[autismo-biologia] un esempio di buona prassi educativa scolastica

Paola Visconti paola.visconti a isnb.it
Mar 2 Ott 2018 12:07:50 CEST


 A proposito di ansia e autismo mi pare interessante inoltrare anche alla lista autismo-biologia il messaggio inviato alla lista autismo-scuola dall’insegnante Federica Pasin

Guardando un video su ansia e ASD, istintivamente, da insegnante, ho collegato le parole del relatore alla mia esperienza di docente con l' alunno con ASD che ho affiancato nei 3 anni delle medie. L'ansia era un elemento molto presente. Da qui, l'importanza di rendergli chiaro cosa ci si aspettasse da lui nelle varie situazioni, anticipando cosa sarebbe accaduto. Usavamo storie sociali costruite in base alle sue specifiche caratteritiche. Un grande progresso nei 3 anni è stato che, mentre in prima media si limitava ad ascoltare l'adulto che gli illustrava la storia e a comprenderne il senso, in terza media poneva anche domande di richiesta di delucidazioni su eventuali aspetti che evidentemente erano importanti x lui. Altrettanto rilevante è stato, nei 3 anni, lavorare sulla percezione di competenza e sulla motivazione, rinforzando l'autostima. Il risultato è che, se all'inizio della prima media, era spesso un 'no, no', gradualmente, nelle situazioni in cui si sentiva a suo agio come la sua classe (intesa come gruppo sociale di compagni e docenti) partecipava, provava a cimentarsi in cose nuove, ecc...ed era felicissimo delle sue prestazioni. Se c'era un intoppo, non andava in crisi ma era pronto a ritentare, ecc... Tra le tante cose, ho bene impresso nella mente  la questione delle prove di evacuazione. Alla primaria ogni volta che c'era una prova, lo si portava in passeggiata. Alla secondaria si è deciso che fosse un aspetto importante su cui lavorare. Non era chiaro se il ragazzo si fosse spaventato durante un'evacuazione durante un terremoto o se fosse il problema delle trombe o entrambe le cose. Ho costruito una storia sociale affrontando il problema da lontano (esistono tanti tipi di rumore...) per evitare che mi rispondesse 'no, no' e bruciarmi quindi la possibilità di portare a casa il risultato. Ebbene, nei 3 anni il ragazzo ha SEMPRE effettuato le prove di evacuazione, anche quando era più stanco e stressato (importantissima anche la cooperazione con la famiglia!). Se inizialmente la 'rassicurazione' veniva dall'affiancamento da parte mia (x lui ero 'la più forte del mondo', il suo massimo complimento x una persona), poi non solo la mia presenza ha iniziato a sfumare a favore degli altri colleghi, ma si è anche insistito sul fatto che lui sapeva fare le prove (c' erano esperienze positive a cui far riferimento); in terza media, quando gli si diceva che ci sarebbe stata la prova, lui rispondeva dicendo, senza alcun segnale di preoccupazione, cosa avrebbe fatto (es. Mi metto sotto al tavolo). 

 Forse quello che ho scritto è riduttivo rispetto alla complessità del lavoro fatto con l'alunno nei 3 anni di scuola media. Condivido lo stesso questa riflessione generata dalle parole del relatore del video che di fatto si sono tradotte nella mia mente in immagini legate ad esperienze vissute concretamente come docente.

Federica
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Questa esperienza mi sembra particolarmente efficace

non solo perchè ha portato a risultati molto incoraggianti nel ragazzino da lei seguito ma anche perchè tratta di un tema molto diffuso,  l'ansia nei bambini , ragazzi e adulti con ASD.

Le modalità con cui viene affrontata possono e dovrebbero rappresentare un modello per tutti noi operatori che accogliamo questi bambini, ragazzi e adulti. 

Pur credendo (e sperando) che gran parte del mondo dell'Educazione e Abilitazione si muova seguendo questo direttive , mi sembra che questo scritto rappresenti bene i paradigmi in cui moversi fra il sintomo ansia, visibilità del ragazzo nella classe, spinta all'autonomia- indipendenza, lavoro collegiale e strumenti educativi specifici.

Viene ripetuto più volte che gran parte del merito risiede nel lavoro di squadra  che include  educatori , insegnanti , Direzione didattica e soprattutto la famiglia. 

Poi l'anticipazione e la prevedibilità, ovvero una "strutturazione" che potrà essere più o meno "fisica"a seconda del livello di sviluppo del ragazzo, ma che rappresenta / rappresentano prerequisiti base per ovviare alle difficoltà di comprensione dell'ambiente nell'Autismo .

 E come abbiamo letto questa modalità appare utile non solo da un punto di vista didattico ma anche per l'apprendimento dell'indipendenza e dell'autonomia. 

POi   l'uso delle storie sociali , ma non in modo "general generico" ("perchè cosi si fa")  bensi specifiche rispetto alle problematiche del ragazzo e infatti come vediamo, alla fine, il ragazzo riesce anche ad affrontare le prove di evacuazione . 

Altro dato significativo e forse relativamente peculiare nellle modalità di insegnamento: lo sfumare a poco a poco la presenza dell'insegnante Federica ( più direttamente coinvolta ) per aiutare il ragazzo ad acquisire flessibilità anche rispetto all'ingresso di nuove persone .

Come sanno tanti insegnanti e genitori,  un legame troppo diretto e univoco fra insegnante e allievo porta poi ad un ritardo se non impossibilità di acquisizione di autonomia . 

Infine il vero riscontro dell'efficacia dell'apprendimento in senso lato : le domande e le richieste di delucidazioni, l'imparare a scegliere e a automotivarsi . 

Indubbiamente questo non è sempre possibile , anzi forse appartiene a una minoranza di casi ma è questo l'obiettivo a cui tendere per poter poi cominciare a  "scegliere insieme " come è stato  sottolineato nel manifesto di un recente Convegno (Fondazione Sospiro).

Un bell'esempio di intervento e di passione lavorativa , che sappiamo non essere ormai isolata , che appartiene a un buon numero di insegnanti ed educatori ...anche se il cammino è ancora lungo . 

E poi  non da ultimo ,  rispetto ad una crescente richiesta di farmaci per "  sintomi -comportamenti problema " un buon esempio di intervento educativo che va pensato ed elaborato , sempre, prima di arrendersi al difficile e spesso  non proficuo intervento farmacologico... . almeno fino a quando continueremo a disporre di farmaci cosiddetti "sintomatici" . 


Paola Visconti




Dott.ssa Paola Visconti 
Responsabile Centro ASD 
IRCCS, ISN 
Ospedale Bellaria 
Bologna
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