[autismo-biologia] follow up 4 anni dopo la diagnosi

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Lun 4 Maggio 2015 11:54:39 CEST



Il Domenica 3 Maggio 2015 10:44, Tiziano <tgabrielli a alice.it> ha scritto:


  

 Azzardo un commento all'articolo sotto citato relativo alle conclusioni di una interessante ricerca esposta al  PAS Pediatric Academic Societies dalla pediatra Lisa Shulman di New York. Al di lą di qualsiasi considerazione sui criteri diagnostici inclusivi che l'ultimo DSM apre in modo significativo (diminuendo il rischio di dimenticare qualcuno nell'includere ma aumentando il rischio di poca precisione diagnostica) vediamo che, secondo questo studio, con il passare del tempo, il gruppo selezionato come includibile resta, a sei anni, numericamente significativo. Questo implica che enormi risultati dal punto di vista abilitativo non si hanno nemmeno negli States. 
4 maggio 2015Temo che le eccellenze USA che conosciamo non abbiano un'applicazione generalizzata. Qualche anno fa sono stati pubblicati in Italia due libri autobiografici scritti da genitori americani ricchi e colti. Mi sarei aspettata che avessero scelto le scuole migliori per i loro figli e con sorpresa ho letto sulla scuola quanto segue“Un figlio diverso” di Portia Iversen, Mondadori Editore,2007 

pag 299


 
Nove allievi autistici, tra gli otto e gli undici anni,sedevano in semicerchio con gli assistenti personali su sedie di plasticainsieme ai terapisti occupazionali e agli aiutanti delle maestre………………………………….

Pag 300

I bambini si dimenavano, facevano un gran baccano,strillavano, piangevano, ridevano, saltavano e camminavano carponi

Pag. 303

All’improvviso un urlo raccapricciante ha lacerato quellastrana scena di fiaba, e tutti gli occhi si sono rivolti verso Maria che avevauna mano alzata in atto di protezione e una smorfia di dolore in viso “Mi hamorso!”

Pag 272

A scuola era circondato da altri bambini incapaci di parlaree di controllare il proprio comportamento, e da insegnanti ignari del fatto chequando parlavano lui li capiva; quindi aveva poche opportunità di apprenderequalcosa sulle relazioni sociali…………….

A scuola gli erano sempre state impartite cognizioni alivello di asilo. Mi riusciva insopportabile pensare alle innumerevoli ore cheaveva trascorso a fare cose che per lui erano impossibili, come contare da unoa dieci manipolando dei cubi colorati………….In realtà era questo il genere diattività in cui era stato impegnato tutto il giorno, ogni giorno, per tutta lavita


 

 
“Horse boy” di Rupert Isaacson, Rizzoli Editore, 2009

P 50

Non che la si potesse davvero chiamare una scuola: era pocopił che un asilo nido, in cui un mucchio di bambini autistici e con altredisabilitą erano stipati in una stanza fatta di cemento, senza finestre, contubi al neon in soffitto; e sotto lo sguardo impotente degli insegnanti tuttisi spronavano a vicenda a scuotere le braccia,  a strillare e a lasciarsi andare ad altrigesti inconsulti


 

 

   
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