[autismo-biologia] commento a un articolo di rassegna sugli interferenti endocrini

Aurelia Gargiulo gargiuloaurelia a gmail.com
Mer 13 Mar 2019 10:13:38 CET


Ringrazio Mariani-Cerati per la prontezza della segnalazione così
importante e Marini per il significativo, esaustivo commento: mi viene in
mente che se anche solo una parte dello spazio e delle polemiche incentrate
sui vaccini fossero stati dedicati a queste molecole EDCs adesso
assisteremmo ad una sacrosanta rivolta popolare contro il loro impiego:
siamo stati depistati da un vero problema ad uno molto meno vero?

Il giorno mar 12 mar 2019 alle ore 20:04 Marina Marini <
marina.marini a unibo.it> ha scritto:

> Aderisco con piacere alla proposta della dottssa Mariani-Cerati di
> commentare l’articolo *Current Knowledge on Endocrine Disrupting
> Chemicals (EDCs) from Animal Biology to Humans, from Pregnancy to
> Adulthood: Highlights from a National Italian Meeting *
> https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6032228/
>
> Si tratta di una rassegna molto importante, che avrebbe dovuto trovare
> grande risonanza sui mezzi di comunicazione a tutti i livelli. In maniera
> molto documentata (sono 315 gli articoli scientifici citati) vi si discute
> gli effetti dell’immissione nell’ambiente di *un migliaio* di sostanze
> chimiche di sintesi definite come “interferenti endocrini”, essenzialmente
> molecole che interferiscono in vario modo con i segnali che le cellule
> degli organismi pluricellulari si scambiano tra loro per coordinare la loro
> attività.
>
> Gli effetti di queste molecole riguardano in genere gli ecosistemi, in
> quanto molecole e meccanismi di comunicazione sono molto conservati
> evolutivamente, quindi le stesse molecole alterano le comunicazioni
> cellula-cellula dei vegetali, degli invertebrati e dei vertebrati, uomo
> compreso. Questo non significa solo che gli effetti di tali molecole si
> possono riscontrare su una scala globale, ma ha anche due implicazioni
> importanti: ci fornisce innumerevoli modelli epidemiologici che provano gli
> effetti di tali molecole e ci ammonisce sul fatto che qualunque composto
> noi progettiamo per limitare i danni da parassiti o da commensali può
> danneggiare anche noi.
>
> Sono interferenti endocrini molte sostanze chimiche che sono state immesse
> nell’ambiente ai fini più disparati, dai pesticidi ai ritardanti di fiamma,
> da componenti della plastica (ftalati, bisfenoli) a prodotti inquinanti che
> si formano nel corso di vari processi di produzione industriale
> (alchilfenoli, metalli, diossine, idrocarburi aromatici policiclici).
>
> Siamo abituati a considerare come pericolosa l’attività di molecole in
> grado di danneggiare le molecole biologiche, in particolare il DNA: ma, nel
> caso degli interferenti endocrini, il danno genotossico è meno rilevante
> del danno epigenetico. In breve, più che mutazioni, si determinano difetti
> nella *regolazione dell’attività dei geni*, che vengono inibiti o
> attivati in maniera impropria, in quanto gli interferenti endocrini
> agiscono sui fattori di trascrizione e/o sui meccanismi epigenetici, ossia
> sui meccanismi che regolano l’accessibilità della cromatina alla sua
> trascrizione. Questo spiega perché gli interferenti endocrini agiscono a
> concentrazioni molto basse (una parte per milione o addirittura per
> miliardo), che sono le stesse a cui agiscono numerosi ormoni, fattori di
> crescita, citochine, morfogeni.
>
> Va da sé che l’esposizione a tali sostanze nel periodo embrionale o
> perinatale ha un’influenza enorme sui processi di sviluppo e non dobbiamo
> stupirci se ne risente in particolare il neurosviluppo, che, nell’uomo, si
> protrae anche nei primi anni di vita e che dipende da segnali, ancora poco
> noti, che diverse aree del cervello si scambiano tra loro in concentrazioni
> e in tempi critici.
>
> I processi epigenetici lasciano tracce anche a livello dei gameti, per cui
> l’esposizione materna a interferenti endocrini può avere anche effetti
> transgenerazionali, ripercuotendosi non solo sugli embrioni e sui feti ma
> anche sulla loro progenie.
>
> Limitandoci ad elencare rapidamente gli ambiti su cui agiscono gli
> interferenti endocrini in generale, senza entrare nel merito di dosi, tempi
> di esposizione, tipo di sostanza, meccanismi di azione, troviamo
> un’impressionante serie di patologie e alterazioni, di cui si riscontra un
> aumento esponenziale e che entrano tutte nella categoria delle patologie
> non trasmissibili; molti problemi sono associati ad alterazioni dell’asse
> HPT (ipotalamo-ipofisi-tiroide), il che giustifica la terminologia di
> “interferenti endocrini” in senso stretto.
>
> -alterazioni del neurosviluppo, disordini dello spettro autistico (ASD),
> Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (AHDH), dislessia,
> discalculia, disprassia, ritardi e deficit cognitivi ed emozionali in
> genere, aggressività, ansietà, difficoltà di apprendimento, patologie
> neurodegenerative come il morbo di Parkinson;
>
> -alterazioni dello sviluppo socio-sessuale e del comportamento parentale;
>
> -alterazioni del metabolismo, tra cui “epidemia” di obesità e di diabete
> di tipo 2; da notare che di questa “epidemia” sono stati accusati i
> comportamenti alimentari e lo stile di vita sedentario, ma gli interferenti
> endocrini svolgono un ruolo molto importante e su diversi piani nel
> determinare queste alterazioni;
>
> -femminilizzazione o mascolinizzazione dei feti e dei neonati; aumento
> dell’infertilità, sia maschile sia femminile; pubertà precoce;
>
> -cancerogenesi, con incremento di tumori in età pediatrica.
>
> La portata degli interferenti endocrini è quindi impressionante e
> costituisce un pericolo gravissimo per il futuro stesso dell’umanità, tanto
> che dovremmo chiederci perché se ne parli così poco. Ricordo qualche
> inchiesta televisiva della Gabbanelli o di Jacona, ma mi stupisco che
> abbiano avuto una risonanza molto limitata, forse per la nostra cronica
> mancanza di cultura scientifica o per la capacità ipnotica esercitata da
> diversivi, divertimenti, notizie irrilevanti, fenomeni di costume, politica
> dell’apparire… Insomma, questa importante rassegna dovrebbe indurci a
> discutere sul piano politico e sociale, in modo da assumere decisioni
> responsabili. Sul piano della ricerca, dovrebbe cambiare anche le
> prospettive e gli obbiettivi dei decisori, che dovrebbero indirizzare
> opportunamente le scelte dei finanziamenti alla ricerca.
>
>
> _______________________________________________
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