[autismo-biologia] [autismo-scuola] significato mutevole di autismo

Piero Crispiani pierocrispiani a gmail.com
Lun 20 Mar 2023 21:27:32 CET


La ringrazio e saluto.
Piero Crispiani
Il 20/03/2023 17:02, Claudia Nicchiniello ha scritto:
> Salve, Professore.
>
> La leggo sempre con piacere.
>
> Come economista credo che abbia centrato il punto: spreco di risorse, 
> su cui alcuni soggetti si avvantaggiano .
>
> Soprattutto quando i fondi sono stanziati per " autismo " senza far 
> riferimento al controllo delle NPIA/Salute Mentale.
> Un bel business per il terzo settore e i crescenti " centri " che 
> lucrano su diagnosi estemporanee e progettazione degli interventi ...
>
> Claudia Nicchiniello
> Ex presidente Angsa Campania
>
>
>
>
>
>
> Inviato da iPhone
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> comunicazione e i relativi allegati sono di natura privata e come tali 
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> all’indirizzo e-mail del mittente.
>
>> Il giorno 20 mar 2023, alle ore 16:27, Piero Crispiani 
>> <pierocrispiani a gmail.com> ha scritto:
>>
>>  Gentili signori della Lista,
>> pochi mi conoscono e pochissimi sono interessati a ciò che dico e 
>> tantomeno ad interloquire.
>> Non è un problema.
>> Ciò detto vi informo che intorno all'Autismo o Spettro c'è grande 
>> confusione, in parte giustificata dalla fase di transizione teorica 
>> degli ultimi tempi (quindi giustificabile), ma in parte si deve alla 
>> certificazione frettolosa che generalizza categorie a danno di altre.
>> Accade che condotte critiche del linguaggio e della relazione - 
>> addebitabili al ritardo del linguaggio ed alle conseguenze strategie 
>> di difesa o di compensazione - diventino condizione autistica.
>> Non è un gioco di parole.
>> Tanti afasici o con ritardo dell'eloquio (neanche del linguaggio 
>> complessivo, ma solo della produzione verbale orale, cioè 
>> dell'eloquio) sono corredati della diagnosi di autismo, quindi Legge 
>> 104, se non da invalidità.
>> La disprassia comporta a volte tratti associabili all'autismo 
>> (ipersensibilità, motricità afinalistica, lento incipit, 
>> disorganizzazioni, realismo verbale, ecc.) ma comportano autismo solo 
>> nei casi severi.
>> Questa platea di soggetti con "disorganizzazione" (usiamo questa 
>> categorie provvisoria) è certamente in crescita (e per diversi 
>> motivi): ma si può dire ai genitori che si è di fronte all'autismo?.
>> Provo a sintetizzare alcuni assunti:
>> - ad oggi la diagnosi di autismo è sindromica, si fa dai sintomi (in 
>> realtà è così sin dal 1943 .. senza nulla togliere alle ricerche in 
>> ambito genetico, proteico ....), anche se a qualcuno non va bene (mi 
>> pare);
>> - la diagnosi di autismo è difficile e delicata ed ha un grande 
>> bisogno della "valutazione funzionale", per aree di funzioni, per 
>> funzionamento, competrenze, reattività, condotte....;
>> - l'autismo è sensibile all'educazione (terapia, trattamento, 
>> training ....), a volte in termini sorprendenti, non ai bypassamenti, 
>> al non fare, alle APP SUPPLETIVE, al condizionamento o allo Stimolo 
>> Avversivo.
>>
>> Infine:
>> la gravità della condizione è fattore fondamentale poiché rendeuna 
>> condizione diversa e diversamente rispondente, quindi grande rispetto 
>> all'autismo grave ed all'autismo in comorbilità con alterazioni 
>> psichiche o neurologiche cerebrali. In questi ultimi casi, e con gli 
>> adulti, valgono le pratiche suppletive fondate su rinforzo, 
>> condizionamento, avversione, ecc.
>>
>> Se fossi genitore di un caso "vero", contesterei lo spreco di risorse 
>> (ad es, i docenti di sostegno) per i casi non autistici.
>> Il dibattito è, comunque, di notevole interesse.
>>
>> Se può interessare:
>> Piero Crispiani -  maestro elementare, Direttore Didattico (di cui 18 
>> anni Direttore di una grande Scuola Speciale Statale per gravi e 
>> pluriminorati), Ordinario di Pedagogia Speciale Università di 
>> Macerata, Libero Docente Università Politecnica delle Marche e Link 
>> Campus University di Roma.
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>> Il 20/03/2023 11:35, albertofagni a libero.it ha scritto:
>>> Brava Stefania.
>>> Ormai è chiaro come, in questa discussione, alcuni professionisti 
>>> vogliano difendere delle diagnosi che tali non sono e vogliano farci 
>>> credere che per il bene del paziente, si debba accogliere la sua 
>>> richiesta di avere una diagnosi di autismo.. E per chi non rientra 
>>> nella diagnosi da manuale, l'unica esistente al momento, si gioca 
>>> con le parole e, come più volte ho scritto nei miei interventi, si 
>>> vendono loro per diagnosi di autismo quelle che sono semplicemente 
>>> delle valutazioni di tratti autistici.
>>> Hanno trovato il modo di vendere diagnosi di autismo senza disturbo 
>>> o se preferite di livello zero.
>>> Poco importa che si possano o meno definire diagnosi psicologiche 
>>> perché NON SONO DIAGNOSI DI DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO e chi 
>>> le ha non è definibile autistico.
>>> Capisco che po' questa gente serva anche a perorare le vostre cause, 
>>> come questa, cioè di banalizzare l'autismo vendendo "diagnosi" che 
>>> non rientrano nei manuali.
>>> Ma si genera confusione, nelle persone e anche nella ricerca.
>>>
>>> Quindi come te, Stefania, spero che qualche professionista si 
>>> schieri o avremmo sempre più persone che si diranno autistiche per 
>>> fare i video su tik tok.
>>> E la colpa è di chi banalizza lo spettro.
>>> Scusate l sfogo, ma questa discussione è un paradosso perché viene 
>>> letta da chi i manuali diagnostici li dovrebbe difendere
>>>
>>> Saluti
>>> Alberto Fagni
>>> Inviato da Libero Mail
>>>
>>>
>>> Il 19 marzo 2023 20:52:20 UTC ftstellino a inwind.it ha scritto:
>>>
>>>     Scusate,
>>>     Ma qui si rischia veramente di fare danni epocali.
