[autismo-biologia] Digest di autismo-biologia, Volume 134, Numero 10

Marina Marini marina.marini a unibo.it
Mar 22 Gen 2019 09:37:17 CET


gentile dott Marino,

lei mette il dito nella piaga, come si suol dire, ma il problema che lei pone è più complesso. Mi scuso se scriverò una mail un po’ troppo lunga, ma questo sito è per “addetti ai lavori” e quindi penso che tra i lettori vi siano persone interessate.

-Innanzitutto c’è bisogno di una ricerca di base, che, a prescindere dalle specifiche patologie, studi i meccanismi cellulari e intercellulari/sistemici. Le patologie, in questa fase, offrono spunti per capire l’esistenza di tali meccanismi. Questo punto di vista è in un certo senso rovesciato rispetto a quello che ci si attende dallo studio di una patologia, ma è così che si formano nuove idee e si amplia la conoscenza che permette di prevenire le patologie e ideare eventuali terapie. A chi spetta finanziare queste ricerche, che spesso necessitano di solo poche decine di migliaia di euro (oltre che di strumentazione)? Ovviamente non sarà né la Sanità pubblica, né le ditte farmaceutiche. E poiché le fondazioni private (es Casse di Risparmio) tendono a ignorare questo tipo di ricerca perché le ricadute “pratiche” sono lontane e non comprensibili dal pubblico, resta solo il Ministero della Ricerca, che però ha tagliato drasticamente i fondi da almeno 10 anni e che ha fatto delle scelte molto discutibili sull’impiego dei pochissimi fondi disponibili: a) chiede che nella domanda di sovvenzione della ricerca sia dimostrata l’esistenza di una ricaduta pratica delle ricerche, sovvertendo quindi le finalità che ho spiegato sopra; b) ha deciso di finanziare solo pochissimi mega-progetti di eccellenza, mentre andrebbero finanziati molti progetti medio-piccoli non necessariamente presentati da big, ma magari da giovani senza ancora un grandissimo curriculum, e questo perché la ricerca di base funziona in questo modo.

-Poi abbiamo una ricerca che parte dalle nozioni ricavate della ricerca di base e cerca di capire le patologie. Anche questa ricerca è sotto-finanziata e mal finanziata, ma può strappare qualche euro a enti privati illuminati; purtroppo per ottenere qualcosa si deve promettere nel progetto di realizzare delle cose strabilianti, che naturalmente non si possono ottenere con i pochi euro che si riescono a prendere. Qui gioca anche l’incompetenza dei finanziatori, che credono di ottenere chissà quali risultati finanziando 6 mesi di stipendio di un assegnista: o meglio, non ci credono, ma hanno pochi fondi e quindi li distribuiscono come credono sia meglio. È un gioco delle parti, che ho fatto anch’io e, avendo messo insieme quattro-cinque piccoli contributi, li ho utilizzati al meglio. Naturalmente in questo novero va messa anche la ricerca finanziata da Enti Assistenziali Privati o semi-privati, che operano secondo logiche proprie e in qualche caso in effetti finanziano buone ricerche, ma solo per ricercatori “interni”.

-Ci sono anche i progetti e i fondi europei, ma anch’essi (e penso giustamente) sono orientati su progetti molto grossi e tendono a privilegiare l’acquisizione di una quantità enorme di dati, su grandi popolazioni. Qui hanno un ruolo le grandi “piattaforme”, ad esempio metodiche in grado di elaborare molti dati genetici molto ricchi di informazioni. Nel caso dell’autismo, hanno dato e danno molti utili contributi, ma non si può ridurre tutta la ricerca a questi aspetti.

-Poi abbiamo i progetti applicativi, ivi compresi i trial clinici, gli studi demografico-statistici, ecc. Qui la Sanità dovrebbe svolgere un ruolo suppletivo a quello delle ditte farmaceutiche, che sono interessate a molecole da loro sintetizzate e su di esse puntano grossi capitali. Ed ecco che arriviamo al punto da lei sollevato. Che io sappia, una parte dei 10 milioni di cui lei parla è andata sicuramente a finanziare della ricerca portata avanti dall'ISS, ma una parte è stata messa a disposizione delle Regioni, che l'hanno destinata ad altre finalità, sicuramente urgenti e utili, ma non per ricerca, o meglio per un tipo di ricerca che è ben lontano da quella bio-medica. Quella che è mancata è la capacità di cogliere alcuni apporti recenti della ricerca di base e di indirizzare tali informazioni verso progetti concreti. Ad esempio, la ricerca volta a individuare precocemente i bambini a rischio dovrebbe essere accompagnata dalla ricerca volta a individuare rimedi precoci.

