R: [autismo-biologia] Comunicazione Aumentativa Alternativa

Antonella Costantino a.costantino a policlinico.mi.it
Dom 22 Dic 2013 22:47:37 CET


Credo che quanto lei dice sia molto importante, e che in Italia in modo particolare vi sia ancora tanta tanta confusione sia sulla comunicazione aumentativa (o forse meglio sarebbe parlare di “comunicazioni aumentative”, come di autismi) che sulle evidenze che la sostengono.

 

Per fortuna, di evidenze sull’efficacia della comunicazione aumentativa in generale e in particolare per l’autismo, oggi ce ne sono tante. 

 

Forse quelle più importanti riguardano proprio i quesiti che lei pone alla fine, cioè a che età o con che prerequisiti linguistici è opportuno cominciare. 

 

A livello internazionale, è noto fin dal 1992 che non ci sono prerequisiti per l’intervento di caa, che può essere iniziato a qualunque età e indipendentemente dalla presenza o meno di intenzionalità comunicativa, ovviamente adattando l’intervento di conseguenza. Soprattutto, è stato dimostrato che iniziare molto precocemente non interferisce con lo sviluppo del linguaggio verbale ed anzi lo facilita, in particolar modo se la caa viene utilizzata anche in entrata (per capire quello che le persone dicono) e non solo in uscita. I tre articoli che seguono sono i più rilevanti nel campo, i primi due perché sono due review, il terzo perché è uno studio randomizzato controllato che confronta l’efficacia dell’intervento di caa con quella dell’intervento logopedico classico per piccoli sotto i tre anni che usano meno di 10 parole.

 

 

1.      Millar, D., Light, J. C., & Schlosser, R. W. The impact of augmentative and alternative communication intervention on the speech production of individuals with developmental disabilities: A research review. Journal of Speech, Language, and Hearing Research. 2006;49, 248–264.

2.       <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%22Schlosser%20RW%22%5BAuthor%5D> Schlosser RW,  <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%22Wendt%20O%22%5BAuthor%5D> Wendt O. Effects of augmentative and alternative communication intervention on speech production in children with autism: a systematic review.  <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18663107> Am J Speech Lang Pathol. 2008 ;17:212-30.

3.      Romski M, Sevcik RA, Adamson LB, Cheslock M, Smith A, Barker RM, Bakeman R.  <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20360461> Randomized comparison of augmented and nonaugmented language interventions for toddlers with developmental delays and their parents. J Speech Lang Hear Res. 2010; 53(2):350-64.

 

Altrettanto noto è che è fondamentale coinvolgere e formare i genitori, i fratelli, i compagni, gli insegnanti e tutto l’ambiente, perché l’intervento di caa possa funzionare.

 

Ci sono però tante diverse modalità di approccio in caa. 

 

Credo che il passaggio più importante che sta avvenendo in questi ultimi anni riguardi il considerare la caa come una vera e propria “lingua in simboli” e non solo un supporto visivo alla comunicazione.  In una lingua in simboli, non è importante che i simboli “assomiglino” alle cose che rappresentano ma è importante come e quanto vengono usati, perché è attraverso quello che ne viene appreso il significato, indipendentemente dalla somiglianza. Proprio come avviene con le parole. 

 

È un passaggio importante perché apre nuovi spazi per il futuro.

 

Ci si è resi conto di una cosa apparentemente banale, ma che per molti anni è sfuggita a tutti.

I bambini con i quali era stata usata una modalità di comunicazione aumentativa molto semplificata, con pochi simboli per sottolineare le cose principali e per chiedere le cose essenziali, finivano per usare un linguaggio in uscita altrettanto semplificato e povero.

Quelli con  i quali erano stati usati tanti simboli, inclusi verbi ed emozioni, ed usati per raccontare loro cosa stava succedendo, sembravano acquisire un linguaggio, in simboli come verbale, più ampio e fluido.

Se ci pensiamo, è ovvio. Per imparare una seconda lingua (ma anche per imparare la prima) abbiamo bisogno prima di tutto di ascoltarla, e solo dopo siamo in grado di provare a parlarla. E chi ha acquisito bene una prima lingua (in questo caso, quella in simboli) è molto facilitato nell’acquisirne una seconda. 

 

E’ quello che in questi anni ci è successo di osservare con i bambini a cui sono stati letti ad alta voce i libri in simboli.

Ma ancora più interessante, è che  è quello che succede anche ai loro compagni di classe. La capacità di capire le parole e le frasi e i racconti aumenta in tutti i bambini che sono esposti ai libri in simboli, che siano autistici, con altre disabilità della comunicazione, migranti o sani.

