[autismo-biologia] problematiche della sperimentazione clinica

daniela daniela a autismo33.it
Lun 28 Set 2020 17:18:19 CEST


Sul sito della US National Library of Medicine
vengono descritti 394  programmi di sperimentazioni finalizzate  a 
verificare l’efficacia di nuovi trattamenti per l’autismo.

https://clinicaltrials.gov/ct2/results?term=autism+and+clinical+trials

Purtroppo molte sperimentazioni  vengono  interrotte  prematuramente o 
perché non si trova un numero sufficiente di partecipanti o perché il 
principale ricercatore ha perso interesse per quel tema o per altri 
motivi.
Pochi arrivano ad avere i risultati che i ricercatori si erano 
prefissati di raggiungere al momento della programmazione della ricerca.
Quando poi questi risultati vengono raggiunti, un numero consistente di 
sperimentazioni, anche ben disegnate e ben condotte, non viene 
pubblicato.

Mechler e colleghi si sono chiesti il perché e hanno descritto le gravi 
conseguenze di questa cattiva pratica nell’articolo

“Defining the hidden evidence in autism research. Forty per cent of 
rigorously designed clinical trials remain unpublished ‐ a 
cross‐sectional analysis”

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6877258/

Gli autori partono dalla considerazione che vi è un enorme  bisogno di 
avere a disposizione  nuove opzioni terapeutiche  per l’autismo e per i 
gravi sintomi che spesso lo accompagnano, ma che il bias di 
pubblicazione, ovvero il pregiudizio a causa del quale si fa una scelta 
tra i lavori da pubblicare e si lasciano molti risultati non pubblicati, 
rappresenta un grande problema per la ricerca clinica.

Sono quindi partiti dall’esame del data base della US National Library 
of Medicine, http://ClinicalTrials.gov
dal quale hanno desunto  che dal 2001 al 2014 erano state condotte e 
portate a termine 50 sperimentazioni randomizzate controllate che 
riguardavano  interventi sullo  spettro autistico.

La ricerca ha evidenziato che 30 sperimentazioni (60%) erano state 
pubblicate, mentre 20 (40%) non erano state pubblicate.
Una così larga proporzione di risultati non pubblicati preclude la 
disponibilità di un’informazione valida e ha il potenziale di distorcere 
quella piattaforma di evidenza che dovrebbe essere la base delle 
decisioni terapeutiche.

I farmaci attualmente in uso  mostrano alti livelli di eventi avversi 
(specialmente  gli antipsicotici) che costituiscono un grosso problema 
per i pazienti e per i loro familiari. Sono pertanto altamente 
necessarie nuove opzioni terapeutiche  che presentino un miglior  
profilo di efficacia, sicurezza e  tollerabilità.

La ricerca ha evidenziato che vengono pubblicati preferenzialmente i 
risultati positivi, mentre i risultati negativi restano troppo spesso  
non pubblicati.
Questo è dovuto presumibilmente  al fatto che gli autori o gli sponsor 
possono avere interesse nel non pubblicare risultati sfavorevoli o 
perchè le riviste scientifiche preferiscono pubblicare articoli che 
riportano risultati significativi, cosa che aumenta  il loro impatto 
nella comunità scientifica.

Il bias di pubblicazione puo’  portare a sovrastimare gli effetti 
positivi e a trascurare importanti effetti indesiderati con conseguenze 
negative per i pazienti e maggiori costi socio-economici.

Lo sviluppo di nuovi farmaci è lungo e costoso. Reclutare pazienti 
pediatrici con disturbi psichiatrici per sperimentazioni terapeutiche è 
particolarmente problematico. La pubblicazione di risultati negativi 
impedirebbe ad altri ricercatori di ripetere esperienze fallimentari  
per  cercarne delle nuove.

La non pubblicazione di risultati negativi per terapie che già  vengono 
praticate off label e spesso col metodo del fai da te fa sì  che queste 
abitudini potenzialmente dannose si perpetuino senza che i 
professionisti abbiano gli strumenti per dare consigli motivati.

Sperimentazioni ben condotte su tante terapie di efficacia dubbia 
sarebbero di vitale importanza a patto che i risultati venissero 
pubblicati comunque, sia che risultassero positivi, sia che risultassero 
negativi.

Per quanto riguarda la scelta di cosa sperimentare, io credo che sia 
necessaria una grande collaborazione tra la clinica, la ricerca di base, 
le famiglie e le Istituzioni, che dovrebbero favorire anziché frenare le 
sperimentazioni serie,  programmate secondo le regole condivise dalla 
Comunità scientifica internazionale.
     Daniela Mariani Cerati

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