[autismo-biologia] Non è mai troppo presto

Dr Stefano Palazzi (Smria-Uonpia) s.palazzi a ausl.fe.it
Mer 2 Mar 2011 16:39:02 CET


Buongiorno a tutti.

Vorrei commentare brevemente alcune delle osservazioni con cui Daniela 
MC annuncia l'importante convegno di sabato 9 aprile a Bologna 
(www.angsaonlus.org/lions_piccoli2011.pdf).
Scusandomi per non riuscire a essere presente, per la coincidenza con 
un'altro evento, cercherò di sintetizzare qui alcune riflessioni.

Le 18 ore di intervento settimanale auspicate dalle linee guida sono 
tante in ambito sanitario-riabilitativo, ma anche troppo poche in ambito 
socio-educativo.

Quando si fanno confronti internazionali c'è rischio di dimenticare che 
gli standard si riferiscono a sistemi nei quali esistono settori di 
educazione speciale gestiti, appunto, da organizzazioni scolastiche e 
sociali sovvenzionate via enti locali, spesso in convenzione con enti 
non profit (onlus e affini).

Nei sistemi che ho conosciuto personalmente, normalmente è l'azienda 
sanitaria o quella ospedaliera che eroga "cure", ma sono le scuole a 
offrire "educazione speciale". L'esperienza di Tours è eccezionale e non 
è generalizzata a tuta la Francia. Non parliamo poi dell'Inghilterra, 
dove vi sono decine e decine di scuole residenziali. Sarebbe giudicato 
uno spreco di operatori plurispecializzati che vengono distolti da 
interventi urgenti e/o complessi e dall'addestramento di personale da 
utilizzare su ampia scala (1% degli alunni?).

L'atteggiamento circa la disabilità che si sta creando in molte scuole 
porta a riversare nel sociosanitario competenze (un tempo in Italia e 
tuttora all'estero) appannaggio di classi speciali e differenziate. Nei 
servizi pubblici si moltiplicano i "gruppi terapeutici". Nel privato 
convenzionato aumentano i centri socio-riabilitativi. Capita sempre più 
frequentemente i dirigenti scolastici chiedono al medesimo 
professionista che ha firmato il piano educativo individualizzato per 
l'integrazione di sottoscrivere che l'alunno non è idoneo alla scuola (o 
viceversa) per un'espulsione giustificata su base sanitaria.

Quindi le 18 ore di intervento settimanale - a piccoli gruppi - 
sarebbero più che realistiche nella scuola. Il problema della 
discriminazione non è risolto facendo frequentare un gruppo terapeutico 
in ospedale anziché una classe speciale a scuola. La vergogna sociale 
(stigma) della disabilità va affrontata in modo meno dispendioso. Il 
rischio è che, quando si taglieranno i costi sociosanitari, ci si 
accorgerà di essere molto più arretrati di quanto non si creda che già 
lo si sia. Si veda ad esempio http://www.rainbowschool.org.uk/

Stefano P.
Smria-Uonpia DAI SM DP (Ausl & Universita')
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