 

Per i bimbi che avranno poi bisogno di un intervento di comunicazione aumentativa vero e proprio, i libri in simboli aiutano a capire quando è ora di introdurre altri strumenti. Spesso infatti i bimbi cominciano spontaneamente a usare i simboli dei libri per commentare o chiedere.  

I libri in simboli aiutano inoltre  a preparare l’ambiente, a fare in modo che quando è ora di introdurre tabelle e ausili ad uscita in voce, tutti sappiano già “naturalmente” a cosa servono e come si usano, e riescano così ad essere “partner comunicativi” più competenti ed efficaci, con meno fatica.  

 

Se lo desidera, sul nostro sito http://www.sovrazonalecaa.org ci sono tanti materiali a disposizione da scaricare. A breve dovremmo anche riuscire a mettere tutte le diapositive del convegno che si è tenuto nel mese di ottobre presso l’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano,    https://www.facebook.com/notes/istituto-mario-negri/un-messaggio-simbolico-dopo-il-convegno-bisogni-comunicativi-complessi-e-parteci/676586005694217  nel quale per ogni sessione hanno portato il proprio punto di vista genitori, insegnanti ed operatori.

Trova anche tutto il calendario della formazione gratuita, che è sempre organizzata per genitori, insegnanti e operatori insieme.

 

 

Antonella Costantino

Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa

UONPIA Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Ospedale Maggiore Policlinico

Milano

 

Da: autismo-biologia-bounces a autismo33.it [mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it] Per conto di mazzoni.armando a libero.it
Inviato: domenica 22 dicembre 2013 14:09
A: 'daniela marianicerati'; 'Autismo Biologia'
Oggetto: R: [autismo-biologia] Comunicazione Aumentativa Alternativa

 

Sempre Micheli mi sembra dicesse che gli attrezzi vengono spesso scagliati invece che usati.

 

Le professionalità eccellenti che siano in grado di ben miscelare gli attrezzi, rispondendo alle fondamentali domande “questi attrezzi servono adesso?” e “risultano efficaci?” sul singolo, sono ancora a mio avviso molto rare (aggiungerei la domanda “possono essere dannosi adesso?”).

 

Percepisco all’esterno, nell’ambito della mia visuale di genitore, molto limitata,  anche nei confronti della CAA un atteggiamento che conosciamo bene, quello delle mode terapeutiche che fanno ricorso al mito per affermarsi, più che ai giustificati (ma non definitivi) studi che le sostengono.

 

Tutti gli autistici preferiscono una canale visuale? E cosa vuol dire?

Dire di si per me significa affidarsi alla superstizione. Il simbolismo che a volte viene usato nella CAA non è per niente banale, mi chiedo invece se gli autistici imparino le routine da indizi visivi che nulla hanno a che fare con il significato dei simboli a loro proposti.

 

A quale età, o quale stadio di sviluppo equivalente, in termini di linguaggio è giusto iniziare con la CAA? Dopo che si provato senza successo con il linguaggio “normale” o con quello dei segni? O da subito? 

 

 

 

 

Da: autismo-biologia-bounces a autismo33.it [mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it] Per conto di daniela marianicerati
Inviato: domenica 22 dicembre 2013 13:02
A: lista autismo-biologia
Oggetto: [autismo-biologia] Comunicazione Aumentativa Alternativa

 

La Comunicazione Aumentativa Alternativa dovrebbe essere un elemento presente nella scatola degli attrezzi (espressione cara al compianto Enrico Micheli) di tutti i Neuropsichiatri infantili e dei logopedisti che si dedicano ai disturbi dello spettro autistico. 

Essa parte dall’insegnamento della  richiesta dei bisogni più elementari “Ho fame” “Ho sete” “Mi scappa la pipì” ma, in attesa che il linguaggio venga e, anzi, favorendone la comparsa, si sviluppa in modo da raggiungere una comunicazione sempre più complessa.

In questo contesto si collocano i libri in immagini

 

www.angsaonlus.org/costruire_libri_storie_CAA.pdf

 

La costruzione manuale di tali libri è però lunga e faticosa. Anche qui la tecnologia puo’ aiutare. 

Per la messa in rete gratuita di un software che vuole facilitare la realizzazione di Inbook

e di materiali per la comunicazione aumentativa automatizzando il processo di riquadratura è in atto una colletta on line. 

Per saperne di più copio la scheda giunta alla redazione del forum

 

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Gli Inbook sono libri in simboli per dare la possibilità a tutti di crescere leggendo e leggendo crescere.

Ogni parola degli Inbook è associata ad un simbolo che la rappresenta, contornati da un "riquadro" per la lettura più fruibile e per rinforzare l’associazione

dei due elementi.

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