[autismo-biologia] ricerca ed associazionismo

Cornacchia/Donato alpinok2 a teletu.it
Mar 15 Apr 2014 19:14:39 CEST


Gentili,
DanielaMariani Cerati ha scritto:
"La ricerca dovrebbe partire dalla constatazione che questi gravissimi comportamenti compulsivi hanno una base endogena, al pari delle crisi epilettiche. Ma quali meccanismi biochimici le scatenano? Il fenomeno è tanto diffuso quanto poco conosciuto, ma è reale. Ed è gravissimo che sia così poco studiato dalla comunità scientifica del ventunesimo secolo. "

Come non condividere questa riflessione? chi da anni vive la quotidianità dell'autismo ha potuto sperimentare nel tempo le varie interpretazioni degli addetti ai lavori. Siamo passati dall'oscuro passato colpevolizzatore all'odierno approccio cognitivo comportamentale. In questa positiva evoluzione, dimostrata del resto dai risultati sui bambini che beneficiano di interventi precoci di questo tipo, resta tuttavia una parte oscura, ancora inesplorata. 
Una parte che non sembra indagabile con l'analisi del comportamento e con la classica ricerca dell'antecedente, etc.. Detto questo, vorrei chiarire che non sto svolgendo opera denigratoria verso gli approcci che fortunatamente anche in ITalia si stanno applicando, ma constato, nella mia esperienza ed in quella di altri, un margine di imprescrutabilità che mi vede aderire a quanto su espresso. 
La base endogena di alcuni comportamenti, spesso accompagnati da prodromi a livello fisico individuabili ad un occhio attento ( sudorazione e salivazione abnorme, variazioni della temperatura corporea, irrequietezza fisica ed aumento delle stereotipie motorie ) credo esista . Purtroppo la mancanza di studi in questo senso non può essere negata, altrettanto non possiamo negare quanto la comunità sociale non abbia la consapevolezza della gravità dei sintomi in autismo ( non solo nei "gravi" che cita Mariella, ma in quasi tutti ) . Mi sto chiedendo cosa dobbiamo fare per far giungere alla società il nostro grido di aiuto, quando nei tavoli istituzionali l'autismo viene considerato solo "una" delle tante disabilità, riconducendola quindi a problemi di budget e negandoci il doloroso primato che diversi studi ( es: "F.A.B.I.A." e "La dimensione nascosta delle disabilità" del Censis ) ci attribuiscono. 
Siamo troppo dignitosi? Ci facciamo carico di una quotidianità faticosissima senza far trapelare all'esterno la gravità della situazione?
Personalmente sto molto riflettendo su questo, ed anche su una certa solitudine di coloro che lavorano perchè le istituzioni cambino la presa in carico e l'assistenza all'autismo.
Ha ragione DMC quando, rispondendo ad un genitore che lamenta una assenza delle associazioni nello stimolare la ricerca, dice: 
"..lei non ha idea di quanto ANGSA si sia battuta sin dalla sua nascita nel 1985 per la ricerca scientifica. Non a caso ha creato un comitato scientifico e questo forum. Ricercatori impegnati si sono interessati di autismo su impulso di ANGSA , a partire dal campus biomedico che, non appena costituito, è stato subito contattato dal fondatore e primo presidente di ANGSA, Pierluigi Fortini, che ha proposto alla neonata Università di occuparsi di autismo. Mi pare che lei di questo non sia per nulla informato. Se  vuole collaborare, e ha delle idee, sarà il benvenuto. "
Quanti genitori si interessano a conoscere la nostra storia, che, senza tema di smentite,  coincide esattamente con la storia dell'autismo in Italia? 
Riferendomi qui non ad una situazione specifica, invito a riflettere su quanto l'associazionismo stia subendo agli occhi delle famiglie una valenza che trovo  impropria .
Molte famiglie aderiscono alle associazioni in base all'offerta di servizi e progetti. Troppe volte non una parola viene spessa per confrontarsi sulla linea politica, sul ruolo che l'associazione stessa intenda darsi, su quali siano gli obiettivi. Si aderisce a chi offre in quel momento un progetto che ci sembra utile, salvo cambiare in poco tempo la propria adesione a favore di altri, come se si acquistasse un qualunque prodotto nel negozio più conveniente. 
Così non si rafforza l'associazionismo, si perde il senso di appartenenza, ci si frantuma in realtà sempre più locali che non perseguono linee politiche, le uniche  che potranno migliorare il domani dei nostri figli. Quando parliamo e ci esponiamo anche personalmente nel rapporto con le istituzioni, molti rappresentanti di queste realtà non sono con noi.
I progetti a sostegno delle famiglie sono cosa buona e utile, ma finiranno quando non avremo più denaro, o quando saremo stanchi. I percorsi istituzionali resteranno, che noi siamo in vita o no, che l'Operatore bravo sia andato in pensione o meno, perchè creeranno una nuova cultura rispondente a dettami precisi a cui i Servizi dovranno aderire. E sarà allora che dovremo essere uniti nel monitorare la qualità dei servizi ottenuti, spendendo gran parte delle nostre energie a sostegno di queste richieste SOSTANZIALI, alle quali, una volte ottenute , potranno sì fare da corollario le attività che sui territori riusciremo ad organizzare. Ma queste, senza i percorsi istuzionali opportuni, saranno cosa effimera.
E insieme ai protocolli di assitenza e presa in carico, dobbiamo considerare come cosa prioritaria anche la ricerca, in tutte le declinazioni a cui DMC si riferisce. La cosa riguarda tutti noi, anche se sarà molto difficile ottenerla. 
 
Cordialmente

Noemi  


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