[autismo-biologia] I: punto della situazione sulla terapia cellulare

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Lun 22 Gen 2018 19:02:21 CET


Ho inoltrato il messaggio al Prof Roberto Burioni che ci invita ad andare sulla sua pagina facebook e a leggere i suoi libri

     Il Lunedì 22 Gennaio 2018 18:36, Burioni Roberto <burioni.roberto a hsr.it> ha scritto:
 

 #yiv6026253741 #yiv6026253741 -- P {margin-top:0;margin-bottom:0;}#yiv6026253741 Ho affrontato più volte il tema nella mia pagina Facebook e nei miei due libri.
Cordialmente
Roberto Burioni


Prof. Roberto BurioniOrdinario di Virologia e MicrobiologiaUniversità Vita-Salute San RaffaeleVia Olgettina 60 - DiBit220132 Milano Tel.     02 2643 3023Segr.  02 2643 3168Fax.    02 2643 4288 e-mail roberto.burioni a hsr.it


Il Lunedì 22 Gennaio 2018 18:01, Ilaria Granata <ilariagranata.65128 a gmail.com> ha scritto:


Grazie per la condivisione di questo  articolo, molto interessante. Mi viene in mente una domanda che rivolgo a tutti, come spunto di riflessione: non è possibile che in soggetti predisposti da mutazioni metaboliche preesistenti (ereditarie) la somministrazione di vaccinazioni multiple e  precocissime, come è uso fare oggi, accenda, inneschi, l'interruttore della patologia? Si parla in effetti di citochine infiammatorie e sistema immunitario.

Il 22 gen 2018 4:16 PM, <daniela a autismo33.it> ha scritto:

La ricerca biologica sull’autismo e in generale sui disturbi del
neurosviluppo é partita tardi e non ha ancora dato risultati concreti
intesi come terapie di provata efficacia.
Ci sono molti filoni di ricerca, con qualche successo in modelli animali e
in sperimentazioni umane su campioni troppo esigui per essere
significativi.
Tra i tanti filoni di ricerca un campo che é agli albori, ma che pare
abbastanza promettente, é la terapia cellulare.
Sun JM e Kurtzberg J hanno fatto il punto della situazione sulla terapia
con cellule staminali emopoietiche nelle malattie metaboliche ereditarie e
nell’autismo.
Il Professor Giorgio Lenaz, pur consapevole che si tratta di ricerche
ancora lontane da una applicazione terapeutica, ritiene che questo
approccio possa avere un  grande sviluppo. Ha pertanto letto e riassunto
l’interessante lavoro. Ecco il suo resoconto


Cell therapy for diverse central nervous system disorders: inherited
metabolic diseases and autism.
Sun JM, Kurtzberg J.
Pediatr Res. 2017 Nov 8. doi: 10.1038/pr.2017.254

Questa rassegna esamina lo stato attuale di una terapia cellulare con
cellule staminali emopoietiche in malattie che interessano lo sviluppo del
sistema nervoso centrale, tra cui i disordini dello spettro autistico.
L’approccio terapeutico si basa sulla nozione che le cellule ottenute da
un donatore si inseriscono nel midollo osseo del paziente e si
distribuiscono nell’intero organismo, incluso il sistema nervoso centrale,
apportandovi enzimi o altri fattori mancanti o alterati nella patologia
indagata. Si tratta di un tipo di terapia ancora agli albori, ma
sufficientemente promettente, che potrebbe in futuro diventare la terapia
elettiva di molte malattie che colpiscono lo sviluppo del sistema nervoso.
Poiché in queste malattie molti danni, una volta prodotti, sono
irreversibili, si presume che anche questa terapia sostitutiva debba
essere eventualmente applicata il più precocemente possibile.

Terapia cellulare per disturbi del sistema nervoso centrale: malattie
metaboliche ereditarie ed autismo.
J.M. Sun e J. Kurtzberg
Duke University, Durham N.C., USA

Al momento non esistono terapie risolutive per la maggior parte delle
malattie neurologiche congenite ed acquisite dell’infanzia, che di solito
lasciano una sequela di disabilità per tutta la vita e spesso portano a
morte prematura.  Lo sviluppo della cosiddetta Medicina Rigenerativa ha
suscitato un nuovo interesse sulla possibilità di utilizzare terapie
biologiche cellulari per queste malattie. Questa rassegna illustra lo
stato attuale delle terapie cellulari per due condizioni che si
manifestano nella prima infanzia: il trapianto di cellule staminali
emopoietiche in pazienti con malattie metaboliche ereditarie, e la ricerca
di terapie cellulari nei disordini dello spettro autistico (ASD).

