[autismo-biologia] precisazione

Fondazione Marino fondazionemarino a gmail.com
Gio 5 Gen 2012 09:21:57 CET


Gentilissima Dott.ssa Daniela,

per prima cosa la ringrazio per l'attenzione riservata alla mia comunicazione, poi mi permetto di tornare sull'argomento perché ritengo, data la sua risposta, di non essere stato sufficientemente efficace ad enfatizzarne il contenuto.

Nei fatti lo spirito della comunicazione non è quello di sensibilizzare un settore della classe medica e, nella fattispecie, i pediatri ma tutti i professionisti che si occupano di autismo e, in primo luogo, gli psichiatri. Riprendendone il filo, voglio chiarire e ribadisco perciò quanto segue: 

la gestione del paziente autistico non è cosa facile e l'impegno deve essere diuturno ed intenso. Purtroppo, le manifestazioni disadattive, secondo l'esperienza da me maturata, sono determinate in parte dalla malattia di base e in gran parte da patologie intercorrenti di ordine medico o chirurgico. Lo specialista che sottopone a valutazione il soggetto autistico prende correttamente atto delle manifestazioni e non può curarsi di determinare quanto esse siano la conseguenza della malattia di base e quanto delle patologie intercorrenti, la individuazione delle quali non può essere l'oggetto di una visita psichiatrica o neurologica perché richiede tempi lunghi ed un affinamento specifico. La ricaduta ovvia di ciò è una prescrizione farmacologica atta a controllarle od obliterarle, affidando al farmaco il compito della contenzione e, tanto più gravi sono esse, tanto più pesante deve essere l'intervento farmacologico. Il risultato è una sedazione potente e duratura che aliena il soggetto autistico dall'ambiente in cui vive e lo estranea da ogni interesse per l'intervento abilitativo ed educativo, che è lo scopo ultimo della struttura in cui è ricoverato.

Al contrario, la eziologia dei comportamenti-problema, quando individuata, consentendo così un intervento medico o chirurgico mirati, propizia un riduzione drammatica dei comportamenti disadattavi e, ovviamente, della "pressione" farmacologica; il che si traduce in una consequenziale compliance favorevole all'intervento abilitativo-educativo, da parte del soggetto autistico, e in un significativo miglioramento delle condizioni ambientali.

Ciò detto, mi permetto di suggerire: che queste osservazioni non dovrebbero essere indirizzate ai pediatri, o ad essi soltanto, ma a tutti gli operatori del settore; che i soggetti autistici interessati non sono solo quelli di interesse pediatrico ma, ancor di più, quelli adulti; che l'attuazione di queste raccomandazioni ne migliora notevolmente la qualità di vita; che infine, e non ultimo, riduce la spesa per i farmaci.

                                                                                                                  Natalino Foti 

                                                                                                   Direttore della Fondazione Marino 
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