>>>
>>>     Come a dire che ad una persona con depressione che va da un
>>>     oncologo perché pensa/spera di avere un tumore, che non ha, il
>>>     medico glielo diagnosticasse per farlo sentire meglio e magari
>>>     provare a vedere se "esce" dalla depressione.
>>>
>>>     È assurdo parlare di funzionamento autistico.
>>>     Così si ingenera solo confusione nella persona, che tra l'altro
>>>     ha evidentemente delle problematiche/disturbi psichici.
>>>     E poi ci ritroviamo a doverci confrontare con persone che
>>>     credono di essere autistiche, che pensano di avere una diagnosi
>>>     di autismo e che pretendono di parlare a nome delle persone
>>>     autistiche, a volte anche aggredendo verbalmente ritenendo di
>>>     avere la 'luce della conoscenza'.
>>>
>>>     Così rischiamo di fare danni epocali. Ripeto.
>>>     Perché pure chi ci deve ascoltare per poter indirizzare le
>>>     politiche del welfare sanitario e sociale va in confusione.
>>>
>>>     Mi auguro che i tanti camici bianchi presenti ed amici
>>>     (perdonatemi la metonimia, ma è per meglio identificarvi), non
>>>     sostengano questa presunta deontologia degli psicologi.
>>>
>>>     Perdonatemi anche lo sfogo.
>>>
>>>     Un caro saluto
>>>
>>>     Stefania Stellino
>>>
>>>
>>>
>>>     Inviato da Libero Mail
>>>
>>>
>>>     Il 19 marzo 2023 17:12:07 UTC David Vagni
>>>     <david.vagni a gmail.com> ha scritto:
>>>
>>>         Cara Raffaella,
>>>         condivido quanto hai riportato anche se sai bene che mi
>>>         scontro con alcuni advocate, come hai detto sono adulti
>>>         autodeterminati ed eventuali differenze di vedute non
>>>         dovrebbero far venir meno un clima di collaborazione tra
>>>         professionisti, famiglie e advocate.
>>>         Concordo sul resto dei punti della tua risposta.
>>>
>>>         Vorrei approfittare dell’occasione per specificare un
>>>         aspetto che reputo rilevante all’interno della discussione
>>>         (non con te, ma con chi dice che “non vanno fatte diagnosi")
>>>         e che reputo sia parte della confusione. Te sei psicologa,
>>>         come sono psicologi le persone che fanno diagnosi presso il
>>>         centro a cui sono associato.
>>>         In quanto psicologi è un dovere cercare di seguire la
>>>         deontologia della propria professione in accordo con i
>>>         codici e pareri dell’Ordine
>>>
>>>         A questo link c’è un parere a mio avviso molto importante
>>>         https://www.psy.it/allegati/parere_diagnosi.pdf sulla
>>>         possibilità degli psicologi di fare diagnosi
>>>         psicopatologiche ma che, lateralmente, riporta la più
>>>         generale definizione di diagnosi.
>>>
>>>         […] Il concetto di diagnosi ha vari significati non univoci
>>>         lungo un continuum che va da un’accezione ristretta di
>>>         identificazione di una patologia ad *un’accezione ampia di
>>>         identificazione di un fenomeno sulla base
>>>         dell’individuazione dei fattori che la caratterizzano
>>>         *(storia del soggetto, sintomi fisici e psichici, modalità
>>>         comportamentali, attività mentale, informazioni ottenute con
>>>         varie modalità di valutazione). I*l concetto di diagnosi,
>>>         pertanto, non è univocamente ed esclusivamente connesso a
>>>         quello di “identificazione di patologia”*, come usualmente
>>>         viene inteso poiché quest’ultimo riguarda soltanto l’ambito
>>>         biomedico e, anche in ambito medico, è praticabile solo in
>>>         alcuni settori e per alcune patologie, non in tutte le
>>>         branche della medicina e per tutte le malattie. *La diagnosi
>>>         assolve molteplici funzioni e compiti a più livelli: a)
>>>         necessità di categorizzare le informazioni, b) facilitazione
>>>         della comunicazione fra addetti ai lavori, c) facilitazione
>>>         della comunicazione con il paziente, d) orientamento delle
>>>         scelte terapeutiche. In questo senso, la diagnosi è,
>>>         nell’accezione ampia dei suoi significati possibili, insieme
>>>         un atto conoscitivo di raccolta e categorizzazione delle
>>>         informazioni ed un atto pragmatico di comunicazione fra i
>>>         soggetti implicati a diverso titolo e livello nel fenomeno
>>>         oggetto di osservazione *[…] La diagnosi psicologica può
>>>         essere realizzata a diversi livelli a seconda del contesto
>>>         in cui trova applicazione e in relazione alle funzioni
>>>         interessate, dall’ambito lavorativo *al disagio psicologico
>>>         di livello pre-clinico*, alla psicopatologia maggiore, alle
>>>         malattie mediche […] La diagnosi basata sui sintomi non è
>>>         tuttavia l’unico modo per effettuare una diagnosi
>>>         descrittiva, e anzi questa modalità viene ampiamente
>>>         criticata dalla comunità scientifica internazionale.
>>>         Pertanto anche la diagnosi differenziale basata sui sintomi
>>>         non è l’unica possibile. Modalità alternative di effettuare
>>>         la diagnosi descrittiva e differenziale sono state a più
>>>         riprese proposte alla comunità scientifica e si basano
>>>         sull’osservazione e l’identificazione *delle funzioni
>>>         psicologiche che sottendono i fenomeni clinici osservati,* e
>>>         non meramente sull’osservazione e l’identificazione dei
>>>         sintomi. […].
>>>
>>>         Riporto questo per dire che, se una persona va da uno
>>>         psicologo e gli chiede “aiutami a capire come funziono”
>>>         rilasciare in una *diagnosi* (perché comunque è una diagnosi
>>>         il documento che si rilascia): “non hai nessun disturbo,
>>>         quindi non hai niente”, /forse /può essere accettabile per
>>>         un medico che opera all’interno di un modello medico, ma
>>>         sicuramente non è deontologicamente corretto per uno psicologo.
