[autismo-biologia] messaggio Elena Pace

Elena Pace elena.pace82 a gmail.com
Mar 26 Giu 2018 20:28:27 CEST


Gentilissimi,

è la prima volta che scrivo alla lista, ma dopo aver letto quanto ha
scritto Daniela in merito alle metodologie ABA inserite nel contesto
scolastico, mi sento di raccontare la mia esperienza personale.

Sono una maestra di sostegno, attualmente referente inclusione del mio
Istituto Comprensivo e lavoro anche come consulente, che si occupa di
formare i docenti di ogni ordine e grado e di sostenerli nel percorso
didattico-educativo dei loro alunni con diagnosi di autismo. Ho un master
in “Analisi del Comportamento Applicata” e  sto lavorando sotto la
supervisione di una professionista certificata BCBA, per portare avanti il
percorso formativo che, spero, porterà anche me alla certificazione BCBA.
Ovviamente, da maestra, faccio tutto questo con la speranza di poter
contribuire almeno un po’ alla qualificazione della scuola pubblica. Ho
lavorato come educatrice domiciliare e conosco bene tutte le difficoltà che
devono affrontare le famiglie. Pensare di poterle aiutare portando la
“terapia”  o  “educazione specializzata”, come mi piace chiamarla, a scuola
è il mio personale sogno nel cassetto. Sono convinta che la scuola sia il
luogo ideale per un bimbo con queste difficoltà e per i suoi educatori,
perché a scuola c’è tutto quello che serve per fargli fare esperienze
didattiche, educative e sociali. Non parliamo poi del vantaggio che ci dà
poter “sfruttare” il contributo dei coetanei. Per esperienza diretta posso
dire che i bambini, se guidati, arrivano là dove noi adulti non arriveremo
mai e spesso sono i migliori insegnanti che si possa desiderare per un
bimbo con difficoltà. Loro stessi poi si arricchiscono in modo indicibile
stando accanto al loro compagno e partecipando ai suoi successi. Mentre
scrivo mi vengono in mente tantissimi episodi di inclusione realmente
avvenuta, che mi piacerebbe poteste toccare con mano. Bambini che fanno da
maestri e che mi vengono a chiedere come fare per insegnare questo e quello
e che poi gioiscono tutti soddisfatti dei miglioramenti del loro amichetto.
Loro sono spesso i rinforzatori più potenti che abbiamo a disposizione.

Non parliamo poi dei costi delle terapie, che ricadono interamente sulle
famiglie e che potrebbero essere notevolmente alleggeriti se l’insegnante
di sostegno fosse formato e inserito pienamente nel percorso abilitativo
del bambino.

Personalmente sogno anche una supervisione obbligatoria per i docenti, a
garanzia della qualità del loro lavoro, ma anche del loro benessere.
Lavorare su bambini con disabilità senza un contesto di supporto e
confronto è faticoso e, spesso, demotivante. Al contrario, avere un gruppo
e un consulente a cui fare riferimento, dà serenità, forza e motivazione.
Io ho provato entrambe le situazioni e ora non vorrei mai più trovarmi a
dover lavorare senza l’appoggio del mio supervisore o del gruppo di
professionisti che ho conosciuto durante la formazione.

So di non essere l’unica insegnante a pensarla così e ad avere intrapreso
un percorso simile. Come me, anche l’insegnante Cinzia Pelissa di Bologna,
si sta specializzando in Analisi del Comportamento Applicata e utilizza le
sue conoscenze specialistiche nella sua quotidiana prassi
didattico-educativa a scuola.

Ringrazio tutti i membri della lista per avermi dato l’opportunità di
esprimermi e per dare a tutti l’opportunità di discutere di tematiche cosi
importanti.

Grazie

Elena Pace
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