[autismo-biologia] linee guida ISS: interventi farmacologici

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Sab 10 Dic 2011 13:49:23 CET


Ancora
sulle linee guida dell’ISS
http://www.snlg-iss.it/cms/files/LG_autismo_def.pdf
  

Per
un gruppo di medici esperti nella formulazione di linee guida è molto più
agevole la rassegna e le conseguenti raccomandazioni sull’uso dei farmaci  che non la disamina di interventi abilitativi
che, pur avendo una valenza terapeutica, sconfinano nell’educazione, nella
quotidianità e pertanto male si prestano alle sperimentazioni fatte secondo i
canoni della ricerca medica, in particolare gli RCT. 
Quello
che emerge dalla disamina dell’uso dei farmaci per l’autismo è l’estrema povertà
di farmaci utili, l’impotenza totale della medicina in una patologia che ora
emerge per la sua totale genesi biologica e per la quale ci si aspetterebbe
qualche aiuto, anche solo sintomatico, dalla chimica. 
Nelle
raccomandazioni viene messo bene in evidenza che anche l’unico farmaco per il
quale c’è qualche piccola evidenza di efficacia, il risperidone per la grave
irritabilità associata all’autismo e non per i sintomi nucleari dello stesso,
non esistono dati né sull’efficacia né sulla tollerabilità nel lungo periodo.
Questa considerazione è molto opportuna perché parliamo di una condizione
cronica, long life, e, nella pratica, quando un farmaco viene iniziato, viene
poi continuato a tempo indefinito. 
 
La
raccomandazione iniziale su come programmare studi futuri
 “Si raccomanda che, in futuro, anche gli studi
condotti primariamente per valutare l’efficacia degli interventi farmacologici
accertino con completezza anche il profilo di sicurezza e tollerabilità degli interventi,
prevedendo misure di esito adeguate” è pure molto opportuna.
 
A questa raccomandazione ne dovrebbe essere associata
un’altra: la raccomandazione a fare subito questi studi di cui c’è un bisogno
enorme.
 
“Such studies are sorely needed” (questi
studi sono dolorosamente necessari) scriveva Isabelle Rapin
nell’orrmai lontano 2002 (The New England Journal of Medicine, volume 347:
302-303,  August 1, 2002, Number 5)
 
Dobbiamo dolorosamente constatare che, a nove anni di
distanza, per quanto riguarda i farmaci non abbiamo fatto nessun progresso.
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