>>>         Riportare che la persona ha un “funzionamento cognitivo
>>>         autistico pur in assenza di difficoltà clinicamente
>>>         rilevanti che costituiscono un disturbo” o che “soddisfa i
>>>         criteri dell’autismo ma /al momento/ non sono presenti
>>>         difficoltà rilevanti nel funzionamento adattativo”
>>>         o qualsiasi simile definizione (e spiegando in cosa, perché,
>>>         in quali processi emotivi, cognitivi, etc.) è un /atto
>>>         dovuto/ da un punto di vista etico e deontologico a mio
>>>         avviso e ritengo che contestarlo significhi non capire in
>>>         cosa dovrebbe consistere il lavoro di un psicologo, che in
>>>         primo luogo dovrebbe riguardare il comprendere e aiutare le
>>>         persone e solo in quanto funzionale a questo scopo,
>>>         determinare se è presente o meno un disturbo.
>>>
>>>
>>>>         Il giorno 14 mar 2023, alle ore 09:55, Ambulatorio Autismo
>>>>         <ambulatorioautismoadulti a gmail.com> ha scritto:
>>>>
>>>>
>>>>         Buon giorno a tutti,
>>>>         mi fa piacere che il Sig. Fagni condivida anche lui che
>>>>         l’autismo 0 non esiste, quindi penso che possiamo  bandire
>>>>         per sempre dai nostri discorsi  questa definizione
>>>>          sbagliata che può fuorviare chi non ha le giuste conoscenze.
>>>>
>>>>         Posso comprendere le sue perplessità e i suoi dubbi ma vedo
>>>>         che la sua mail è piena di criticità e sfiducia verso
>>>>         l’operato dei clinici. Naturalmente fra gli esseri umani ci
>>>>         sono delinquenti di tutti i tipi, persone poco
>>>>         professionali e persone che cerano di approfittare
>>>>         economicamente della loro posizione. Credo che questo tipo
>>>>         di persona sia ben distribuita in tutte le professioni, i
>>>>         tutti i contesti sociali e in qualsiasi tipo di
>>>>         funzionamento umano. Quindi ce ne sono sicuramente anche
>>>>         fra psicologi psichiatri e neuropsichiatri. Ma questa
>>>>         considerazione non dovrebbe a mio modo di vedere portarci a
>>>>         una sfiducia così grande come quella che traspare dai suoi
>>>>         commenti. Comprendo i suoi dubbi ma  francamente trovo
>>>>         difficile interloquire su una posizione così general
>>>>         generica che riguarda l’umanità tutta.
>>>>
>>>>          Su tre cose non sono invece assolutamente d’accordo con il
>>>>         Sig. Fagni:
>>>>         1. dire che se "uno ha sempre avuto le capacità di superare
>>>>         le sue difficoltà, senza fare nessun tipo di terapia ed
>>>>         avere nessun tipo di supporto, significa che il criterio D
>>>>         non è soddisfatto” è proprio sbagliato. La sofferenza
>>>>         psichica lascia sempre una traccia che il clinico deve
>>>>         saper valutare e comunque è sempre necessario che si chieda
>>>>         come sta e quanta fatica faccia la persona nel presente. A
>>>>         parte il fatto che in genere le persone adulte che arrivano
>>>>         al percorso diagnostico hanno già fatto prima percorsi di
>>>>         supporto psicologico di cui non sono soddisfatte, ci
>>>>         possono essere innumerevoli  motivi per cui una persona non
>>>>         ha richiesto aiuto, da quello economico alla sfiducia nel
>>>>         lavoro psicologico, dall’orgoglio a forme di malessere
>>>>         tanto forte da impedire di attivarsi, dal non vedere
>>>>         riconosciuto il proprio bisogno al sentirsi dire che non
>>>>         c'è necessità di terapia. E sicuramente ce ne sono
>>>>         tantissimi altri. Non è detto che non avere o non aver
>>>>         avuto una terapia  sia indice di mancanza di bisogno. È
>>>>         compito del clinico valutare la sofferenza e il bisogno ed
>>>>         è suo compito dotarsi delle capacità, della formazione e
>>>>         degli strumenti per saperla riconoscere e saperla
>>>>         comprendere. Posso capire la sfiducia nella capacità dei
>>>>         clinici di fare valutazioni di questo tipo ma trovo
>>>>         sbagliato fare una generalizzazione così negativa.
>>>>         Negli anni ’90 c’erano pochissimi clinici capaci di
>>>>         diagnosticare l’autismo, oggi proliferano i servizi e
>>>>         naturalmente è difficile scegliere e può essere difficile
>>>>         valutare la competenza di un clinico. Ma io sono contenta
>>>>         che i servizi prolifichino perchè questo stimola la
>>>>         crescita professionale.
>>>>         E inoltre naturalmente  ogni adulto che si deve occupare
>>>>         della salute dei suoi cari deve impegnarsi a ricercare il
>>>>         clinico migliore. Non è una cosa che riguardi solo l’autismo.
>>>>
>>>>         2. Lo stesso vale per quando scrive “ E  i vari test sono
>>>>         facili da  indirizzare. Io posso decidere il punteggio che
>>>>         voglio avere in un test  che voglia "misurare" i miei
>>>>         sintomi autistici, ma se si vuole valutare il mio autismo
>>>>         sul presente un clinico non potrebbe mai darmi una
>>>>         diagnosi…”. Il Sig. Fagni, come del resto chiunque,  può al
>>>>         massimo scaricare i test autosomministrati e se vuole
>>>>         manipolarli  basta che scarichi i punteggi o li cerchi nei
>>>>         libri in cui sono pubblicati.  Così certamente si,
>>>>          potrebbe manipolarli. Ma un clinico serio non farebbe mai
>>>>         la diagnosi  solo ed esclusivamente su quel tipo di test,
>>>>         proprio perchè essendo facilmente reperibili sono anche
>>>>         facilmente manipolabili. Nonostante questo le ricerche
>>>>         scientifiche ci dicono che comunque alcuni di questi test,
>>>>         come la RAADS-R, per esempio, sono molto forti ma
>>>>         naturalmente si parte dall’assunto che chi compila lo
>>>>         faccia rispondendo in modo onesto. Per fortuna non abbiamo
>>>>         a disposizione solo test autosomminstrati, questi non sono
>>>>         gli  unici test disponibili. Un clinico competente dovrebbe
>>>>         sapere  che ci sono test che raccolgono altri tipi di
>>>>         informazioni che non sono soggette a punteggi tipo
>>>>         “risposta giusta o sbagliata” o con i criteri dei test
>>>>         disponibili on line. Ci sono interviste alle famiglie,
>>>>         interviste ad altri operatori e test che riflettono il
>>>>         parere del clinico. È l’insieme dei risultati di questi
>>>>         test che un clinico esperto dovrebbe saper valutare. In
>>>>         ogni caso mi pare evidente che si continui a sottovalutare
>>>>         il fatto  che la diagnosi è sempre clinica perché non
>>>>         esiste un test che possa considerarsi completamente sicuro
>>>>         al 100%. Questa cosa è ampiamente dichiarata e documentata
>>>>         anche scientificamente ovunque.  I test possono sostenere
>>>>         il giudizio diagnostico ma questo è, alla fine, sempre e
>>>>         solo del clinico. Questo significa che  la diagnosi
>>>>         riflette sempre  il parere professionale del
>>>>         professionista, anche indipendentemente dall’esito dei
>>>>         test. Questo da una maggiore responsabilità al clinico che
>>>>         dovrebbe quindi essere molto attento. Naturalmente il Sig.
