[autismo-biologia] intervento precocissimo

daniela daniela a autismo33.it
Mar 9 Giu 2020 09:07:00 CEST


Il 2020-06-03 17:28 daniela ha scritto:
> Il lavoro di Valeri e colleghi
> 
> http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2020-June/003792.html
> 
> si inserisce in uno dei temi più caldi del dibattito sull’autismo:
> l’intervento precoce e precocissimo:  prima dei sei anni, con inizio
> dall’età di uno o due anni.
> 
> All’intervento precocissimo  è stata dedicata la relazione di Paola
> Visconti al convegno Lions – Angsa - USR del 23 aprile 2016 il cui 
> titolo
> era “Autismo e educazione: mai troppo presto”
> Le diapositive della sua relazione sono in rete al link
> 
> http://www.autismo33.it/autismo_edu/duse_23_4_2016/paola_visconti.pdf
> 
> Da queste copio quanto segue
> Fattori comuni agli interventi efficaci
> .  Intensività (15-20 ore/settimana)
>  • Strumenti di valutazione per determinare profilo con punti di 
> forza/deboli
> • Adattamento dell’intervento all’età anagrafica e di sviluppo del 
> bambino
> • Basso rapporto operatori-alunni
> • Coinvolgimento delle famiglie
> • Obiettivi funzionali in aree di comunicazione, socializzazione, 
> comportamento
> • Strategie basate su modello cognitivo-comportamentale
> • Periodiche valutazioni ed aggiustamenti del piano educativo
> (Vivanti & Salomone, 2016)
> 

Faccio qualche riflessione su quanto presentato da Paola Visconti, che 
riassume le conclusioni di molte sperimentazioni fatte sul trattamento 
di bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare.

Per quanto riguarda  l’intensività io penso che, più che contare le ore 
di intervento, sia importante coinvolgere i naturali educatori del 
bambino (genitori, insegnanti ed educatori scolastici) nel programma 
abilitativo formulato e periodicamente aggiornato da professionisti 
esperti.

Ivar Lovaas, che ho conosciuto personalmente, diceva che il bambino 
normodotato impara in modo naturale in tutte le ore di veglia per 
semplice immersione nell’ambiente e per imitazione.
Il bambino con autismo deve essere stimolato in modo specifico e 
competente  per avvicinarsi a questa situazione. Per ottenere questo 
avvicinamento (che sarà maggiore o minore a seconda delle risorse di 
ogni singolo bambino) l’adulto che gli sta vicino deve sapere quali 
obiettivi funzionali  puo’ realisticamente  raggiungere nelle diverse 
aree in cui il bambino è carente (comunicazione, socializzazione, 
comportamento) e praticare sia momenti di insegnamento strutturato sia 
approfittare delle occasioni che vengono dalla vita quotidiana per un 
insegnamento incidentale. In questo modo tutte  le ore di veglia possono 
diventare ore di terapia.

Nello studio presentato da Valeri tutti i bambini frequentavano l’asilo 
nido o la scuola materna e avevano un educatore o insegnante di sostegno 
per 12 ore settimanali. In moltissime scuole e asili nido italiani  le 
ore di sostegno sono più di dodici ore,  spesso coprono tutto l’orario 
scolastico, che nel tempo pieno corrisponde a quaranta ore settimanali.  
Sarebbe così soddisfatto il rapporto 1:1 per tutta la durata della 
scuola. Vi sarebbero tutte le risorse umane per un intervento precoce 
ottimale se  insegnanti ed educatori scolastici  fossero pienamente 
collaboranti e non si facessero  quelle fini distinzioni tra educazione 
e terapia.

A questo proposito consiglio di leggere l’ottimo documento emanato 
recentemente dalla regione Piemonte

“ Deliberazione della Giunta Regionale 23 dicembre 2019, n. 1-847 
Approvazione delle "Linee di indirizzo pedagogiche per l'inclusione 
degli allievi con Disturbo dello Spettro Autistico" in conformita con la 
D.G.R. 2-4286 del 29 novembre 2016”

http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2020/05/attach/dgr_00847_1050_23122019.pdf

Da questo documento copio

“La prospettiva introdotta dalle Linee Guida Internazionali per 
l’Autismo emanate negli ultimi anni ha ridotto le distanze tra terapia 
ed educazione, tra trattamento sanitario e trattamento educativo, 
riconoscendo il valore di un trattamento “unico” che integra la 
dimensione sanitaria e la dimensione educativa (l’ unico trattamento di 
tipo sanitario condiviso ed efficace è l’educazione, Casarini, 2018)”

Questo orientamento, che emerge da un documento ufficiale della Regione 
Piemonte, se condiviso e fatto proprio da tutti gli insegnanti ed 
educatori, realizzerebbe per l’Italia una situazione ottimale e 
trasformerebbe l’ intervento che Valenti ha chiamato “ a bassa 
intensità” in intervento  "ad altissima intensità" , moltiplicando 
l’intervento dei terapisti grazie al coinvolgimento degli insegnanti e 
dei genitori.”

Concludo rimarcando che il modello presentato da Valeri e colleghi ( 
terapisti esperti che vanno a casa e a scuola ogni settimana per quattro 
ore a fare formazione su quel singolo bambino a insegnanti e genitori) è 
in linea con quanto raccomandato dalle linee guida internazionali. In 
generale in Italia  purtroppo  mancano i supervisori: direttori 
d’orchestra che sono  utili in generale nell’educazione, ma che sono 
necessari  per la generalizzazione dei comportamenti che manca nel caso 
dell’autismo

     Daniela Mariani Cerati






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