuove ipotesi e si cerchino nuove strade che facciano luce sui reali meccanismi patogenetici, premessa necessaria per arrivare a proposte terapeutiche razionali. 
>>> 
>>> 
>>>       Daniela Mariani Cerati 
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