>>>>         Fagni non è un professionista e quindi non conosce i test e
>>>>         non sa quale tipo di lavoro deve fare il clinico quando li
>>>>         somministra. Ma proprio per questo trovo che sia fuorviante
>>>>         che faccia affermazioni di questo tipo con tanta sicurezza
>>>>         invece, magari, di chiedere qualche informazione in più.
>>>>         Vorrei anche sottolineare che se una persona che richiede
>>>>         un parere diagnostico mente, la responsabilità primaria è
>>>>         sua perché così facendo distrugge la relazione con il
>>>>         clinico. Ci possono essere innumerevoli motivi per cui una
>>>>         persona mente oltre a quelli che il Sig. Fagnmi descrive
>>>>         nella sua mail e ci sono anche tante persone che cercano in
>>>>         tutti i modi di farsi togliere la diagnosi di autismo
>>>>         cercando in tutti i modi di apparire neurotipiche.  In ogni
>>>>         caso, poiché non esiste un test incontrastabile, come
>>>>         potrebbe essere un test genetico, se un paziente mente bene
>>>>         potrebbe comunque indurre un parere sbagliato nel clinico.
>>>>         I clinici devono stare attenti e dotarsi di strumenti,
>>>>         della formazione e della supervisione che serve per
>>>>         contenere questi problemi ma naturalmente potrebbero
>>>>         comunque cadere vittima dell’imbroglio. Ma se è imbrogliato
>>>>         il clinico è la vittima e non il responsabile della
>>>>         menzogna. Chi mente è responsabile.
>>>>
>>>>         3. Infine quando dice che non è mutata la diagnosi di
>>>>         autismo per i vari manuali. In realtà il DSM-5 segna un
>>>>         cambiamento epocale perché definisce i Disturbi del
>>>>         Neurosviluppo, che prima non erano definiti, e pone le basi
>>>>         per un’unica diagnosi di autismo escludendo in modo
>>>>         definitivo la disabilità intellettiva e il disturbo del
>>>>         linguaggio dai sintomi di autismo. Un grande cambiamento
>>>>         che suscita ancora molte discussioni come del resto si
>>>>         evince dallo scambio nato dalla mail di Carlo Hanau.
>>>>
>>>>
>>>>         Per quanto riguarda Neuropeculiar: il Sig. Fagni si
>>>>         sbaglia, io non ho sollevato nessun discorso né punto nè
>>>>         domanda su questa associazione né sui suoi soci in questa
>>>>         sede né in altre e non ho posto alcuna domanda per cui lui,
>>>>         o chiunque altro, mi debba risposte.
>>>>         Non ho mai preso  le loro difese perché non ho mai pensato
>>>>         che ne abbiano bisogno. Sono persone adulte autonome e
>>>>         autodeterminate, responsabili delle loro scelte e delle
>>>>         loro posizioni.
>>>>         Preciso che,  insieme ad altri colleghi, faccio parte del
>>>>         Comitato Scientifico dell’Associazione. Io mi confronto
>>>>         spesso con loro  e non ho mai avuto problemi a trovare un
>>>>         piano di confronto rispettoso delle posizioni personali,
>>>>         anche quando non siamo d’accordo. Ritengo quindi che
>>>>         chiunque possa trovarlo se lo desidera. Mi pare però poco
>>>>         corretto porre queste critiche in una sede dove nessuno di
>>>>         loro è presente non permettendo nessun tipo di confronto
>>>>         che consenta alle altre persone della lista di conoscerli e
>>>>         di poter fare le proprie valutazioni.
>>>>
>>>>         Infine vorrei dire a Carlo che  trovo grave questa
>>>>         scollatura fra genitori e persone autistiche, saper
>>>>         accettare che ci siano diversi livelli di ricaduta sulla
>>>>         qualità di vita dovrebbe rassicurare sul fatto che non
>>>>         verranno trascurate le persone che hanno dalla loro
>>>>         condizione gravi ripercussioni sulla qualità di vita e
>>>>         sull’indipendenza e l'autonomia, ma per garantire che ciò
>>>>         accada non serve litigare, servirebbe invece promuovere la
>>>>         formazione dei clinici. Perché è da loro che dipende la
>>>>         valutazione della ricaduta sulla qualità di vita e sono
>>>>         loro che dovrebbero saper spiegare chi quando e perché ha
>>>>         bisogno di incerto tipo di aiuto. Card si possa trovare un
>>>>         giusto equilibrio fra ascoltare i clinici e ascoltare le
>>>>         persone autistiche e ascoltare i genitori. Ma anche
>>>>         ascoltare chiunque avario titolo voglia zarlaredi autismo.
>>>>         Paleseante nessuno può parlare per tutti e forse tutti
>>>>         dovrebbero parlare. Per sé o per le proprie associazionni o
>>>>         gruppi.
>>>>
>>>>         Io credo che i clinici possano definirsi davvero competenti
>>>>         di autismo se lo conoscono in tutte le sue declinazioni,
>>>>         stili di funzionamento cognitivo, se lo conoscono nei
>>>>         bambini così come negli adulti, se hanno potuto interagire
>>>>         in diversi contesti non solo in quello clinico.
