R: [autismo-biologia] cellule staminali + fiducia
Stefano Palazzi
stefano.palazzi a gmail.com
Sab 15 Set 2012 08:47:44 CEST
Scrive Daniela Mariani Cerati riferendosi alle osservazioni di Antonello Persico su un trattamento che si sottrae ai controlli scientifici istituzionali:
"sfruttare l’effetto placebo non tanto per dare medicine placebo, ma per recuperare il rapporto di fiducia medico-paziente".
Concordo e aggiungo che la fiducia nel rapporto medico-paziente va distinta dalle credenze indotte ad arte. La fiducia di per sé non cura, ma è lo strumento per mettere in moto quanto è possibile fare. Se serve a suggestionare, diventa rischiosa.
Daniela consiglia da sempre di accettare nuove cure solo se vi sono conferme scientifiche o si è parte di uno studio controllato statisticamente: la credulità non è vera fiducia. È quindi giusto avere fiducia verso operatori preparati e aggiornati che si attengono a linee guida trasparenti.
Ad esempio la fiducia consente di aspettare, garantendo il massimo della sicurezza e il minimo della sofferenza. Intanto l'episodio critico temporaneo farà il suo decorso, e il paziente può "tornare come prima". La condizione persistente di base invece non passa.
L'aggiunta di un rituale o di una pozione fa credere che il merito del "tornare come prima" sia del trattamento. Dopo mesi o anni di "paziente fiducia" verso trattamenti costosi e inefficaci, è comprensibile che molti perdano la pazienza (ovvero la fiducia). Dunque servono più che mai prove cliniche di efficacia confrontate tra di loro.
Auguri di buon inizio autunnale a tutti.
Stefano Palazzi
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