[autismo-biologia] R: Uso degli antipsicotici nell’autismo

Vanacore Nicola nicola.vanacore a iss.it
Ven 7 Ott 2022 08:16:17 CEST


Buongiorno,
è possibile recuperare questa presentazione ?
Quanta cultura medica in queste parole che trasudano di sanità pubblica e quanto lavoro abbiamo da fare....
Un cordiale saluto
Nicola Vanacore


Nicola Vanacore, MD, PhD.
National Center for Disease Prevention and Health Promotion,
National Institute of Health, 
Via Giano della Bella 34,
00161 Rome, Italy
tel +390649904243
fax +390649904248
e-mail: nicola.vanacore a iss.it





-----Messaggio originale-----
Da: autismo-biologia <autismo-biologia-bounces a autismo33.it> Per conto di daniela
Inviato: giovedì 6 ottobre 2022 21:40
A: autismo-biologia a autismo33.it
Oggetto: [autismo-biologia] Uso degli antipsicotici nell’autismo

Al recente convegno della Fondazione Sospiro il tema affidato al Dottor Roberto Keller è stato

“Uso degli antipsicotici nell’autismo”

Si tratta di un tema molto caldo. Le linee guida di tutto il mondo dicono che gli antipsicotici devono avere un ruolo marginale e solo complementare al trattamento psicoeducativo e alla cura ottimale della salute fisica, mentre in pratica non solo moltissime persone con autismo, anche bambini, li assumono, ma il loro uso è in continua crescita.

Il Dottor Keller ha tenuto una lezione davvero magistrale distinguendo i casi in cui gli antipsicotici non sono indicati e vengono usati a sproposito da quelli in cui un loro uso prudente e oculato ha un suo ruolo, purchè esso non sia mai il solo trattamento dell’autismo e purchè l’efficacia e gli effetti indesiderati vengano attentamente monitorati.

Un frequente uso incongruo è dovuto ad un errore di diagnosi, quando cioè alcuni sintomi dell’autismo vengono scambiati per psicosi. Questo soprattutto negli adolescenti e adulti nei quali l’autismo non è stato diagnosticato in età infantile.
Un altro uso incongro si ha quando l’antipsicotico viene dato per curare i sintomi “core” dell’autismo, indicazione per la quale non c’è supporto scientifico.
L’uso, con le cautele prima menzionate, è giustificato quando, associata all’autismo, vi è una psicopatologia che deve essere accuratamente diagnosticata da medici che ne sanno riconoscere i sintomi anche in assenza del linguaggio in chi o non lo possiede per nulla o lo possiede, ma in modo non funzionale.
L’indicazione più frequente è comunque costituita dai comportamenti problema, in particolare dall’aggressività, la cui presenza impone un’attenta diagnosi funzionale multidisciplinare, che deve prendere sempre in considerazione l’eventuale presenza di una patologia organica.

L’aggressività puo’ essere sintomo di
Psicosi
Disturbo bipolare, fase maniacale
Depressione in disabilità intellettiva
Disturbo di personalità
Attacchi di panico in disabilità intellettiva Sospensione troppo rapida di farmaci Reazione paradossa ad ansiolitici Impossibilità di svolgere compulsioni Attivazione iatrogena da farmaci (antibiotici)

Alla luce di quanto sopra, quando  il medico esperto vede che una indicazione agli antipsicotici c’è, deve sapere che la risposta è imprevedibile. Ogni paziente con autismo è un mondo a sé, da cui l’indicazione ad un monitoraggio attento e frequente, soprattutto all’inizio.

La dizione antipsicotici sta diventando obsoleta, anche se è ancora molto usata.
Tutti gli AP bloccano in una certa misura i recettori D2 della dopamina: 
in modo totale quelli di prima generazione e in modo parziale quelli di seconda e terza generazione.
Il blocco deli recettori della dopamina è alla base degli effetti desiderati, ma anche dei numerosi effetti indesiderati, immediati e a distanza.
Negli ultimi anni l’industria ha prodotto nuove molecole, ognuna con un suo profilo peculiare, che Il Dottor Roberto Keller ha illustrato.
Poche sono state sperimentato nell’autismo, e ognuna pone dei caveat particolari.

Il messaggio principale dell’intervento è stato che non è mai il farmaco la cura dell’autismo, per il quale deve essere fatto un progetto di vita globale, all’interno del quale in alcuni casi, ma non sempre, un farmaco dato in modo oculato puo’ contribuire al miglioramento della qualità della vita.

Il Dottor Keller sta facendo molta formazione in giro per l’Italia e a distanza. Speriamo che la competenza e la saggezza che traspaiono da questa relazione diventino patrimonio comune a tutti coloro che prescrivono psicofarmaci alle persone con autismo.

      Daniela Mariani Cerati












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