>>>>
>>>>         Quando sono stata alla Divison TEACCH alla fine degli anni
>>>>         ’90 ho capito che l’autismo era qualcosa di molto più vasto
>>>>         e complesso di quello che noi percepivamo in Italia e ho
>>>>         capito che non avevamo alcuna idea di cosa fosse quello che
>>>>         allora chiamavamo autismo HF (High Functioning). Alla
>>>>         Division TEACCH già da almeno un decennio  avevano servizi
>>>>         differenziati anche in base alla ricaduta sulla qualità di
>>>>         vita e sull’autonomia, avevano gruppi diversificati per
>>>>         stile di funzionamentocognitivo e collaboravano non solo
>>>>         con i genitori ma anche con le persone autistiche, io
>>>>         stessa sono stata parecchio tempo con persone autistiche
>>>>         che mi hanno  spiegato il loro stile di funzionamento e il
>>>>         lavoro clinico di cui godevano. Era la prima volta che mi
>>>>         accadeva d è stata un’esperienza che ha segnato le mie scelte.
>>>>         Proprio allora ho fatto alcune scelte professionali che
>>>>         hanno dato una direzione al mio lavoro: ho scelto di
>>>>         tradurre con altri colleghi i test gold standard in
>>>>         Italiano, di  promuovere la formazione su come fare la
>>>>         diagnosi, e ho scelto di approfondire la diagnosi nelle
>>>>         direzioni più complesse: nei bambini molto piccoli e negli
>>>>         adulti senza disabilità cognitiva. Proprio grazie a queste
>>>>         scelte, posso  affermare di essere  certamente stata uno
>>>>         dei primi clinici italiani a fare al diagnosi ad adulti
>>>>         senza compromissione cognitiva che si chiedevano se
>>>>         potevano essere autistici. Ma prima di allora avevo
>>>>         lavorato per moltissimi anni solo con persone autistiche
>>>>          disabili intellettive e lavoro con loro tantissimo ancora
>>>>         oggi. Io so bene che è proprio perché ho lavorato tanto con
>>>>         loro che ho imparato molte cose che mi sono state molto
>>>>         utili per comprendere meglio le persone autistiche senza
>>>>         compromissione cognitiva. Allo stesso modo poter  ascoltare
>>>>         persone che possono descrivere il proprio mondo interno mi
>>>>         ha permesso di imparare  cose utilissime anche per le
>>>>         persone con disabilità intellettiva.
>>>>
>>>>         Io ho fatto scelte su cui ho sempre messo la faccia e
>>>>         ancora oggi mi impegno al meglio che posso per tenere
>>>>         aperto uno stabile confronto con le persone autistiche che
>>>>         si occupano di advocacy così come con moltissime altre
>>>>         persone autistiche molto meno presenti sui social, così
>>>>         come con tanti genitori con cui lavoro quotidianamente e,
>>>>         anche se indirettamente, osservando i bambini e tutte
>>>>         quelle persone autistiche di ogni età e stile di
>>>>         funzionamento che non possono descriverci il loro mondo
>>>>         interno ma ci mostrano come agiscono. Mi confronto con
>>>>         colleghi di tutti i tipi, leggo i loro libri, anche quelli
>>>>         dei professionisti psicodinamici.
>>>>         Ascoltare, leggere e confrontarsi  sono per me strumenti di
>>>>         conoscenza. Naturalmente rivendico l’originalità del mio
>>>>         pensiero e rifiuto assolutamente di prendermi la
>>>>         responsabilità di cose che non ho mai detto né affermato.
>>>>          Se promuovo qualcosa che dice un’altra persona, sia essa
>>>>         un clinico, un genitore o una persona autistica vuol dire
>>>>         che quel contenuto mi è piaciuto e che l'ho trovato
>>>>         stimolante. Solo di quello che condivido e di ciò che dico
>>>>         personalmente mi prendo la responsabilità.
>>>>         Ritengo che soprattutto in questo momento storico in cui i
>>>>         criteri diagnostici si son tanto allargati, sia
>>>>         importantissimo, anche essenziale, per clinici  osservare e
>>>>         ascoltare per imparare.
>>>>         Ma andrebbe ricordato che osservare e ascoltare non
>>>>         significa aderire a qualsiasi cosa, significa raccogliere
>>>>         elementi per poter pensare e fare le proprie riflessioni e
>>>>         le proprie scelte in una visione più ampia.
>>>>         Giudicare senza un confronto induce sempre e solo a grandi
>>>>         tensioni.
>>>>
>>>>         Buona giornata a tutti
>>>>         Raffaella Faggioli
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>>         Il giorno 9 mar 2023, alle ore 11:24,
>>>>>         albertofagni a libero.it ha scritto:
>>>>>
>>>>>         Dottoressa Faggioli,
>>>>>
>>>>>         io sono d'accordo con lei quando dice che NON esiste
>>>>>         l'autismo di livello ZERO , termine che probabilmente ho
>>>>>         iniziato ad sare io, per spiegare come ci siano troppi
>>>>>         autistici o comunque persone che si dichiarano tali, ma
>>>>>         che non rientrano nei criteri della diagnosi.
>>>>>         E come lei sono dell'idea che non si possa usare il
>>>>>         termine autistico come semplice aggettivo al di fuori di
>>>>>         una diagnosi medica.
>>>>>
>>>>>         Questo punto per me è basilare perché troppe volte leggo
>>>>>         di diagnosi "senza disturbo" cioè senza che il criterio D
>>>>>         sia soddisfatto, nei tanti gruppi di autismo e vengono
>>>>>         difese dagli stessi professionisti .
>>>>>         Con Vagni ho avuto una discussione su questo punto sul mio
>>>>>         profilo Facebook
>>>>>         <iframe
>>>>>         src="https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Falberto.paperinik%2Fposts%2Fpfbid0oXa7jWJQybJJMaZd9EVuhLKqqbvsWUg9FS94EGFJ4eoTkHVAQLqnNGZH11xGQ2Ll&show_text=true&width=500
>>>>>         <https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Falberto.paperinik%2Fposts%2Fpfbid0oXa7jWJQybJJMaZd9EVuhLKqqbvsWUg9FS94EGFJ4eoTkHVAQLqnNGZH11xGQ2Ll&show_text=true&width=500>"
>>>>>         width="500" height="303"
>>>>>         style="border:none;overflow:hidden" scrolling="no"
>>>>>         frameborder="0" allowfullscreen="true" allow="autoplay;
>>>>>         clipboard-write; encrypted-media; picture-in-picture;
>>>>>         web-share"></iframe>
>>>>>
>>>>>         In quella discussione David ha difeso la possibilità di
>>>>>         fare diagnosi psicologiche di autismo senza disturbo e di
>>>>>         poterle definire diagnosi e non valutazioni . Ciò
>>>>>         ovviamente genera confusione e molti penseranno di avere
>>>>>         una vera diagnosi e non di avere solamente dei tratti
>>>>>         autistici e al limite essere subclinici.