Vi deve essere anche una valutazione costi/benefici. Ad esempio, quando la “ricerca” è lasciata in mano a burocrati (anche ben intenzionati), inevitabilmente gran parte dei fondi va ad altri burocrati (consulenti, pianificatori, ecc.). Forse le famiglie che sono rappresentate nella Cabina di Regia dovrebbero farsi affiancare da esperti (scienziati), altrimenti la loro presenza viene vanificata e alla fine, per mancanza di conoscenze tecniche, la figura del rappresentante dell’ANGSA serve solo ad avvallare delle spartizioni già decise. In questo caso forse meglio non partecipare.

Dato che l'anno prossimo saranno disponibili altrettanti fondi, bisognerebbe che anche le famiglie si impegnassero a sostenere dei bandi di ricerca per studiosi italiani. Vorrei sentire il parere di Benedetta De Martis, che rappresenta l'ANGSA nella Cabina di Regia

Marina Marini

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Da: autismo-biologia <autismo-biologia-bounces a autismo33.it> per conto di gmarino <melat a libero.it>
Inviato: domenica 20 gennaio 2019 14:27:27
A: autismo-biologia a autismo33.it
Oggetto: Re: [autismo-biologia] Digest di autismo-biologia, Volume 134, Numero 10


e' vero cara Drssa Marini

il forte investimento pubblico manca ma non è detto che non ci siano risorse.

Nel caso dell'autismo la legge 134 ha la forrtuna di avere in dote , già dallo scorso anno, 10 milioni di euro annui. Che sono tanti soldi, proprio tanti in confronto a quelli che si spendono i progetti ri ricerca che costano poche decine di migliaia di euro e tante volte producono grandi risultati.

Nei mesi scorsi proprio per incentivare il coinvolgimento di tanti esperti ed associazioni ho cercato di stimolare una discussione su questo punto, ma con scarsi risultati.

Un gruppo di studiosi accompagnati con rappresentanti del mondo associativo potrebbe bene rappresentare questa criticità al Ministro della Salute e sono certo che si troverebbe una soluzione.
Oggi quelle somme sono amministrate da una Cabina di Regia istituita appositamente presso il Ministero e non mi sembra che sia molto interessata ad ampliare i suoi orizzonti.

Io sono disponibile a fare la mia parte ....

cordiali saluti

giovanni marino




Il 19/01/2019 09:54, Marina Marini ha scritto:

Buongiorno,

ho piacere di rispondere al sign.  Tosi perché la sua mail coinvolge una domanda essenziale: come tradurre in pratica i suggerimenti che vengono dalla ricerca?

Innanzitutto vorrei chiarire che il ruolo della ricerca è innanzitutto quello di raccogliere e organizzare dati scientifici, in modo da costruire (o almeno provare a costruire) un quadro coerente con tutti i dati, compresi quelli clinici. Però, prima di consolidare i trattamenti che la ricerca suggerisce, essi devono essere validati con i metodi codificati dalla Medicina basata sulle Evidenze. Per quanto riguarda il trattamento con antiossidanti, mi risulta che vi siano all'estero alcuni trial in atto e speriamo che le indicazioni non tardino troppo. ll vantaggio che io intravvedo sta nel fatto che si propone l'uso di sostanze che già sono contenute nei cibi, ad esempio gli estratti di broccoli. Questa, e altre sostanze che si stanno studiando, quanto meno non dovrebbero essere dannose. Un punto delicato riguarda però la sperimentazione. Infatti, le sostanze naturali come tali non sono soggette a brevetto, quindi non si possono "fare soldi". E allora, chi finanzia la ricerca e la sperimentazione? Sarebbe necessario un forte investimento pubblico, che invece manca

M. Marini

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Da: autismo-biologia <autismo-biologia-bounces a autismo33.it><mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it> per conto di Gianantonio Tosi <gianantonio.tosi a gmail.com><mailto:gianantonio.tosi a gmail.com>
Inviato: giovedì 17 gennaio 2019 14:05:45
A: autismo-biologia a autismo33.it<mailto:autismo-biologia a autismo33.it>
Oggetto: Re: [autismo-biologia] Digest di autismo-biologia, Volume 134, Numero 10

Grazie del link. I risultati in vitro potrebbero essere confermati anche in vivo da miglioramenti con uns dieta a bassi carboidrati per produrre meno radicali liberi. Alla base di tutto ci potrebbe essere poi la teoria della cdr di Bob Naviaux.