Malattie metaboliche ereditarie

 Si tratta di un gruppo eterogeneo di malattie causate in genere da
mutazioni singole in un gene che codifica per un enzima chiave di un
determinato metabolismo: la mancanza dell’enzima può portare all’accumulo
di prodotti intermedi tossici oppure alla mancanza di componenti
essenziali per la vita cellulare. In ogni caso il sistema nervoso viene
gradualmente implicato con progressivo aggravamento di deficit
strutturali e funzionali che di solito portano a morte precoce.
Tentativi terapeutici sono stati effettuati tramite terapia sostitutiva
dell’enzima mancante o terapia genica: entrambi sono stati finora poco
efficaci sia per le reazioni immunologiche avverse sia per la difficoltà
dei sostituti enzimatici o genici di superare la barriera
emato-encefalica. L’unica terapia finora convalidata in alcuni casi di
malattie metaboliche è il trapianto di cellule staminali emopoietiche: le
cellule ottenute da un donatore si inseriscono nel midollo osseo del
paziente e si distribuiscono nell’intero organismo, incluso il sistema
nervoso centrale e servono da continua sorgente dell’enzima mancante in
modo da rallentare o fermare il decorso della malattia. Purtroppo questa
terapia funziona solo per un dato sottotipo di malattie metaboliche
(malattie da accumulo lisosomiali e perossisomiali e poche altre) e anche
nei casi ad esito positivo non sono curate le alterazioni strutturali
conseguenti alla malattia e soprattutto le eventuali alterazioni del
sistema nervoso periferico. Un motivo è che solitamente i donatori sono
parenti che spesso sono portatori sani eterozigoti e quindi hanno di per
sé minori livelli dell’enzima in questione. Inoltre è imperativo eseguire
il trapianto il più precocemente possibile, tenendo conto che la
migrazione delle cellule trapiantate può richiedere parecchi mesi: è
quindi importante avere una diagnosi precoce del difetto genico.


Disordini dello spettro autistico

 Gli approcci terapeutici ora in uso per i disordini dello spettro
autistico (ASD) includono in prevalenza terapie comportamentali o la cura
farmacologica di alcuni sintomi particolarmente spiacevoli, ma non
modificano lo stato morboso di base. Per una terapia dell’autismo si sta
ora esplorando il campo delle terapie cellulari. Esistono molteplici
meccanismi attraverso i quali le terapie cellulari potrebbero avere
effetto. Una immuno-modulazione cellulare con inibizione delle cellule T
potrebbe diminuire la secrezione di citochine pro-infiammatorie. Infatti
gli autori danno particolare risalto, nell’ambito della eziologia
multifattoriale della malattia, alla alterata regolazione infiammatoria e
immunitaria, dato il ruolo riconosciuto di molte citochine nello sviluppo
del sistema nervoso. Un’ipotesi sullo sviluppo di ASD è che modificazioni
immunologiche dei profili di citochine cerebrali possano risultare in
anormale sviluppo del sistema nervoso centrale sia direttamente sia
indirettamente tramite attivazione della microglia. In molti modelli di
ASD sono state descritte anomalie nel numero, funzione, e regolazione
genica delle cellule della microglia, nonché infiammazioni neuronali
localizzate e attivazione patologica degli astrociti.
Poiché una delle alterazioni che più viene collegata all’autismo è una
disfunzione sinaptica, non è escluso che le cellule impiantate possano
attivamente facilitare lo sviluppo di sinapsi funzionali.

Modelli animali.
Alcuni studi di terapia cellulare sono stati compiuti su modelli animali
di forme monogeniche con sintomatologia autistica. Per esempio in un
modello murino di sindrome di Rett l’infusione endovenosa di cellule del
midollo osseo ha arrestato il decorso della malattia. Altri studi su
analoghi modelli animali in genere indicano che la terapia cellulare può
effettivamente migliorare la sintomatologia autistica. Purtroppo non si sa
quanto questi risultati possano essere generalizzati alle forme
idiopatiche di ASD.

Studi clinici
Attualmente sono in corso parecchi studi di terapia cellulare di ASD, ma
al momento di stesura di questa rassegna (giugno 2017) solo 4 studi sono
stati pubblicati.
Uno studio in India su 32 pazienti (età 3-33 anni) mediante iniezione
intracranica di cellule mononucleate autologhe dal midollo osseo,
nonostante frequenti effetti collaterali avversi, ha mostrato
significativi miglioramenti riscontrati su scale di valutazione
dell’autismo.
Un altro studio in Ucraina su 45 soggetti (età 3-15 anni) con infusioni
endovenose di cellule staminali fetali ha mostrato un netto miglioramento
del comportamento sociale, senza effetti collaterali di rilievo.
Negli USA è stato compiuto [dagli autori di questa rassegna] un trial
aperto in Fase I su 25 bambini (2-5 anni) mediante iniezione singola di
cellule del cordone ombelicale. Sono stati osservati miglioramenti dei
sintomi autistici a 6 mesi che permanevano a 12 mesi. E’ ora in corso uno
studio di Fase II randomizzato con placebo.
Infine in uno studio in Cina soggetti con ASD erano trattati con cellule
del cordone ombelicale (14 soggetti) oppure con cellule staminali
mesenchimali (9 soggetti) oppure a terapia convenzionale (14 soggetti). I
pazienti che ricevevano la terapia cellulare hanno mostrato un
miglioramento significativo rispetto a quelli con terapia tradizionale.

Conclusione
Potenzialmente una terapia cellulare sostitutiva potrebbe essere utile per
la cura dei disordini dello spettro autistico. In realtà il vantaggio di
una terapia cellulare è concettualmente più semplice per le malattie
metaboliche ereditarie in cui manca la sintesi di un enzima, in quanto le
cellule impiantate divengono fonti perenni dell’enzima mancante. Più
difficile é comprendere il meccanismo con cui una terapia cellulare possa
migliorare una condizione in cui molteplici fattori contribuiscono a un
alterato sviluppo del sistema nervoso centrale. Tuttavia i risultati
promettenti di alcuni studi clinici preliminari, descritti in questa
rassegna, incoraggiano a proseguire con studi clinici con un numero molto
piú  alto di casi e una sperimentazione con placebo.
        Giorgio Lenaz


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