[autismo-biologia] terapia mediata dai genitori: parliamone
Piero Crispiani
pierocrispiani a gmail.com
Sab 1 Lug 2023 15:06:19 CEST
Direi che Antonio e Barbara hanno ragione.
Il concetto di co-terapeuta ha altri significati come, del resto, quello
di "mediazione" appartiene ad un processo cognitivista piuttosto denso
di sensi.
Ma, si naviga molto nel superficiale e nell'improvvisato.
Le soluzioni posticce e sostitutive (sostitutive del training educativo
diretto) sono poco utili.
Soluzione sostitutiva è anche il ricorso alle immagini (schede, app,
leggo io per te, guarda qui e dimmi cosa vuoi...).
Il soggetto in Spettro ha bisogno di potenziare le funzioni, non
supplirle, tranne in casi gravi e di pluripatologie o età adulta.
Il valore di un "Metodo" o di un "Programma" è correlato all'età ed allo
scopo. Non è assoluto, ma pur sempre deve essere professionale.
Per questo, per tornare ad una discussione di tempo fa, non ci si deve
disturbare per le incertezze del paradigma dello "spettro" e delle
delimitazioni dei tre livelli, poiché la materia (neurofisiologica,
pedagogica e psicologica) è in movimento ed è connotata da complessità
delle variabili.
Prof. Piero Crispiani
Il 01/07/2023 12:02, barbara vietina ha scritto:
> Buongiorno. Sono un genitore e concordo totalmente con quanto scritto
> da Antonio. Il carico emotivo è talmente grande che i genitori hanno
> bisogno di sostegno e non possono caricarsi di un ruolo che non è il
> loro e che presuppone una formazione seria e approfondita. Altra cosa
> è, come dice Antonio, che i genitori abbiano delle indicazioni su come
> relazionarsi coi figli, indicazioni che devono essere condivise con
> gli altri soggetti che gravitano sul bambino/a. Immaginate poi la
> frustrazione di una terapia mediata dal genitore che non porti i
> risultati sperati...
>
> Saluti e grazie per gli spunti sempre interessanti della lista.
> Barbara
>
> Il Sab 1 Lug 2023, 11:47 antonio leonardo fiorentino
> <fiorentinoal a gmail.com> ha scritto:
>
> Buongiorno
> la chiamano terapia mediata dai genitori (TMG) e noto che negli
> ultimi anni la stanno promuovendo (direi in modo ingannevole) come
> la soluzione low cost....eureka!
>
> Essere genitori di per sé è arduo...non è un caso se la natalità è
> in picchiata nel nostro paese
>
> Essere genitori di bambini disabili non è arduo, alle volte per
> alcuni genitori può essere impossibile: spesso ho sentito di papà
> o mamme che di fronte al fardello dell'autismo hanno letteralmente
> lasciato la propria famiglia adottando la strategia della fuga,
> per non parlare dei casi estremi e tutti più o meno leggiamo le
> notizie di cronaca.
>
> Aggiungo, essere genitori e crescere un figlio disabile è ancora
> più difficile se ci sono altri figli con mille variabili da
> gestire in un contesto sociale che non ti aiuta ed in cui se ti va
> bene conservi il posto di lavoro magari rinunciando ad una
> crescita professionale per dedicarti alla famiglia dovendo lottare
> su più fronti: scuola, inps, asl, etc etc
>
> detto ciò, alcuni mi parlano della terapia mediata e di come
> questa possa rappresentare la soluzione migliore....
>
> Le mie riflessioni:
> - un genitore prima di tutto è un genitore e tale deve restare:
> sbaglio o non è consentito ad un chirurgo di intervenire su un
> parente per un evidente conflitto di interesse emotivo? allo
> stesso modo un maestro non potrà avere tra i suoi allievi i
> propri figli....perché dunque pretendere che il genitore sia anche
> terapista?
> - all inizio mi hanno invitato ad osservare gli interventi da uno
> specchio finto: lo avrò fatto diverse sedute io come la mamma
> (almeno una dozzina). Stia qui e osservi: non mi hanno dato
> slides, manuali o libri da leggere...una chiacchiera veloce post
> terapia tutto qui: mi hanno chiesto semplicemente di osservare,
> attività abbastanza semplice. Osservare per imitare così come mio
> figlio avrebbe dovuto fare a sua volta: osservare e imitare
> (scusate se semplifico). Questo approccio (non è anche questo
> TMG?) è stato quello giusto, dal mio punto di vista.
> - voler caricare i genitori del fardello della riabilitazione lo
> trovo inappropriato e semplicistico: il genitore deve essere un
> partner, il partner principale del team ma non chiedetegli di fare
> in esclusiva la terapia: lo stress, la resistenza/resilienza di un
> genitore ha dei limiti
> - già i problemi sono tanti: lottare con l Inps quando ti negano i
> diritti (mio figlio è alla terza revisione come se l'Inps si
> aspettasse la scomparsa dello spettro da un momento all'altro)
> lottare con la scuola, con un welfare sociale che già non è
> ottimale dunque accollare ai genitori il welfare sanitario mi
> sembra una follia di comodo per taluni punto di vista
>
> sia chiaro, i genitori devono svolgere la loro parte e fornire un
> contributo che va ben oltre l'esser genitori di un figlio
> neurotipico, ben venga il coinvolgimento "light" (osservazione in
> "acquario", partecipazioni a sessioni di confronto con altri
> genitori, etc) ma per favore, non pensate che i genitori debbano
> fare da terapisti
>
> ripeto, a scanso di equivoci, ben venga la formazione del genitore
> per istruirlo (soprattutto nelle fase iniziale di crescita) su
> come giocare con i propri figli, come stimolare la loro
> attenzione, come correggere e gestire situazioni difficili...alle
> volte tutto questo avviene da autodidatti perché c'è uno spirito
> di adattamento che i genitori devono sviluppare e spesso sono i
> genitori a dover istruire i terapisti su come dover approcciare
> soprattutto quando questi stanno per iniziare un intervento per la
> prima volta
>
> Preoccupiamoci dunque per favore del contesto scuola: è lì che i
> nostri figli trascorrono i 2/3 della loro vita, perché non sento
> parlare della terapia mediata dagli insegnanti o dagli aec o dagli
> assistenti alla comunicazione? di questo vorrei sentire parlare....
>
> Se poi pensate di dover delegare ai genitori anche l'approccio
> riabilitativo allora mettetevi d'accordo con il welfare perché un
> genitore ha tantissime altre incombenze da seguire soprattutto
> quando è genitore di un figlio disabile e gli
> appuntamenti/preoccupazioni/scadenze non finiscono mai
>
> Pensate che un genitore possa fare tutto questo? magari qualcuno
> (pochi) potrebbero essere in grado ma allora poiché dovrà
> rinunciare a tante cose (lavoro, tempo da dedicare ad altro, ad
> altri figli, etc etc) prima di proporre la TMG a date dall'INPS e
> concordate di istituire un indennità da riconoscere ai genitori
> che possono fare la TMG (magari hanno un figlio unico e sono
> liberi professionisti potendo gestire il proprio tempo anche
> lavorativo).
>
> Questo è il punto di vista di un genitore. Mi piacerebbe sapere
> cosa ne pensano i professionisti del welfare e dell'area
> socio-sanitaria e perché no avere il punto di vista anche di altri
> genitori.
>
> Saluti
> Antonio f.
>
>
>
>
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