Saluti
Tony

Il giorno gio 17 gen 2019 alle 12:00 <autismo-biologia-request a autismo33.it<mailto:autismo-biologia-request a autismo33.it>> ha scritto:
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oppure, via email, manda un messaggio con oggetto `help' all'indirizzo
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Argomenti del Giorno:

   1. importante lavoro sullo stress ossidativo pubblicato da un
      gruppo multidisciplinare di Bologna (daniela)


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Message: 1
Date: Thu, 17 Jan 2019 08:12:14 +0100
From: daniela <daniela a autismo33.it<mailto:daniela a autismo33.it>>
To: autismo-biologia a autismo33.it<mailto:autismo-biologia a autismo33.it>
Subject: [autismo-biologia] importante lavoro sullo stress ossidativo
        pubblicato da un gruppo multidisciplinare di Bologna
Message-ID: <9dde9a5c84717f6c494cf52fbc0eabc1 a autismo33.it<mailto:9dde9a5c84717f6c494cf52fbc0eabc1 a autismo33.it>>
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Un professore di neuropsichiatria infantile, mancato nel 1994, ad un
convegno sull’autismo sosteneva che la parte psicotica della madre
provocava la patologia del figlio, dando per scontato che una parte
psicotica dovesse esistere in tutte le madri di figli con autismo. Poi
precisava “questo vale quando gli esami anatomici e biochimici sono
nella norma”

Ma cosa significa trovare esami nella norma alla data XY?

Diceva il Professor Franco Corsini, ad un convegno del maggio 1990, che
aveva per tema la disabilitá mentale “Nonostante le indagini di ogni
tipo risultino negative, è peró logico supporre che tale negativitá sia
dovuta essenzialmente ai nostri odierni limiti di conoscenza e di
tecnica: la storia della medicina è tutta formata di lacune colmate, di
dimostrazioni di eziologie prima sconosciute, di nuove indagini capaci
di rilevare ció che in precedenza era invisibile”

Leggendo l’articolo di Alessandra Bolotta e colleghi (Oxidative Stress
in Autistic Children Alters Erythrocyte Shape in the Absence of
Quantitative Protein Alterations and of Loss of Membrane Phospholipid
Asymmetry) si vede come la profezia di Franco Corsini si stia avverando.
Il gruppo di ricerca, guidato da Marina Marini, conducendo indagini
biochimiche molto piú approfondite di quanto si sia fatto sino ad ora,
ha rilevato ancora una volta importanti positività nell’ambito dei segni
biochimici  di stress ossidativo. Significative, in particolare,
le alterazioni morfologiche gravissime degli eritrociti e straordinario
il riscontro, evidente a tutti perché letteralmente visivo, di come esse
spariscano con un trattamento in vitro con antiossidanti (aprite
l'articolo se non fosse altro per vedere queste straordinarie
immagini!). Da qui alcune promettenti ipotesi di ricerca e di
suggerimenti di sperimentazioni terapeutiche innovative: alterazioni
analoghe a quelle degli eritrociti si verificano anche negli
inaccessibili neuroni? Il trattamento con antiossidanti potrebbe agire
anche sui neuroni migliorandone la funzione?

Tornando a quanto affermato nel 1990 da Corsini, finora i
neuropsichiatri organicisti (cioè quelli che non corrono dietro a
fantomatiche turbe materne) hanno preso atto  solo dell'esistenza di
alterazioni del sistema nervoso centrale che si sono originate nel corso
del neurosviluppo e non hanno sospettato la presenza di dinamiche ancora
in atto dopo il periodo di sviluppo. Invece, i dati più recenti ci
dicono che nei soggetti con ASD sono IN CORSO processi di stress
ossidativo, di  infiammazione, di alterazione delle membrane
plasmatiche. Processi ed alterazioni che, essendo IN ATTO, si possono
contrastare. Questa è la grande rivoluzione ottenuta in questi ultimi
anni dallo studio del fenotipo.

Dunque ricerche raffinate che meritano di essere continuate non solo in
laboratorio, ma anche nella sperimentazione clinica, entrambe da
incoraggiare e supportare con vari mezzi, non ultimi quelli finanziari.
L’articolo é in rete a libero accesso al link

https://www.hindawi.com/journals/omcl/2018/6430601/

     Daniela Mariani Cerati




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Subject: Chiusura del digest

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