[autismo-biologia] Quotidiano Avvenire 11 marzo 2021

Carlo Hanau hanau.carlo a gmail.com
Dom 14 Mar 2021 12:35:36 CET


Non si possono lasciare passare sotto silenzio simili notizie, che sono
gravemente errate.
Zappella afferma che il 40-50 per cento delle diagnosi di autismo sono
false positive, e cioè si rivelano sbagliate ad un esame più attento.
Non so da dove abbia preso questo intervallo di percentuali.
Conosco bene i numeri del rapporto ISTAT sui quali ho scritto un articolo
che appare in questi giorni sulla rivista:

*Scienza dell’Amministrazione Scolastica*

*Il numero degli allievi certificati per disabilità continua a salire*

di Carlo Hanau



*Il Report dell’ISTAT del 9 dicembre 2020 su: L’INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI
ALUNNI CON DISABILITÀ - A.S. 2019-2020
 https://www.istat.it/it/archivio/251409
<https://www.istat.it/it/archivio/251409> è centrato sui problemi che la
didattica a distanza ha creato per gli allievi con disabilità e BES, e
viene riassunto in questa presentazione:*



“*Nell’anno scolastico 2019-2020 aumenta ancora il numero di alunni con
disabilità che frequentano le scuole italiane (+ 13 mila, il 3,5% degli
iscritti). *

*In crescita anche il numero di insegnanti per il sostegno, con un rapporto
alunno-insegnante migliore delle previsioni di legge, ma il 37% non ha una
formazione specifica. *

*Carenti gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione nel Mezzogiorno,
dove il rapporto alunno/assistente è di 5,5, oltre 11 in Campania e in
Molise. *

*Scarsa l’accessibilità per gli alunni con disabilità motoria (solo nel 32%
delle scuole) e molto critica la disponibilità di ausili per gli alunni con
disabilità sensoriale (2%).”*

*Mi soffermo sulla prima tabella del Report che viene di seguita riportata
per commentare l’aumento degli allievi con certificazione di disabilità.*


*RAPPORTO ALUNNI CON DISABILITÀ SU TOTALE ALUNNI PER ORDINE E ANNO
SCOLASTICO.     *





 *SCUOLA *

*           INFANZIA  PRIMARIA *

*SECONDARIA DI PRIMO GRADO *


*a.s.14/15 *

1,4

3,1

3,8



*a.s.15/16 *

1,5

3,1

3,9



*a.s.16/17 *

1,9

3,3

4,0



*a.s.17/18 *

2,1

3,5

4,1



*a.s.18/19 *

2,4

3,8

4,2



*a.s.19/20 *

2,5

4,1

4,3



------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Differenza*           1,1                             1,0
            0,5

*differenza nei rapporti fra a.s.19/20 e a.s.14/15

*Appare evidente dalla tabella l’impressionante aumento continuo della
percentuale di allievi con disabilità negli ultimi sei anni scolastici in
tutti gli ordini e gradi della scuola, che rafforza l’andamento del passato
decennio, evidenziato visivamente dall’ISTAT in una precedente
pubblicazione. Cfr.** ISTAT, 2019, Conoscere il mondo della disabilità,
p.47, Grafico 2.1 della pubblicazione
https://www.istat.it/it/files/2019/12/Disabilit%C3%A0-1.pdf
<https://www.istat.it/it/files/2019/12/Disabilit%C3%A0-1.pdf>*

Dall'incipit del mio articolo appare chiaro che non ci sono molte diagnosi
false positive, ma semmai molte diagnosi false negative.

Al contrario tutta la disabilità mentale infantile, che rappresenta la
quasi totalità dell'esercito degli allievi certificati, appare in forte
crescita all'aumento dell'età. In particolare questo è vero per le sindromi
di Asperger, che pure fanno parte dei disturbi evolutivi globali dello
sviluppo psicologico (F84 dell'ICD10).

In ogni caso ricordo che se pure un bambino riceve una diagnosi di autismo
che si rivela poi falsa positiva, non per questo significa che non presenta
i sintomi di altre patologie, che giustificano quasi sempre un intervento
di educazione speciale precoce e intensiva di tipo comportamentale. Ricordo
che l'intervento non consiste in una pericolosa operazione chirurgica ma in
un tipo di educazione personalizzata ed evolutiva che si è rivelata utile
anche nei bambini normodotati.

