[autismo-biologia] tosse e compulsioni

Marina Marini Marina.marini a unibo.it
Mer 4 Feb 2015 00:00:58 CET


e' una storia orribile, d'altro canto il mese scorso abbiamo appreso la 
storia di quella famiglia con 6 bimbi troppo povera per pagare l'affitto 
della casa, li hanno separati, i bambini sparsi in più istituti costano 
molto di più di quello che sarebbe costato alla società pagare l'affitto 
per loro
Marina
Il 03/02/2015 21:02, daniela marianicerati ha scritto:
> Un bambino che ha la tosse costituisce un disturbo anche per i vicini, 
> se si tengono le finestre aperte o se i muri sono sottili, ma non mi 
> risulta che sia mai successo che un bambino venga sottratto alla mamma 
> perché ha la tosse.
> Un bambino che, invece di avere i bronchi deboli, ha una disfunzione 
> cerebrale a causa della quale ha dei comportamenti esplosivi, viene 
> sottratto brutalmente a una mamma che ha fatto di tutto per curarlo 
> ma, come spesso succede in Neuropsichiatria infantile, inutilmente.
> E’ successo in una città italiana che non nomino nel timore che la 
> famiglia venga riconosciuta.
> I comportamenti esplosivi compulsivi sono un problema enorme e 
> irrisolto di cui si dovrebbero occupare di più medici, psicologi, 
> assistenti sociali e giudici.
> Nel caso in questione il neuropsichiatra consultato dalla madre aveva 
> capito bene che si trattava di un sintomo di malattia, tanto che era 
> partito subito con il risperidone.
> Dimenticando però una cosa fondamentale: che gli psicofarmaci nei 
> bambini spesso danno effetti paradossi. Così è stato. Sotto l’effetto 
> del risperidone i sintomi preesistenti sono peggiorati e ne sono 
> comparsi altri: allucinazioni, opistotono, enuresi.
> All’atto della prescrizione il medico NPI non ha lasciato nessun 
> numero telefonico utile e, quando la madre ha chiamato l’ospedale per 
> dire che il bambino (otto anni) stava malissimo, il medico non era 
> reperibile e l’infermiera ha detto, con non si sa quale autorità, di 
> continuare il farmaco fino al ritorno del medico, dopo il fine settimana.
> Era chiaro che il farmaco andava sospeso, ma la madre, scrupolosa, ha 
> voluto farlo con il consenso di uno, anzi di tre medici pediatri da 
> lei consultati.
> Ma nella catena perversa che ha portato all’allontanamento coatto del 
> bambino dalla famiglia è risultato soltanto che la madre non ha 
> seguito la prescrizione del medico NPI.
> Ci risiamo: l’antico adagio. Non si pensa alla serotonina, alla 
> dopamina o alle sinapsi. “Sei ancora quello della pietra e della 
> fionda, uomo del mio tempo”
> Al minimo sintomo di origine non chiara scatta la colpa. E la 
> colpevole è sempre lei: la mamma.
> La quale ha tutta la documentazione della sua innocenza, ma per lei 
> non vale la presunzione di innocenza finché non si dimostra il contrario.
> Il bambino, che ovviamente continua con le sue crisi compulsive, 
> inspiegabilmente, continua a vivere lontano da casa, in una comunità 
> di estranei. Lei lo puo’ vedere un paio di ore alla settimana, sempre 
> con un “secondino” che ascolta e che pretende che i due parlino ad 
> alta voce perché potrebbero dirsi non si sa quali segreti.
>
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