[autismo-biologia] tosse e compulsioni

Cristina Barattoni mcbarattoni a gmail.com
Mer 4 Feb 2015 08:07:40 CET


!!!! E' una situazione assurda e inconcepibile.... è possibile sapere come
si chiama il giudice per scrivergli in massa, ad esempio?

Il giorno 3 febbraio 2015 21:02, daniela marianicerati <
marianicerati a yahoo.it> ha scritto:

> Un bambino che ha la tosse costituisce un disturbo anche per i vicini, se
> si tengono le finestre aperte o se i muri sono sottili, ma non mi risulta
> che sia mai successo che un bambino venga sottratto alla mamma perché ha la
> tosse.
> Un bambino che, invece di avere i bronchi deboli, ha una disfunzione
> cerebrale a causa della quale ha dei comportamenti esplosivi, viene
> sottratto brutalmente a una mamma che ha fatto di tutto per curarlo ma,
> come spesso succede in Neuropsichiatria infantile, inutilmente.
> E’ successo in una città italiana che non nomino nel timore che la
> famiglia venga riconosciuta.
> I comportamenti esplosivi compulsivi sono un problema enorme e irrisolto
> di cui si dovrebbero occupare di più medici, psicologi, assistenti sociali
> e giudici.
> Nel caso in questione il neuropsichiatra consultato dalla madre aveva
> capito bene che si trattava di un sintomo di malattia, tanto che era
> partito subito con il risperidone.
> Dimenticando però una cosa fondamentale: che gli psicofarmaci nei bambini
> spesso danno effetti paradossi. Così è stato. Sotto l’effetto del
> risperidone i sintomi preesistenti sono peggiorati e ne sono comparsi
> altri: allucinazioni, opistotono, enuresi.
> All’atto della prescrizione il medico NPI non ha lasciato nessun numero
> telefonico utile e, quando la madre ha chiamato l’ospedale per dire che il
> bambino (otto anni) stava malissimo, il medico non era reperibile e
> l’infermiera ha detto, con non si sa quale autorità, di continuare il
> farmaco fino al ritorno del medico, dopo il fine settimana.
> Era chiaro che il farmaco andava sospeso, ma la madre, scrupolosa, ha
> voluto farlo con il consenso di uno, anzi di tre medici pediatri da lei
> consultati.
> Ma nella catena perversa che ha portato all’allontanamento coatto del
> bambino dalla famiglia è risultato soltanto che la madre non ha seguito la
> prescrizione del medico NPI.
> Ci risiamo: l’antico adagio. Non si pensa alla serotonina, alla dopamina o
> alle sinapsi. “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio
> tempo”
> Al minimo sintomo di origine non chiara scatta la colpa. E la colpevole è
> sempre lei: la mamma.
> La quale ha tutta la documentazione della sua innocenza, ma per lei non
> vale la presunzione di innocenza finché non si dimostra il contrario.
> Il bambino, che ovviamente continua con le sue crisi compulsive,
> inspiegabilmente, continua a vivere lontano da casa, in una comunità di
> estranei. Lei lo puo’ vedere un paio di ore alla settimana, sempre con un
> “secondino” che ascolta e che pretende che i due parlino ad alta voce
> perché potrebbero dirsi non si sa quali segreti.
>
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