[autismo-biologia] Autismo e risonanza magnetica funzionale

Stedam stefano.damiani01 a ateneopv.it
Mer 13 Mar 2019 11:03:41 CET


Cari tutti,

seguendo la lista da anni, ho pensato potesse essere d'interesse
condividere alcune riflessioni sull'articolo “Increased scale-free dynamics
in salience network in adult high-functioning autism”, frutto di una
collaborazione transnazionale multicentrica tra il Laboratorio Autismo
dell'università di Pavia e il laboratorio del Prof. Georg Northoff
dell'università di Ottawa:

Anche quando un individuo è a riposo, l’attività spontanea del cervello è
caratterizzata da oscillazioni che possiedono proprietà specifiche,
fondamentali nel determinare i processi psichici.  Una di queste proprietà
prevede che il rapporto tra le potenze e le frequenze di queste onde si
distribuisca secondo una legge esponenziale (> potenza corrisponde a <
frequenza) caratteristica di molti sistemi naturali quali ad esempio i
frattali.

Tramite indagini di risonanza magnetica funzionale, nel nostro lavoro sono
state osservate le oscillazioni dei livelli di ossigeno del flusso
cerebrale in soggetti neurotipici e con autismo.

Per la prima volta è stato riscontrato che, a livello della Salience
Network (SN), nei soggetti con autismo prevalgono le oscillazioni a bassa
frequenza: in altre parole, nell’autismo le fluttuazioni spontanee del
cervello seguono dei cicli più lenti. La SN è un insieme di regioni che
cooperano per 1) attribuire la “salienza” di uno stimolo, ovvero la sua
capacità di emergere dal rumore di fondo generale 2) effettuare degli
“switch” attentivi, ovvero ri-direzionare l’attenzione da stimoli
ambientali a stimoli interni e viceversa (anche questo processo è
caratterizzato da un andamento ciclico) 3) integrare le informazioni
provenienti dall’esterno e dall’interno per formare il vissuto complessivo
dell’individuo in un dato momento.

Il fatto che in queste aree le frequenze lente (0.01-0.03 Hz) siano
preponderanti potrebbe avere delle ripercussioni cruciali su quello che
viene osservato nella quotidianità dei soggetti con autismo:  se da un lato
oscillazioni lente non permetterebbero di adattarsi a cambiamenti repentini
che richiedano un rapido switch dell’attenzione, dall’altro, grazie ad una
maggiore stabilità delle oscillazioni (le onde lente sono anche più
potenti), il soggetto avrebbe modo di raggiungere profondità di pensiero
non comuni nei confronti dei processi mentali verso cui sia naturalmente
predisposto. Questo aspetto coincide con l’innata predisposizione che molte
persone con autismo manifestano verso contenuti inaspettati.

Allo stesso modo, se consideriamo le peculiarità sensoriali come
l’iper-iposensitività spesso riferita da persone con autismo, una
alterazione dei ritmi cerebrali potrebbe rendere la percezione effettiva di
uno stimolo (e quindi l’esperienza che si ha di questo) più dipendente
dalle dinamiche spontanee dell’individuo che dal contesto ambientale.

Un’alterata possibilità di integrare le informazioni provenienti
dall’esterno con quelle originate internamente (ad esempio, il percepirle
come un unicum), avrebbe inoltre importanti ripercussioni anche a livello
sociale: difatti, proprio nella relazione interpersonale vengono elaborati
enormi quantitativi di informazione a causa della necessità di passare
continuamente dall’attenzione (anche implicita) verso i propri processi
interni all’attenzione verso i processi che riteniamo stiano avendo luogo
nell’altro. Una rigidità in questi switch dovuta alla presenza di cicli
lenti porterebbe a una marcata difficoltà nella codifica delle emozioni in
tempo reale.

Nonostante questi risultati siano stati validati in una seconda popolazione
di soggetti, sono necessari ulteriori studi per poter trasporre pienamente
nella clinica i risultati finora registrati, possibilmente con dati
raccolti *ad hoc*. Resta tuttavia affascinante il fatto che dati
apparentemente astratti come quelli forniti dalla risonanza magnetica
funzionale possano offrire spunti che, invece di incentrarsi su un sintomo
in particolare, considerano funzionamento di base dell’individuo,
declinandosi quindi nelle molteplici sfaccettature dell’autismo che è
finora stato difficile mettere in relazione.

Ringraziando autismo-biologia per continue opportunità di confronto che ci
fornisce vi porgo i miei sentiti saluti.


Dott. Stefano Damiani

Psichiatra della RSD Cascina Rossago

Dottorando presso il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del
Comportamento dell'Università di Pavia.
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