Dobbiamo contestare il messaggio che viene dagli psicanalisti psicodinamici
(cfr.ad esempio l'Istituto di Ortofonologia di Roma) secondo il quale
occorre attendere i 4 anni di età per iniziare interventi intensivi. La
pretesa si è abbassata rispetto a quando gli stessi Maestri insegnavano che
si doveva attendere il compimento di sei anni per porre la diagnosi di
autismo. Anche se oggi hanno ridotto l'età, il loro consiglio fa perdere i
migliori risultati, quelli possibili quando si incomincia subito
l'intervento comportamentale dall'età di uno-due anni, quando la plasticità
del cervello è maggiore.

Quanto al numero di 600.000 casi di bambini con autismo in Italia riportato
dal giornalista, si tratta di un evidente errore che ho ritrovato anche in
altre comunicazioni: se OGGI i casi di bambini con questi disturbi (F 84
dell'ICD10) sono circa 1% della popolazione infantile nella scuola
secondaria di primo grado, allora su 60 milioni di abitanti le persone (non
i bambini) con autismo sarebbero 600.000. Questa operazione suppone che la
frequenza dell'autismo nelle coorti di età infantili sia la stessa oggi e
nel passato, cosa che non corrisponde al vero. Il fenomeno reale è in
crescita e molta parte dell'aumento registrato risente di cause che ho già
trattato altrove. La limitazione della rilevazione dei dati dell'ultimo
anno scolastico, dovuta ai problemi della pandemia, impedisce di aggiornare
le considerazioni sulle singole patologie.

Cordiali saluti

Carlo Hanau



Il giorno sab 13 mar 2021 alle ore 12:28 Enrico Toffolo <
enrico.toffolo.67 a gmail.com> ha scritto:

