[autismo-biologia] biologia dell'autismo ed epidemiologia

Carlo Hanau hanau.carlo a gmail.com
Sab 15 Set 2012 10:59:57 CEST


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Press-In anno IV / n. 2268
Le Scienze <http://pressin.comune.venezia.it/elenco.php?idtestata=52> del
14-09-2012
Biologia dell'autismo, un puzzle ancora da completareSono ormai un
centinaio i geni di cui è stato scoperto il coinvolgimento nel rischio di
essere colpiti dai disturbi dello spettro autistico. Ma la genetica da sola
non basta: un'analisi delle ricerche pubblicata su "Science" sottolinea che
per arrivare a una piena comprensione della biologia della malattia occorre
procedere con le indagini facendo tesoro degli enormi progressi compiuti
negli ultimi anni con le analisi molecolari e neurofunzionali (red)

Una marcata incapacità di entrare in relazione con il mondo esterno e con
gli altri:sono questi i tratti caratteristici dell’autismo, un disturbo che
per la varietà delle sue manifestazioni viene più correttamente descritto
come un insieme di sindromi definite come "disturbi dello spettro
autistico" (ASD).

Un articolo apparso sulla rivista “Science”, firmato da Matthew W. State e
Nenad Šestan del Dipartimento di psichiatria e neurobiologia della Facoltà
di medicina della Yale University, traccia ora un quadro completo delle
conoscenze biomediche sugli ASD, che negli ultimi anni hanno conosciuto un
notevole sviluppo. I progressi sono avvenuti specialmente nel campo della
genetica, con l’individuazione dei geni coinvolti nell’insorgenza dei
disturbi, dei meccanismi genomici e di maturazione neurofisiologica nello
sviluppo.

L'eziologia dei disturbi dello spettro autistico è multifattoriale: non
contano solo i geni e le loro mutazioni, ma anche la cronologia della loro
espressione durante lo sviluppo del sistema nervoso (©
Images.com/Corbis)Negli ultimi anni, infatti, il numero di geni la cui
mutazione si è rivelata è in grado di accrescere il rischio di disturbi
autistici è costantemente aumentato, portando a una situazione in qualche
modo paradossale: i singoli geni coinvolti sarebbero ormai un centinaio ma
ciascuno di essi sarebbe responsabile di non più dell’1 per cento dei casi.
Guardando al futuro, secondo State e Šestan , questo dovrebbe spingere ad
abbandonare la tendenza a una dissezione puntuale delle mutazioni a carico
di singoli geni per arrivare a una visione più globale dei problemi del
genoma.

Inoltre, è emerso che le stesse mutazioni possono portare a disturbi
diversi in soggetti differenti, con una sorprendente sovrapposizione di
fattori di rischio tra autismo, epilessia, ritardo mentale e schizofrenia.
Se da una parte si può beneficiare dunque dei progressi nello studio delle
altre patologie, la connessione “una mutazione, molti disturbi” risulta
particolarmente ardua da capire nel dettaglio. L’ulteriore complicazione è
dovuta al fatto che essendo il linguaggio una peculiarità umana, lo sono
anche i disturbi che lo riguardano. Di conseguenza, per i deficit della
comunicazione che derviano da mutazioni genetiche non è possibile fare
affidamento sullo studio di modelli animali.

A essere particolarmente esposte all'effetto dei geni mutati connessi
all'autismo sono le reti corticalli che si sviluppano per prime nella fase
fetale (© Sciepro/Science Photo Library/Corbis)Stabilito il coinvolgimento
dei geni, il passo successivo consiste nel considerare la loro espressione.
È stato osservato infatti che molti dei geni coinvolti nell'autismo
mostrano caratteristici schemi di espressione nel sistema nervoso in fase
di sviluppo. In particolare, i processi più precoci di differenziazione
neurale e di formazione sinaptica, che si verificano nel periodo fetale,
riguardano la corteccia prefrontale e quella temporale, che sovrintendono
al controllo esecutivo, all’affettività e al linguaggio, tutte funzioni
alterate nei disturbi dello spettro autistico.

Proprio queste differenze nella cronologia dello sviluppo possono aiutare a
spiegare perché nell'autismo le reti neurali più vecchie siano
particolarmente vulnerabili, mentre altri processi corticali, come la
visione, siano meno colpiti. Nel periodo fetale, infatti, le sinapsi appena
formate e funzionalmente immature sono più sensibili alla funzione
perturbata dei geni ASD che si esprimono nello stesso arco di tempo.

In definitiva, l’integrazione di analisi a livello genetico, molecolare e
neurofunzionale rappresenta un passo cruciale per guardare avanti e
affrontare non solo le questioni ancora rimaste irrisolte (“Perché i maschi
sono più colpiti?", "Perché alcuni soggetti mostrano maggiori capacità di
recupero rispetto ad altri?", ecc.), ma anche la richiesta di nuovi ed
efficaci trattamenti dei soggetti autistici.




Commenti
Come avvenne ai tempi della ricerca delle cause dell'AIDS, quando l'analisi
della diffusione della malattia aveva predetto trattarsi di un'infezione
virale prima che i laboratori scoprissero il virus, anche in questo caso
l'epidemiologia aveva previsto quanto fosse improbabile che si potesse
trovare un gene unico responsabile delle sindromi autistiche. I fenotipi
dei bambini con sindromi autistiche sono molto diversi fra loro e
difficilmente raggruppabili con le tecniche della cluster analysis, anche
se il gruppo F 84 dell'ICD 10 tenta di distinguere sindromi autistiche
diverse. Queste sindromi possono essere causate da tante diverse condizioni
genetiche, per cui si assiste al seguente paradosso: le sindromi
considerate nel loro insieme sono molto frequenti, 1,1 per cento della
popolazione a 8-9 anni secondo il CDC di Atlanta, ma le cause genetiche che
le favoriscono sono volta a volta diverse, ciascuna talmente rara che
rischia di non meritare neppure di avere un nome nella classificazione
delle malattie. Questa situazione esigerebbe un impegno maggiore di tutti
per aumentare le conoscenze cliniche e laboratoristiche. Al contrario i
nostri clinici non chiedono gli esami molecolari raffinati che i laboratori
mettono a disposizione a costi sempre più bassi e che in Germania, per
esempio, vengono eseguiti su tutti i bambini affetti da ritardi mentali ad
eziologia ignota. La Giunta della Regione Emilia Romagna nega ai genitori i
risultati dello screening sulle malattie metaboliche rare per 17 patologie
fra le 40 effettuate dalla macchina tandem mass. In questo modo si rimanda
sempre più lontano la prospettiva di efficaci trattamenti di una condizione
gravissima e molto estesa come quella autistica. Carlo Hanau docente di
statistica medica nell'Università di Modena e Reggio Emilia

Commento di Carlo - 15/09/2012 ore 10:54


-- 
Prof. Carlo Hanau
docente di Statistica medica
e di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari
Dipartimento di Educazione e Scienze umane
Facoltà di Scienze della Formazione
Università di Modena e Reggio Emilia
via Allegri, 9
42121 Reggio Emilia
Università di Modena e Reggio Emilia
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