[autismo-biologia] studio prospettico longitudinale di quattro anni

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Sab 1 Giu 2013 19:27:57 CEST


Da: Flavia Caretto <fcaretto a libero.it>

A: daniela marianicerati <marianicerati a yahoo.it>; Autismo Biologia <autismo-biologia a autismo33.it> 
Inviato: Sabato 1 Giugno 2013 18:12
Oggetto: Re: [autismo-biologia] studio prospettico longitudinale di quattro anni
 


 la componente "intensivitā" dovrebbe essere comparata con la componente "non intensivitā" (č di questo che trattava la relazione di Gillberg a Riva del Garda), e non, invece, con il trattamento cosiddetto "usuale", del quale poco č dato sapere.
flavia caretto


Qui c’è un problema etico. Se si ritiene che ci siano
evidenze solide a favore dell’efficacia di un intervento intensivo, non è etico
privare alcuni bambini con diagnosi di autismo dell’intervento intensivo, ma è
etico soltanto fare due gruppi con trattamenti intensivi diversi
Faccio notare che l’Early Start Denver Model mette nel
novero delle ore di trattamento anche quelle che i genitori passano coi figli
usando le strategie Denver e queste ore (16,3 di media) superano quelle
somministrate  dal terapista (15,2 di
media).
Questo rende l’intervento più sostenibile dal punto di vista
economico, dal momento che i genitori non costano nulla al SSN                            Daniela MC



 

Il 01/06/2013 15:43, daniela marianicerati ha scritto:

