[autismo-biologia] La razionalizzazione delle polifarmacoterapie

daniela daniela a autismo33.it
Dom 2 Ott 2022 19:09:25 CEST


Nel recente convegno della fondazione Sospiro si è parlato di autismo e 
disabilità intellettiva a 360 gradi.

La sessione sugli psicofarmaci è stata coordinata da Pierluigi Politi, 
professore ordinario di psichiatria all’Università di Pavia, ma anche 
ottimo pianista, che potrebbe suonare in un complesso di musicisti 
professionisti e invece suona nel complesso di Cascina Rossago.
Già questo ci fa capire che il Professore conosce e usa i farmaci, ma si 
adopera per una miglior qualità di vita degli ospiti utilizzando gli 
psicofarmaci come complemento di un complesso di attività volte a 
riempire di significato la vita delle persone meno dotate, come sono gli 
ospiti di Cascina Rossago.

Il primo relatore è stato Marco Bertelli, che come prima cosa ha 
ricordato il compianto Alessandro Zuddas, recentemente scomparso.

Il tema a lui affidato è stato  “La razionalizzazione delle 
polifarmacoterapie”

Vi puo’ essere una base razionale per una polifarmacoterapia, ma 
nell’autismo adulto spesso questa è una terapia “desperation based” e 
non “evidence based”
Nell’autismo adulto se ne fa un ampio uso a fronte di una grave mancanza 
di ricerca, da cui un frequente uso off label con il rischio di scarsa 
sicurezza e tollerabilità e mancanza di misure di esito.

L’uso prevalente è per comportamenti problema, per i quali raramente si 
fa  un’analisi funzionale che permetterebbe di affrontarli con mezzi non 
farmacologici, e senza una diagnosi psichiatrica sottostante, che 
giustificherebbe un uso mirato per la situazione psichiatrica presente 
in quel determinato paziente.

Vi è poi un alto rischio di trattamenti a lungo termine, in particolare 
quando gli psicofarmaci vengono iniziato in età minorile e continuati 
per forza d’inerzia a tempo indeterminato. Insomma si assiste  ad una  
prescrizione alta non supportata da prove su efficacia e sicurezza.

Le polifarmacoterapie sono costituite prevalentemente da antipsicotici, 
per i quali
mancano studi su efficacia e sicurezza sia per i disturbi psichiatrici 
che per i comportamenti problema.
Con la polifarmacoterapia si rischiano interazioni farmacocinetiche e 
farmacodinamiche non volute (es 2 farmaci con azione anticolinergica).
Anche la sospensione di psicofarmaci, che non deve mai essere brusca, ha 
delle sue regole non da tutti i prescrittori conosciute.

Il ruolo dei neurotrasmettitori (serotonina, dopamina e GABA) 
nell’aggressività non è più così chiaro come appariva una volta e 
pertanto viene a mancare il razionale per l’utilizzo di molti 
psicofarmaci.

Nel 2009 una linea guida uscita a firma di Debb e colleghi diceva

“Quando considerare un farmaco?
Solo gestioni non farmacologiche se non indentificati disturbi medici o 
psichiatrici
Talora si può aggiungere il  farmaco con monitoraggio attento e regolare 
dell’efficienza”

Le co occorrenze psichiatriche sono molto frequenti nell’autismo adulto, 
in particolare
  ADHD
Ansia
Depressione
Disturbo bipolare
Schizofrenia e psicosi
D ossessivo compulsivo
Disturbo della condotta
Ritmo sonno veglia

Insieme esse sono 5.3 in più rispetto alla popolazione generale

Ma quando un comportamento problema è espressione di un disturbo 
psichiatrico specifico?
E quanti medici prescrittori si pongono questo problema e, se sì, sono 
in grado di rispondere al quesito?

Un disturbo psichiatrico specifico è una delle cause di comportamenti 
problema, ma ve ne sono tante altre da prendere in considerazione:
La salute fisica e gli effetti negativi di farmaci
Fattori ambientali
Esperienze di vita negative

In conclusione i farmaci hanno un ruolo purché il prescrittore abbia 
chiari : obiettivi, esiti, tempo per raggiungerli, definizione degli 
esiti.

Con tono pacato Bertelli ha fatto una pesante e documentata critica 
della prassi attuale.  Si spera che la sua instancabile attività di 
formazione, oltre che di lavoro clinico con pazienti provenienti da 
tutta Italia, porti a migliorare la gravissima situazione attuale nella 
quale alla gravità della condizione naturale si aggiunge l’imperizia 
nella gestione terapeutica.

    Daniela Mariani Cerati








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