>>>>>
>>>>>         Adesso leggo che entrambi riteniate sia corretto fare
>>>>>         diagnosi prendendo in considerazione tutti quelli che
>>>>>         raccontano di aver affrontato difficoltà nella vita per
>>>>>         cavarsela ed essere autonomi, basta che questa sofferenza
>>>>>         sia dovuta ad alcuni tratti autistici.
>>>>>         Lei afferma in una sua risposta che chi cerca una diagnosi
>>>>>         vada accolto perché cerca risposte a delle difficoltà.
>>>>>         Concordo, ma ciò non significa che tutte siano da
>>>>>         accogliere con delle diagnosi .
>>>>>         Perché se uno ha sempre avuto le capacità di superare le
>>>>>         sue difficoltà, senza fare nessun tipo di terapia ed avere
>>>>>         nessun tipo di supporto, significa che il criterio D non è
>>>>>         soddisfatto.
>>>>>         Perché se la diagnosi dovesse premiare  tutti quelli che
>>>>>         raccontano sofferenze e difficoltà superate, nessuno
>>>>>         sarebbe esente da diagnosi.
>>>>>         Aggiungo che spesso queste persone hanno delle difficoltà
>>>>>         che sono ascrivibili a ben altre diagnosi dalle quali
>>>>>         provengono, ma che trovandole più stigmatizzanti della
>>>>>         diagnosi di autismo (e meno fighe) cercano di rifugiarsi
>>>>>         in quella di autismo.
>>>>>         Ora con tutta la fiducia che posso avere nei clinici, se
>>>>>         la diagnosi si fa solo sul racconto di difficoltà
>>>>>         superate, non sarà difficile per ch conosce lo spettro
>>>>>         avere una diagnosi di autismo (oramai anche on line)
>>>>>         E  i vari test sono facili da  indirizzare. Io posso
>>>>>         decidere il punteggio che voglio avere in un test  che
>>>>>         voglia "misurare" i miei sintomi autistici, ma se si vuole
>>>>>         valutare il mio autismo sul presente un clinico non
>>>>>         potrebbe mai darmi una diagnosi , né io  vorrei mai una
>>>>>         diagnosi che mi limita e che non mi darebbe alcun supporto
>>>>>         utile, visto che sono completamente autonomo.
>>>>>         E se fossi altro , cioè bipolare, depresso etc etc ,
>>>>>         comunque una diagnosi non pertinente, per quanto più figa,
>>>>>         mi allontanerebbe dai supporti e dalle terapie corrette.
>>>>>         Io temo che oramai chi ha avuto difficoltà nella vita
>>>>>         legate alla propria omosessualità, alla propria
>>>>>         depressione o per qualsiasi altro motivo, può  spingere
>>>>>         per avere una diagnosi di autismo .
>>>>>         Senza voler accusare nessuno mi chiedo e vi chiedo se non
>>>>>         ci sia il rischio che molti da clinici si stiano
>>>>>         trasformando (in modo anche inconsapevole) in VENDITORI di
>>>>>         diagnosi ?
>>>>>
>>>>>         Altro punto al quale vorrei rispondere è sul fatto che lei
>>>>>         dottoressa ha preso le difese dei vari attivisti , i quali
>>>>>         si lamentano che qualcuno possa mettere in dubbio le loro
>>>>>         diagnosi.
>>>>>         Siccome sappiamo benissimo che la critica è rivolta
>>>>>         soprattutto a me da parte dei suoi pazienti di
>>>>>         Neuropeculiar (mi piace essere molto diretto) , faccio
>>>>>         notare alcune cose :
>>>>>
>>>>>         - Io non metto in dubbio le loro diagnosi ,ma come
>>>>>         descrivono le diagnosi, che vorrebbero slegare dai vari
>>>>>         manuali diagnostici. Sono loro a metterle in dubbio casomai.
>>>>>         - Alcuni di quelli che loro invitano ai loro convengni e
>>>>>         che si definiscono autistici, hanno ammesso di non avere
>>>>>         una diagnosi e che non l'hanno mai cercata non avendo
>>>>>         bisogno di supporti.
>>>>>         - Visto che usano la loro diagnosi per vendersi come
>>>>>         formato come se fosse un titolo di studio, non vedo perché
>>>>>         non dovrebbero renderla pubblica ? ( Questa è una mia
>>>>>         provocazione, ma davvero chi ha una diagnosi può fare il
>>>>>         formatore senza avrebbe i titoli? )
>>>>>
>>>>>         - Le stesse persone che si lamentano che le loro diagnosi
>>>>>         siano messe in dubbio, sono quelle che attaccano i
>>>>>         genitori, dicendo loro che un genitore NON ha alcun
>>>>>         diritto di parlare di autismo, ma solo loro possono in
>>>>>         quanto autistici... Come se loro potessero sapere come
>>>>>         pensa e, cosa pensa e cosa prova un autistico non verbale.
>>>>>
>>>>>         - Sempre loro hanno creato un clima di guerra alle
>>>>>         definizioni mediche e corrette , tanto che molti
>>>>>         professionisti hanno smesso di scrivere e non si espongono
>>>>>         per non essere attaccati .Proprio durante questa
>>>>>         discussione alcuni professionisti mi hanno scritto in
>>>>>         privato, dicendosi d'accordo con la mia posizione, ma che
>>>>>         non avrebbero scritto poiché stanchidel clima di attacco
>>>>>         alle posizioni corrette e mi hanno anche fatto notare che
>>>>>         sono sempre meno i professionisti che si espongono nelle
>>>>>         discussioni su questa lista .
>>>>>         Non è un caso che a farlo siate stati soprattutto in due ,
>>>>>         entrambi molto vicini alle posizioni di questi attivisti o
>>>>>         comunque li si voglia definire.
