Rif: Re: [autismo-biologia] CAA e CF

Pier Luigi Fortini fortini a fe.infn.it
Sab 9 Ott 2010 20:23:23 CEST


Gentile Signora,
                 anche noi abbiamo fatto le tappe che lei descrive. L' 
unica differenza consiste nell' inizio in cui bisogna a tutti i costi 
vincere il mutismo degli autistci: noi abbiamo seguito un altro metodo 
che, ad essere sinceri, e' un metodo che fa ``tremare le vene e i polsi'' 
tanto per usare le parole di padre Dante. Il metodo si puo' fare risalire 
alla Sinagoga ove si ``curavano'' i malati di mente (=nel medioevo queste 
malattie erano imputate al demonio).  Il metodo consiste nel bloccare il 
malato (nel caso nostro l' autistico) e parlare con calma esigendo che 
egli prestasse la sua attenzione a quello che chiedevamo. Non vi dico le
scene: urli, strepiti, il 
cercare di sfuggire il nostro sguado etc. fintanto che, quasi per 
miracolo, il bambino si rilassava e cominciava a incrociare il suo con il 
nostro sguardo. Dopo circa un mese questo essere costretto a guardare 
fisso colui che gli parlava e' preso dal bambino come un gioco....e pure 
si 
divertiva pure.! A questo punto e' inutile proseguire e si puo' passare 
alla 
fase due che consiste il presentare l' immagine di un oggetto con sotto 
scritto il nome (ad esempio un fiore (imagine) con sottoscritto la parola 
FIORE). Questo metodo, cosi' semplice, conduce il bambino ad imparare a 
leggere...nostro figlio (che ora ha 35 anni) dopo l' acquisizione della 
parola (parla male ma parla con il metodo a suo tempo applicatogli all' 
eta' di 8 anni...prima era completamente muto!) ha imparato a leggere e 
a scrivere in tre mesi. Queto metodo fu applicato dal Prof. Zappella; 
anche egli era molto perplesso della rudezza del metodo (ma che funziona!!) e 
lo abbandono' dopo averlo applicato ad alcuni casi tra i quali nostro 
figlio.

Il metodo come lei dice funziona: e' un peccato che nessuno degli studiosi 
abbia tentato di capire il PERCHE' funziona (satana o non satana!!). 
Questo e' un problema che mi ha sempre assillato in questi 35 anni ed ho 
tentato (io non sono medico, logopedista etc.) di capirci qualche cosa. Il 
problema dell' autismo puo' essere percorso in varie direzioni ma nessuna 
e' la vincente. Io ho cercato di partire dalla biologia del sistema 
nervoso e ho riassunto quello a cui sono arrivato in un file sul sito

http://xoomer.virgilio.it/bioresautism/

dal titolo ``Sulla origine dell' Autismo'' (e si trova anche in 
inglese ``On the Origin of Autism'') che puo' essere scaricato come 
un file .pdf. In soldoni l' ipotesi parte da una idea di Darwin secondo la 
quale si tratterebbe di una disfunzione genetica (chiaramente Darwin non 
poteva sapere il ruolo del  DNA....ma l' intuito geniale di Darwin 
ricondusse alcune disfunzioni del nervo vago come l' origine di parecchie 
disturbi, ripeto, senza conoscere la genetica!). Questa disfunzione del 
nervo vago si ripercuote a TUTTI i nervi cranici e, tramite il 
cervelletto, va ad interessare il cervello.

Concludendo: l' autismo e' una malattia genetica (gia' nel 1970 Rutter 
dimostro' che l' autismo e' genetico senza alcun dubbio) che ha la sua 
sede nel nervo vago o per lo meno si manifesta dalle disfunzione di tale 
nervo. Il parlare e' l' aspetto piu' devastante ed esso ha la sede appunto 
nel nervo vago. Ne' lei ne' noi potevamo immaginare che cosa si celava 
dietro l' autismo: il fatto che noi e lei per vie diverse siamo arrivati 
alla medesima conclusione (cioe' abbiamo individuato ``sperimentale'' 
un metodo per aggredire l' autismo non per la sua guarigione ma per un 
miglioramento della vita dei nostri figli alla luce della biologia e non 
delle favole  che si raccontano finora !) depone a favore dell' 
interpretazione che abbiamo qui dato.