Armando Mazzoni  ha inviato il 21 maggio scorso il seguente messaggio: “Pur comprendendo la complessità e i criteri di rigore statistico e scientifico necessari, che molto probabilmente rendono la domanda poco pertinente, vi chiedo se esistono studi e ricerche recenti che mettano in relazione le terapie di intervento educativo precoci con gli outcomes negli adulti”
>Per dare risposta a questo quesito bisogna impostare degli studi prospettici che seguano gruppi di  bambini dalla diagnosi all’età adulta. 
>Patricia K. Kuhl  e collaboratori hanno impostato uno studio prospettico di lunga durata  iniziando a seguire un gruppo di bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico dall’età di due anni. Per ora hanno seguito i bambini per quattro anni e hanno pubblicato lo stato di avanzamento della loro ricerca pochi giorni fa, il 29 maggio, sulla rivista Plos One
>Il titolo dell’articolo già anticipa il risultato più interessante che hanno rilevato
>Brain Responses to Words in 2-Year-Olds with Autism Predict Developmental Outcomes at Age 6 
>Il testo completo dell’articolo è in rete al link
>http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0064967
>Il disegno della ricerca č piuttosto complesso. 
>24 bambini con diagnosi di autismo sono sottoposti, subito dopo la diagnosi, non solo a valutazione diagnostica e funzionale, ma anche ad un esame strumentale non invasivo: la misurazione dei potenziali evocati evento correlati  “event-related potentials, ERPs “ . L’evento è l’ascolto di parole famigliari e non famigliari, un modo per esplorare la processazione della parola  “a brain measure (event-related potentials, ERPs) of word processing”
>Tale esame viene eseguito sui 24 bambini con diagnosi di autismo e su 20 bambini a sviluppo tipico. L’esame consiste in questo: i ricercatori leggono ai bambini parole a loro famigliari e altre non famigliari. Quando i bambini a sviluppo regolare sentono parole per loro nuove, l’attività elettrica nell’emisfero sinistro si attiva secondo un pattern prevedibile e costante..
>Nel gruppo dei bambini con autismo un sottogruppo  mostra una risposta elettroencefalografica molto minore, mentre l’altro sottogruppo  mostra una risposta intermedia, maggiore rispetto al gruppo dei meno responsivi e più vicina a quella dei bambini a sviluppo normale. 
> 
>C’è correlazione tra l’intensità della risposta EEG e i punteggi all’ADOS per l’interazione sociale.  I  bambini con una minore compromissione della socialità hanno una risposta più vicina a quella dei bambini a sviluppo tipico e viceversa “children with less severe social symptoms resemble TD controls, while those with more severe social symptoms show a clearly atypical brain response”
>A due anni di età, dopo la valutazione clinica e strumentale, i bambini vengono randomizzati in due gruppi per iniziare due tipi di trattamento, entrambi intensivi: l’Early Start Denver Model, considerato l’intervento sperimentale, e il trattamento che offrono i Servizi, pure esso intensivo.
> 
>Rivalutati all’età di 4 e 6 anni, vi sono dei miglioramenti in tutti i bambini, senza differenza tra i due trattamenti, mentre ci sono miglioramenti  più marcati,  sia a 4 che a 6 anni , nei bambini che a due anni avevano avuto punteggi migliori nella socialità e risposte meno alterate ai potenziali evocati dalle parole non famigliari.
> 
>Il lavoro sottolinea questo dato che č fortemente positivo, mentre sorvola sul fatto che i due tipi di trattamento, entrambi intensivi, non danno differenze significative. Questo dato a me pare invece molto interessante per cui copio quello che il lavoro dice sulle caratteristiche dei due trattamenti
> 
>During the two year study enrollment period, the Early Start Denver Model (ESDM) experimental intervention group received an average of 15.2 hours/week (SD = 1.4) of therapist-delivered intervention. In addition, parents reported an additional 16.3 hours/week (SD = 6.2) of interaction using ESDM strategies and 5.2 hours/week (SD = 2.1) in other therapies (e.g., speech therapy, developmental preschool). Families assigned to the Community Intervention (CI) treatment group were referred to local providers for interventions commonly available in the community, and reported an average of 9.1 hours/week of individual therapy and an average of 9.3 hours/week of group interventions (e.g., developmental preschool)
> 
>Il trial di cui si parla è lo stesso che viene descritto in: Dawson G, Rogers S, Munson J, Smith M, Winter J, et al. (2010) Randomized, controlled trial of an intervention for toddlers with autism: The Early Start Denver Model. Pediatrics 125: e17–e23. doi: http://dx.doi.org/10.1542/peds.2009-0958.
> 
>L’Early Start Denver Model è descritto minuziosamente in un manuale che è stato tradotto anche in italiano (Early Start Denver Model. Intervento precoce per l’autismo. Linguaggio, apprendimento e reciprocità sociale. Autori: Sally Rogers, Geraldine Dawson. Edizione italiana a cura di Giacomo Vivanti. Omega Edizioni, Torino, 2010) 
>Del trattamento offerto dalla comunità il lavoro non dice molto, ma sappiamo che in USA il trattamento più frequentemente offerto è l’EIBI (Early intensive behavioral intervention)
> Per quanto riguarda i miglioramenti all'età di sei anni si dice “group-level improvements in standardized behavioral test scores were found in children with ASD over time (Table 4), with significant increases from Time 1 to Time 3 for measures of receptive language, F(1, 17) = 32.240, p = .000, ηp2= .655, cognitive ability, F(1,
18) = 25.583, p = .000, ηp2= .614, and adaptive function, F(1, 14) = 6.021, p = .028, ηp2= .301. Variability also increased from Time 1 to Time 3 as evidenced by increased standard deviations and range of scores"
> 
>Dunque: le aree in cui I bambini hanno mostrato miglioramenti, dai due ai sei anni di età, sono state: il linguaggio recettivo, l’abilità cognitiva e la funzione adattativa. Dai due ai sei anni è anche aumentata la variabilità, ovvero le divergenze nel miglioramento tra i singoli bambini all’interno di entrambi i gruppi di trattamento.
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>
>Il lavoro č lungo e articolato per cui altri lettori potrebbero sottolineare altri dati interessanti e fare altre considerazioni. 
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>  Daniela Mariani Cerati
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