> Buongiorno,
>
> segnalo questi due articoli pubblicati da Avvenire l’11 marzo:
>
> *L'emergenza. Autismo, il grido dei genitori: «Lasciati soli, con aiuti
> inadeguati»*
>
>
> https://www.avvenire.it/attualita/pagine/genitori-abbandonati-di-fronte-ad-autismo
>
>
>
> *Autismo. Quante disabilità cognitive, ma troppi allarmi inutili. E
> genitori abbandonati*
>
>
> https://www.avvenire.it/attualita/pagine/quante-disabilit-cognitive-circa-la-met-allarmi-inutili
>
>
>
> Nel primo noto il seguente virgolettato: «Per noi la prima criticità è la
> diagnosi, spesso sbagliata, spesso comunicata in modo freddo, impersonale»
> di cui evidenzio “*spesso sbagliata*”.
>
> Ebbene mi piacerebbe sapere se effettivamente la dichiarazione è stata
> riportata fedelmente ed inoltre su quali dati si basa dato che all’interno
> dello stesso articolo il giornalista sottolinea che “Vent’anni fa i bambini
> a cui venivano diagnosticato un disturbo dello spettro autistico erano uno
> su 150. Oggi si stima che potrebbero essere uno su 50. Una costante
> tendenza all’aumento, monitorata anno dopo anno, secondo cui i piccoli che
> soffrono di questo disturbo dovrebbero essere nel nostro Paese oltre
> 600mila. Circa quattromila nuovi casi ogni anno. *Tutto al condizionale
> perché in Italia non esistono statistiche ufficiali su questa patologia*”.
>
>
>
>
> Passo al secondo articolo che inizia evidenziando nel titolo i “troppi
> allarmi inutili” e nel sommario: È necessario sostenere la famiglia e,
> specialmente, che *si impedisca la patologizzazione dell’infanzia*
>
> Di seguito il testo in cui evidenzio le parti “stonate”:
>
> Un papà e una mamma ricevono una diagnosi terribile: sindrome da
> alterazione globale dello sviluppo con particolare compromissione della
> comunicazione, ovvero disturbo dello spettro autistico. Una diagnosi che
> porta lui, preoccupato per il futuro del suo piccolo, alla scelta estrema
> dell’omicidio- suicidio, mentre la moglie si trova al lavoro. Il drammatico
> episodio accende i riflettori sulla percezione dei bambini in questo
> momento storico e che ho cercato di descrivere nel mio ultimo libro 'I
> bambini sono sempre gli ultimi'.
>
> Una percezione veicolata da una profonda incomprensione del loro mondo,
> della loro immaturità e della loro naturale differenza. Gli adulti faticano
> a capire la vita infantile.
>
> Il fenomeno degli eccessi di neurodiagnosi e di certificazione scolastica
> di disabilità che, negli ultimi dieci anni, sì è letteralmente abbattuto su
> di loro e sui ragazzi italiani, non lascia molti margini di interpretazione
> statistica. È un dato secco e inequivocabile. Nel report Istat relativo
> all’anno scolastico 2010-11, gli alunni disabili – secondo i criteri della
> legge 104 – erano 139 mila. Nove anni dopo, cioè nell’anno scolastico
> 2019-20, il dato è più che raddoppiato: 300 mila certificazioni di
> disabilità.
>
>
>
> La stragrande maggioranza – l’80% circa – di queste certificazioni
> riguarda non più, come succedeva fino agli anni Novanta, disabilità
> fisiologiche, motorie e genetiche, ma quelle legate a deficit emotivi e
> comportamentali. In particolare, è cresciuta a dismisura la diagnosi di
> spettro autistico, come nel caso di Treviso.
>
> Una valutazione che lo stesso Michele Zappella, decano dei neuropsichiatri
> italiani e fra i primi in Italia a studiare proprio l’autismo, ha definito una
> sorta di etichetta senza, il più delle volte, una precisa spiegazione
> diagnostica e che pertanto finisce con presentare una percentuale di
> cosiddetti falsi positivi elevatissima (40-50%, se non di più). Zappella,
> nel suo prossimo libro, ricorda come l’80% dei genitori che riceve questa
> diagnosi, o un suo sentore, con la parola autismo, cade in una depressione
> che può ancora essere presente a distanza di un anno, un anno e mezzo.
>
> Spesso, e del tutto incautamente, questa neurodiagnosi viene accompagnata
> da commenti come «Da questa malattia non si guarisce mai», «Ve lo dovete
> tenere così com’è», e simili.
>
> L’angoscia aumenta e va ad alimentare la grande fragilità genitoriale di
> quest’ultima generazione. Penso che il calo demografico non dipenda da
> motivi sociologici, quanto dalle tante problematiche educative. Ai genitori
> non si offrono sponde se non queste drammatiche diagnosi neuropsichiatriche
> gestite, il più delle volte, senza alcun riguardo verso i genitori e
> tantomeno privacy verso i bambini. Da ultimo, compare il fantasma degli
> screening precoci tra i 2 e i 6 anni.
>
> Centri specializzati, senza alcuna cornice normativa, entrano nelle scuole,
> col consenso di dirigenti e di insegnanti mal consigliati, per cercare
> disturbi dell’apprendimento, dello spettro autistico e dell’iperattività. Fra
> i genitori si sta creando il panico. Anche nei miei studi continuo a
> ricevere madri e padri letteralmente terrorizzati. Già nel 2017 denunciai,
> sia col convegno nazionale 'Curare con l’educazione', che con il mio libro
> 'Non è colpa dei bambini', la deriva verso cui si stava andando
> nell’indifferenza istituzionale.
>
> Occorre che i genitori non vengano abbandonati a se stessi e,
> specialmente, che si impedisca la patologizzazione dell’infanzia, il
> crescere di un’epidemia che non corrisponde a veri dati scientifici. L’appello
> è perché il nuovo Governo, o comunque alle istituzioni scolastiche,
> sanitarie e politiche, perché smettano di chiudere un occhio - se non
> entrambi - su queste distorsioni del mondo infantile e genitoriale, e diano
> indicazioni precise, chiare e limitative sull’uso delle neurodiagnosi e
> delle certificazioni scolastiche di disabilità.
>
> Occorre rispettare la crescita e l’età dei più piccoli con la
> consapevolezza che la plasticità neurocerebrale, il più delle volte, sa
> ricuperare sui momenti di inceppamento evolutivo. Bisogna cambiare pagina
> e offrire alle famiglie un supporto pedagogico per educare e crescere le
> nuove generazioni. I genitori meritano fiducia, non angosce. Nel mio ultimo
> libro, ho proposto un 'bonus pedagogico' per l’aiuto nella crescita
> educativa dei figli. Sarebbe bellissimo, ad esempio, che, all’uscita dai
> reparti di maternità, le mamme e i papà potessero avere non solo ciucci,
> pannolini e latti artificiali, ma anche un 'libretto di istruzioni' per
> seguire le tappe educative dei loro piccoli. È meglio porre attenzione ai
> bisogni delle nuove generazioni piuttosto che certificarne la disabilità.
>
> Ho preferito evidenziare e non commentare quanto scritto
>
>
>
> Lascio a voi giudicare l’intento di chi li ha pubblicati nello stesso
> giorno.
>
> Enrico
> _______________________________________________
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> autismo-biologia a autismo33.it
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-- 
Prof. Carlo Hanau
già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e
sanitari
Università di Modena e Reggio Emilia e Università degli Studi di Bologna
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