Pierluigi Fortini




  On Sat, 9 Oct 2010, patty lab. wrote:

> Salve,
> convivo con l'autismo di mio figlio da (soli) 14 anni,
> non ho mai avuto una diagnosi condivisa dai vari neuropsichiatri (nazionali)
> che lo hanno visitato e inoltre ho sempre ricevuto proposte riabilitative
> differenti a seconda della regione o del centro di appartenenza. Mio figlio
> non ha parlato ma solo gridato ed emesso suoni incomprensibili fino all'età
> di sei anni. Nel frattempo (stanca di lasciarmi confondere dai vari
> risultati ottenuti dal mondo scientifico che avevo sino ad allora
> consultato) ho fatto a me stessa una promessa e cioè che avrei dovuto
> aiutare mio figlio a comunicare, a vivere più serenamente e perchè no a
> parlare visto che emetteva comunque dei suoni. Nella mia semplicità e
> ignoranza (non sono medico, nè psicologa, nè logopedista.....etc), ho
> iniziato (dopo aver letto e capito al meglio il manuale DSM IV ed essere
> giunta da sola alla diagnosi di autismo)  a far ripetere a mio figlio, la
> parola (inizialmente gli suggerivo all'orecchio) che indicava l'oggetto
> della sua richiesta. Non e' stato facile fermarlo, quando si arrampicava per
> ottenere senza chiedere verbalmente, la cosa che desiderava ma, con la
> costanza e una pazienza infinita certa che insieme ci saremmo riusciti, ce
> l'abbiamo fatta. Successivamente (verso i sette anni) dopo le prime parole
> (non pronunciate inizialmente in maniera fonologicamente corretta) ho
> iniziato a mostrargli un'immagine alla volta e a fargli ripetere la parola
> corrispondente (quando non conosceva  ciò che l'immagine rappresentava usavo
> un oggetto concreto). Ad oggi, non e' ancora in carico a nessuna equipe (non
> per mia scelta ma per una triste realtà locale) ma ringrazio Dio perchè dopo
> tanto ma tanto lavoro (che continua), ora parla, legge (non speditamente),
> quantifica e se pur in forma semplice si rapporta non solo con me ma anche
> con altre persone che conosce. Vi racconto la mia esperienza perchè vorrei
> evidenziare che noi mamme non abbiamo modo o tempo di chiederci se o cosa
> sarebbe opportuno fare, DOBBIAMO essere operative e se pur a tentativi,
> dobbiamo poter vivere e convivere ogni giorno con la problematica dei nostri
> figli ma sopratutto dobbiamo responsabilmente offrir loro una possibilità .
> Credo che l'esperienza diretta aiuti a capire le quotidiane esigenze
> e difficoltà dei nostri ragazzi e personalmente ritengo che il deficit di
> intenzionalità possa essere in minima parte migliorato se offriamo loro
> fiducia e mezzi idonei a ciascun caso.
> Cordialmente
> Patrizia Labombarda
>  
>  
>  
>  
> ----- Original Message -----
> From: Stefano Palazzi
> To: autismo-biologia a autismo33.it
> Sent: Thursday, October 07, 2010 9:58 AM
> Subject: [autismo-biologia] CAA e CF
> 
> Conosco e apprezzo la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) in ambito
> fisiatrico e neuromotorio in particolare, dove si intende compensare
> un deficit "periferico" sensoriale o motorio. L'approccio ora è diffuso
> anche per l'autismo (vedi allegato).  Che possa occupare lo spazio
> riabilitativo della illusoria Comunicazione Facilitata (CF)? Il problema
> resterebbe quello del deficit di intenzionalità e coerenza cognitiva, che
> sono alla base della diversità autistica. Il partner comunicativo della
> persona con autismo potrebbe inferire significati che riflettono più
> l'orecchio e lo sguardo di chi ascolta affatto compiuti nel soggetto.   Che
> ne pensa il gruppo autismo-biologia?
> 
> Stefano P.
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