>>>>>
>>>>>         Quindi non è mutata la diagnosi di autismo per i vari
>>>>>         manuali, ma sta mutando perché si è creato un mercato , si
>>>>>         è creato il bisogno di ricercare una diagnosi.
>>>>>
>>>>>         Saluti
>>>>>         Alberto Fagni
>>>>>         (mi scuso per gli errori, ma preferisco non rileggere )
>>>>>
>>>>>>         Il 08/03/2023 11:15 Raffaella Faggioli
>>>>>>         <ambulatorioautismoadulti a gmail.com> ha scritto:
>>>>>>
>>>>>>
>>>>>>         Ciao David, naturalmente è necessario tenere conto che
>>>>>>         abbiamo professionalità diverse,  sensibilità diverse e
>>>>>>          responsabilità diverse. Naturalmente io sono
>>>>>>         principalmente un clinico impegnata  stabilmente nella
>>>>>>         valutazione diagnostica di persone di tutte le età e di
>>>>>>         tutti i funzionamenti cognitivi  e solo in seconda
>>>>>>         battuta sono una ricercatrice (nella pratica quotidiana,
>>>>>>         io produco idee di ricerca e una montagna di dati che
>>>>>>         altri leggono)
>>>>>>
>>>>>>         Magari mi sbaglio ma mi sembra che anche sui i bambini in
>>>>>>         realtà siamo d'accordo nel momento stesso in cui scrivi:
>>>>>>         Il problema è che tu *sai* che /prima o poi quel bambino
>>>>>>         cadrà/. Ed è esattamente per questo che non esiste il
>>>>>>         livello 0 nei bambini perché noi sappiamo che prima poi,
>>>>>>         hai ragione spesso ai cambi di ciclo scolastico, ci sarà
>>>>>>         qualche cosa che lo porterà alla sofferenza e a sentirsi
>>>>>>         in dovere di mascherarsi, a non sentirsi “normale” e a
>>>>>>         percepire una diversità che lo farà  sentire solo al
>>>>>>         mondo (un extraterrestre, metafora molto significativa,
>>>>>>         chiara e diretta usata da moltissime persone autistiche)
>>>>>>         e quindi anche poco amato. Non basta  questo come
>>>>>>         ricaduta sulla qualità di vita? Io direi proprio di si.
>>>>>>         La sofferenza testimoniata da  tanti adulti autistici,
>>>>>>         l’intenso lavorio interiore che devono fare gli
>>>>>>         adolescenti, che magari non si mettono sui social, ma che
>>>>>>         noi terapeuti che li seguiamo costantemente ben
>>>>>>         conosciamo e che conoscono i loro genitori, non dovrebbe
>>>>>>         lasciarci indifferenti.
>>>>>>
>>>>>>         Naturalmente anche per me, con un bambino l’approccio
>>>>>>         clinico è molto diverso da quello con gli adulti ed è
>>>>>>         naturale che un clinico possa avere dubbi, io stessa li
>>>>>>         ho e quando li ho mi prendo il tempo per definire il mio
>>>>>>         giudizio diagnostico. Ma la diagnosi a un bambino è una
>>>>>>         proiezione in avanti che influenzerà tutta la sua vita:
>>>>>>         una volta fatta ci aspettiamo e anche pretendiamo che il
>>>>>>         mondo intero tenda ad  adattarsi al suo stile di
>>>>>>         funzionamento e che gli adulti che si occupano della sua
>>>>>>         educazione  mettano in atto strategie educative più
>>>>>>         mirate, strategie di conversazione più adatte al suo
>>>>>>         stile di funzionamento, protezione dall’esposizione
>>>>>>         incontrollata e costante a stimoli sensoriali e sociali
>>>>>>         inadeguati e forieri di sofferenza e stress. Quanti
>>>>>>         adulti autistici ci dicono che quando stanno in un gruppo
>>>>>>         intento in una conversazione si sentono stabilmente in
>>>>>>         allerta? Vogliamo “regalare” questo tipo di sensazioni e
>>>>>>         queste fatiche ai bambini?.
>>>>>>         Sappiamo che questo tipo di sforzo e di sofferenza porta
>>>>>>         in adolescenza a problematiche psichiatriche. La diagnosi
>>>>>>         deve quindi a mio avviso essere pensata anche per
>>>>>>         contenere questa inutile devastazione. La diagnosi
>>>>>>         dovrebbe proteggerli da eccessivi sforzi di mascheramento
>>>>>>         così come dal non sentirsi accettati per quello che si è
>>>>>>         o dalla sensazione di essere extraterrestri. Dovrebbe
>>>>>>         permettere agli adulti che si occupano della loro
>>>>>>         educazione di farli crescere il più confidenti possibile
>>>>>>         in sè stessi, con meno sensazione di estraniamento, più
>>>>>>         legittimati. Una diagnosi sbagliata nei bambini, anche in
>>>>>>         quelli in plus dotazione e con un linguaggio pienamente
>>>>>>         fluente, avrà una ricaduta sulla salute psicologica,
>>>>>>         sulla sofferenza psichica e sull’esposizione a non
>>>>>>         sentirsi compresi. Inoltre avrà una ricaduta sulla
>>>>>>         possibilità di autodeterminarsi.
>>>>>>         Se esito a fare la  diagnosi a un bambino non è perché lo
>>>>>>         vedo a livello 0, che ribadisco non esiste, ma perché ci
>>>>>>         sono situazioni in cui i sintomi sono difficili da
>>>>>>         decifrare in pochi incontri ed è necessario conoscerlo
>>>>>>         meglio e in modo più profondo.
>>>>>>         Ci possono essere molti motivi per cui il suo stile di
>>>>>>         funzionamento autistico non è immediatamente apprezzabile
>>>>>>         e la conoscenza, stare in relazione è, in questi casi,
>>>>>>         l’unica strategia che abbiamo per capire.
>>>>>>
>>>>>>         Ma non è mai quello che viene proposto come il livello 0
>>>>>>          per gli adulti, anzi se mai ci sono bambini, soprattutto
>>>>>>         piccoli, anche chiaramente autistici che non hanno una
>>>>>>         vera e propria ricaduta sulla qualità di vita al momento
>>>>>>         della diagnosi, ma possiamo ben prevedere che ne avrà e
>>>>>>         la diagnosi dovrebbe servire a tutelarli e a dargli un
>>>>>>         mondo sociale più capace di capirli e più adatto al loro
>>>>>>         stile di funzionamento. Esattamente come dici anche tu.
