R: [autismo-biologia] Il valore evolutivo dei disturbi dello sviluppo / The evolutionary value of developmental disorders

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Mar 9 Ago 2011 13:41:10 CEST



--- Gio 4/8/11, Stefano Palazzi <s.palazzi a ausl.fe.it> ha scritto:


Da: Stefano Palazzi <s.palazzi a ausl.fe.it>
Oggetto: [autismo-biologia] Il valore evolutivo dei disturbi dello sviluppo / The evolutionary value of developmental disorders
A: autismo-biologia a autismo33.it
Data: Giovedė 4 agosto 2011, 12:32


Vorrei proporre alla riflessione del gruppo alcune considerazioni che traggo dall'articolo:
DUF1220 Domains, Cognitive Disease, and Human Brain Evolution, di L. Dumas and J.M. Sikela
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2902282/?tool=pubmed
Si tratta di una review tecnica che richiama questioni generali interessanti anche per chi non ha un laboratorio biologico-molecolare in casa.
In pratica si tratta di riprendere il discorso delle mutazioni genetiche come "esperimenti naturali" nel corso dell'evoluzione delle specie.
 

Nella sua mail Stefano Palazzi ha dato il link a due articoli, entrambi molto interessanti e impegnativi. Li ho letti tutti due, ma vorrei fare alcune considerazioni sul primo articolo, riservandomi di dedicare al secondo articolo un altro messaggio.
 
Nell’articolo ” DUF1220 Domains, Cognitive Disease, and Human Brain Evolution, di L. Dumas and J.M. Sikela” gli autori si chiedono se a favorire l’alta frequenza della schizofrenia e dell’autismo ci siano stati dei fattori favorenti nella evoluzione della specie.  "why do diseases that are clearly maladaptive and have a significant genetic component persist at unusually high frequency throughout human populations?"
 
Una domanda di questo genere ha ricevuto risposte positive per molte condizioni che hanno una componente genetica. Basti pensare all’obesità, che è vantaggiosa nel corso delle carestie durante le quelli chi non ha riserve energetiche non sopravvive, al contrario di chi le riserve energetiche endogene ce le ha. 
 
Questo è solo un esempio tra tanti ed è facilmente comprensibile alla luce della storia umana, dove l’interazione tra costituzione fisica e disponibilità di cibo è stata variabile nel corso dei secoli ed è tuttora attuale, se non alle nostre latitudini.
 
Ben pių complessa č la situazione per le due condizioni oggetto dello studio.
Tutto si svolge all’interno del microcosmo del genoma e l’excursus temporale avviene non nell’ambito della storia umana ma nell’ambito dell’evoluzione delle specie, dai primati meno evoluti a quelli più evoluti, fino all’uomo  (SPANNING 60 MILLION YEARS OF HUMAN AND PRIMATE EVOLUTION).
 
All’interno di questo microcosmo gli autori si focalizzano su una regione del DNA, la 1q21.1 . Questa regione è caratterizzata da una alta instabilità che predispone alle CNV (copy number variations) che avrebbero favorito, nel corso di milioni di anni, l’evoluzione dalle forme più primitive di scimmie a quelle più evolute, all’uomo.  La stessa instabilità di questa regione favorirebbe delle  CNV che  sarebbero invece responsabili della comparsa di condizioni patologiche come la schizofrenia e l’autismo.
 "a mechanistic link exists among 1q21.1 instability, the evolutionarily rapid DUF1220 copy-number amplification that has occurred in the human lineage, and the high prevalence of these diseases in human populations.
 the high genomic instability of the 1q21.1 region has precipitated a spectrum of recurrent human brain and developmental disorders
 the evolutionary advantage of rapidly increasing DUF1220 copy number in the human lineage has resulted in favoring retention of the high genomic instability of the 1q21.1 region, which, in turn, has precipitated a spectrum of recurrent human brain and developmental disorders"
In particolare le delezioni sarebbero in rapporto con la schizofrenia e le duplicazioni con l’autismo. 
 
"1q21.1 deletions and smaller brain size are linked with schizophrenia, whereas 1q21.1 duplications and larger brain size are associated with autism"
 
Gli autori concludono “In summary, the high number of 1q21.1 CNVs that are disease-causing may be the price that our species paid, and continues to pay, for the adaptive benefit of large numbers of DUF1220 domains”
L’articolo è interessante innanzitutto  dal punto di vista conoscitivo. Dante, per bocca di Ulisse, invita l’uomo a “seguir virtute e conoscenza” anche per il solo desiderio di conoscere. 
Mi domando: potrebbe avere anche delle implicazioni pratiche? Forse sė. Se la regione 1q21.1 č tanto strategica nel bene e nel male, lo studio di questa regione  e dei processi biologici che da essa dipendono potrebbe individuare dei meccanismi patogenetici e dei target per lo sviluppo di nuovi farmaci? 
E qui ci spostiamo dal sapere per sapere al sapere per fare e, soprattutto, per curare condizioni che sono causa di tanto dolore a chi le ha e a chi sta loro vicino.
Alla prossima
Daniela
 
 
 
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