[autismo-biologia] dieta chetogenica

daniela daniela a autismo33.it
Sab 29 Lug 2023 15:53:51 CEST


Il 10 luglio scorso è stato pubblicato l’articolo

Alam S, Westmark CJ and McCullagh EA (2023) Diet in treatment of autism 
spectrum disorders. Front. Neurosci. 16:1031016. doi: 
10.3389/fnins.2022.1031016

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnins.2022.1031016/full

Credo che sia molto opportuno trattare questo tema per fare il punto 
sulle evidenze, al momento molto scarse, sull’efficacia delle tante 
diete e integratori che vengono utilizzati da numerosi genitori di 
bambini con autismo, spesso senza nessun controllo medico, nella 
convinzione errata che le diete non possano dare effetti indesiderati.
Gli autori invitano la comunità scientifica a fare ricerche sulle diete 
con lo stesso rigore che si richiede a qualsiasi provvedimento che venga 
presentato come terapia, sia esso rappresentato da diete, farmaci o 
quant’altro, ricercando le evidenze sull’efficacia e sugli effetti 
indesiderati.

Gli argomenti presi in considerazione nell'articolo sono i seguenti
•	Micronutrients and autism spectrum disorders
•	Omega-3 fatty acids and autism spectrum disorders
•	Ketogenic diet and autism spectrum disorders
•	Specific carbohydrate diet
•	Dietary proteins and autism
•	Prebiotic approaches in autism spectrum disorders
•	Microbial approaches in autism spectrum disorders

In questo messaggio mi soffermo sulla dieta chetogenica, tema di cui già 
ho parlato in un messaggio del 10 dicembre 2020

http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2020-December/003997.html

La dieta chetogenica è in fase di studio per il trattamento di molte 
condizioni patologiche: Alzheimer, SLA, ansia, ADHD, disturbo bipolare, 
cancro, depressione, diabete, obesità, dolore, Parkinson, schizofrenia, 
ictus, trauma cerebrale e autismo.
C’è un crescente interesse nel potenziale terapeutico della dieta 
chetogenica per le forme di autismo in comorbilità con l’epilessia. Da 
alcuni autori è stato anche ipotizzato che l’epilessia inneschi lo 
sviluppo dell’autismo. Da qui l’ipotesi conseguente in base alla quale i 
trattamenti che riducono l’incidenza di crisi epilettiche avrebbero il 
potenziale di prevenire lo sviluppo dell’autismo o, quantomeno, di 
diminuirne la severità dei sintomi.

In bibliografia vengono riportati numerosi lavori nei quali si riferisce 
di aver ottenuto miglioramenti nei sintomi “core” dell’autismo in 
modelli animali, con risultati diversi in base al sesso e al genotipo.
Anche per gli umani vengono riportati alcuni lavori con risultati 
positivi sui comportamenti autistici, ma tutti basati su campioni di 
dimensioni molto piccole.

I lavori citati in bibliografia partono dal 2003 (Evangeliou, A., 
Vlachonikolis, I., Mihailidou, H., Spilioti, M., Skarpalezou, A., 
Makaronas, N., et al. (2003). Application of a ketogenic diet in 
children with autistic behavior: Pilot study. J. Child Neurol. 18, 
113–118. doi: 10.1177/08830738030180020501)

Le prime sperimentazioni di questa dieta nell’epilessia risalgono al 
1921 e ancora oggi il meccanismo in base al quale la dieta avrebbe 
successo non è conosciuto, anche se i ricercatori si sbizzarriscono nel 
fare molte ipotesi.

Despite these successes, the mechanism underlying success of the KD and 
ketosis is not understood, but most likely involves restoration of 
aberrant energy metabolism. Possible effectors include adenosine, 
ketones, lactate dehydrogenase, medium-chain fatty acids (MCFA), 
neurotrophic factors, O-linked-β-N-acetyl glucosamine (O-GlnNAc), and 
polyunsaturated fatty acids (PUFA); and affected processes include 
epigenetic and gene expression mechanisms, the GABAergic and cholinergic 
systems, inflammatory pathways, mitochondrial dynamics, oxidative 
stress, synaptic transmission, and the gut microbiome

Allo stato attuale vi è consenso sul fatto che gli studi sui modelli 
animali sono promettenti, ma negli umani non è possibile affermare se vi 
sia efficacia o meno della dieta chetogenica per il trattamento dei 
disturbi cerebrali, autismo compreso.

Sia per questa che per ogni terapia biologica sarebbe utile individuare 
dei marcatori predittivi dell’efficacia in modo da somministrare la 
nuova terapia solo al sottogruppo che ha i marcatori positivi.

Si sono posti questo quesito Mu e colleghi che, nell’articolo “Mu, C., 
Corley, M. J., Lee, R. W. Y., Wong, M., Pang, A., Arakaki, G., et al. 
(2020). Metabolic framework for the improvement of autism spectrum 
disorders by a modified ketogenic diet: A pilot study. J. Proteome Res. 
19, 382–390. doi: 10.1021/acs.jproteome.9b00581” hanno classificato i 
soggetti del loro studio come “high or low responders to ketogenic diet 
treatment” dopo 3 mesi di trattamento e hanno trovato che gli high 
responders avevano maggiori livelli di 3-hydrossibutyrate e ornitina e 
bassi livelli di galattosio nei confronti dei low responders.

In questi lavori la dieta è stata somministrata per periodi limitati e 
non è stato chiarito se i risultati positivi negli umani si mantenessero 
dopo la sospensione della dieta.
Nei modelli animali a questo proposito ci sono risultati discordanti.

Kossof e colleghi nell’articolo del 2009 “Ketogenic diets: An update for 
child neurologists. J. Child Neurol. 24, 979–988. doi: 
10.1177/0883073809337162” dicono che i bambini che fanno la dieta 
chetogenica per periodi lunghi sono a maggior rischio di: ritardo della 
crescita, disturbi gastro-intestinali, deficit di carnitina, calcoli 
renali, aumento dei lipidi, disturbi cardiaci da carenza di selenio, 
acidosi tubulare renale di Fanconi, fratture ossee e carenze di 
micronutrienti.

Gli autori concludono che questa dieta merita di essere studiata 
soprattutto per trovare il meccanismo responsabile del successo nei 
responders. Se lo si trovasse, si potrebbe puntare esclusivamente su 
questo senza esporre i bambini agli effetti avversi sopra descritti.

Le prime sperimentazione della dieta chetogenica nell’epilessia 
risalgono al 1921. Per l’autismo vengono riportati risultati 
parzialmente positivi a partire dal 2003. Ci si domanda perché in tutti 
questi  anni non si siano fatte sperimentazioni rigorose atte a dare una 
risposta definitiva al quesito se tale dieta funziona o no e, se sì, in 
quale sottogruppo di persone con autismo

     Daniela Mariani Cerati




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