>>>>>>         È un diritto inalienabile dei bambini che gli adulti si
>>>>>>         muovano in questa prospettiva protettiva. Quindi io non
>>>>>>         ritengo affatto di “forzare” il sistema, credo sia giusto
>>>>>>         porre le basi per aiutare il bambino a crescere il più
>>>>>>         sereno possibile.
>>>>>>
>>>>>>         E il criterio D non può e non deve essere inteso solo
>>>>>>         come “il tuo stile di funzionamento autistico ti
>>>>>>         impedisce di lavorare e di essere autonomo” ma anche come
>>>>>>         ricaduta in termini di sofferenza e  di disagio psichico.
>>>>>>         D’altronde qualche volta la sofferenza può essere così
>>>>>>         forte da impedire di realizzarsi e di diventare autonomi.
>>>>>>         E la sofferenza psichica non è sapere psichiatrica.
>>>>>>         È  ora di riconoscere e dare valore anche a questo
>>>>>>         aspetto con buona pace di chi pensa che psicologi e
>>>>>>         psichiatri siano (non)professionisti facilmente
>>>>>>         abbindolabili e incapaci di riconoscere la sofferenza
>>>>>>         psicologica e la ricaduta che questa ha sulla qualità di
>>>>>>         vita e sull’autodeterminazione.
>>>>>>
>>>>>>         Raffaella
>>>>>>
>>>>>>
>>>>>>
>>>>>>
>>>>>>>         Il giorno 1 mar 2023, alle ore 17:37, David Vagni
>>>>>>>         <david.vagni a gmail.com> ha scritto:
>>>>>>>         Cara Raffaella,
>>>>>>>         a parte l’avere idee diverse sull’unitarietà
>>>>>>>         dell’autismo, concordo sul resto del tuo discorso ma
>>>>>>>         vorrei aggiungere un commento alla tua ultima parte:
>>>>>>>
>>>>>>>>         Inoltre dovrebbe farci riflettere che questo problema
>>>>>>>>         non esiste quando parliamo di bambini esiste solo per
>>>>>>>>         quanto riguarda gli adulti. Ma questi adulti sono stati
>>>>>>>>         bambini e adolescenti che probabilmente hanno sofferto
>>>>>>>>         per non sentirsi né capiti né integrati e per una
>>>>>>>>         diversità che li ha sempre fatti sentire estranei.
>>>>>>>
>>>>>>>         Come sai non faccio diagnosi (ripeto, sono un
>>>>>>>         ricercatore non un clinico) ma partecipo a tantissime
>>>>>>>         valutazioni. Devo dire che anche se è infrequente, mi è
>>>>>>>         capitato più di una volta di osservare situazioni di
>>>>>>>         "autismo si, autismo no, autismo forse” *anche nei
>>>>>>>         bambini*, relativamente al criterio del “funzionamento”.
>>>>>>>
>>>>>>>         Purtroppo nei bambini, ancora più che negli adulti, è
>>>>>>>         difficile (e rischi di essere preso per pazzo o peggio)
>>>>>>>         fare diagnosi in presenza di un buon funzionamento,
>>>>>>>         perché se sono in un ambiente “protetto”, l’ambiente
>>>>>>>         stesso tende a mascherare le difficoltà (genitori
>>>>>>>         iper-presenti, piccola scuola privata, etc.).
>>>>>>>
>>>>>>>         Il problema è che tu *sai* che /prima o poi quel bambino
>>>>>>>         cadrà/. Perché il problema è che quando i tratti
>>>>>>>         autistici ci sono, anche in presenza di un buon
>>>>>>>         funzionamento (e magari momentaneamente anche in assenza
>>>>>>>         di stress psicologico), prima o poi quella cosa che ti
>>>>>>>         fa crollare la trovi. Spesso è il passaggio da un ciclo
>>>>>>>         scolastico all’altro o un trasloco.
>>>>>>>
>>>>>>>         In generale in quei casi spesso uno scrive “ci sono
>>>>>>>         marcati tratti… ma il funzionamento al momento….” “si
>>>>>>>         consiglia di tenere sotto osservazione”…”si consiglia
>>>>>>>         ugualmente di fare un parent-training”, etc.
>>>>>>>         Ma spesso bambini nello spettro hanno genitori, almeno
>>>>>>>         con una gamba nello spettro ed il pensiero dicotomico la
>>>>>>>         fa da padrone e viene ulteriormente incentivato da un
>>>>>>>         sistema sociosanitario pensato per la cura/assistenza
>>>>>>>         molto più che per la prevenzione.
>>>>>>>
>>>>>>>         Il risultato è che frequentemente in quei casi non fanno
>>>>>>>         nulla e poi ritornano dopo 2, 4, 6 anni, quando scoppia
>>>>>>>         il problema.
>>>>>>>
>>>>>>>         Questo penso dovrebbe far ragionare su una cosa, medici
>>>>>>>         e psicologi, di cosa si occupano? Della malattia o della
>>>>>>>         salute? Perché se ci occupiamo della salute dovremmo
>>>>>>>         impegnarci /primariamente/ nella /prevenzione/. Ma
>>>>>>>         il “sistema” non lo consente.
>>>>>>>
>>>>>>>         Quanto è lecito forzare il sistema per fare prevenzione?
>>>>>>>
>>>>>>>         Questa penso sia una domanda interessante da porsi e a
>>>>>>>         cui non ho una risposta.
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>>>>>>>         Lista di discussione autismo-biologia
>>>>>>>         autismo-biologia a autismo33.it
>>>>>>>         Autismo-biologia e' una lista di discussione promossa
>>>>>>>         dall' A.P.R.I., Associazione Cimadori per la ricerca
>>>>>>>         italiana sulla sindrome di Down, l'autismo e il danno
>>>>>>>         cerebrale.
>>>>>>>         www.apriautismo.it <http://www.apriautismo.it/>
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>>>>>>>         Per cancellarsi inviare un messaggio a:
>>>>>>>         valerio.mezzogori a autismo33.it
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>>>>>>         italiana sulla sindrome di Down, l'autismo e il danno
>>>>>>         cerebrale.
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>>>>         A.P.R.I., Associazione Cimadori per la ricerca italiana
>>>>         sulla sindrome di Down, l'autismo e il danno cerebrale.
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