Rif: [autismo-biologia] psicofarmcologia della vulnerabilità

patty lab. pattyactive a alice.it
Ven 22 Gen 2010 22:53:25 CET


All'eta' di 6 anni, dietro prescrizione medica di un primario di
neuropsichiatria infantile di un policlinico, ho iniziato (seguendo
attentamente le dosi) a somministrare 
a mio figlio il Risperdal. Nei primi 7 giorni di somministrazione sembrava
che questo farmaco avesse un effetto paradosso rispetto al motivo della
prescrizione e quando ho esposto i miei dubbi al medico mi ha risposto di
attendere almeno altri 15 giorni prima di decidere se sospenderlo. Non avevo
mai visto mio figlio tanto iperattivo e incapace di un minimo di attenzione
inoltre sembrava non essere mai stanco e la notte, come il giorno, non ci si
riposava un attimo. Decisi di sospendere gradatamente il Risperdal e di non
darglielo più. Mi venne in mente che anche quando all'eta' di 3 anni nello
stesso policlinico gli avevano somministrato (per via orale) un farmaco (non
so quale) per farlo addormentare e fargli la risonanza magnetica, non si
addormentava mai e quando dopo ore, finalmente si addormentò, fecero la
risonanza e subito dopo qualche minuto uscì dalla stanza già sveglio; al
rientro in reparto, si dimenava come non mai, mi dissero che forse per lui
quel farmaco aveva gli effetti opposti e che in alcuni rari casi i calmanti
danno questi risultati. Successivamente, sono stati prescritti altri farmaci
e li ho dovuti tutti sospendere per lo stesso motivo. 
Vorrei gentilmente chiedere:
 "se in un autistico (a cui viene data un'educazione) non e' possibile la
somministrazione di psicofarmaci (per gli effetti indesiderati sopra citati)
 quale potrebbe essere l' alternativa in caso di gravi comportamenti
problematici? " 
Patty 
 
 
-------Messaggio originale------- 
 
Da: daniela marianicerati 
Data: 22/01/10 16.19.01 
A: autismo-biologia a autismo33.it 
Oggetto: [autismo-biologia] psicofarmcologia della vulnerabilità 
 
Il progetto di vita, teso a ottenere il massimo di qualità della vita
compatibile con la disabilità, dovrebbe iniziare al momento della diagnosi e
non arrestarsi mai. 
Tra educazione e terapia farmacologica sino ad ora il posto più importante
l’ha avuto e l’ha l’educazione. E’ una grave omissione tuttavia fare finta
che non ci sia un posto per i farmaci. 
Questi non si devono dare al posto dell’educazione, ma a complemento di
questa. Sappiamo però che certi sintomi gravissimi non si dominano con
l’educazione da sola o con la creazione di condizioni di vita adattate alle
esigenze della singola persona. 
La prescrizione di farmaci alle persone con autismo è un’arte difficile per
vari motivi. Uno di questi è la sensibilità peculiare agli psicofarmaci di
questi disabili, che peraltro condividono con altre categorie di soggetti
“fragili”, come gli anziani con deterioramento cognitivo, tanto che Stefano
Palazzi ha messo come titolo al seminario da lui organizzato il 19 dicembre
scorso “psicofarmacologia della vulnerabilità” 
Un altro motivo per cui è difficile la prescrizione di farmaci è la scarsità
di sperimentazioni specifiche, per cui manca la base di “evidence” che
dovrebbe essere la guida alla prescrizione nella pratica clinica. 
La “evidence” si dovrebbe creare con la messa in onda di sperimentazioni
fatte secondo i canoni condivisi dalla comunità scientifica. 
Ma nel presente e davanti a gravissimi sintomi del paziente che mi sta
dinanzi non posso aspettare l’esito di trials non ancora neanche pensati e
programmati. 
Alla “Evidence Based Medicine” deve supplire la “Practice Based Medicine” 
Anche in questo caso l’importante è non fare la politica dello struzzo,
ignorare il problema come se non esistesse. 
Noemi dice ”Chi ha dimestichezza coi farmaci sono gli psichiatri adulti e
non i NeuroPsichiatri Infantili” 
Il problema credo che sia organizzare e pianificare anche questo delicato
aspetto. 
Se chi prescrive i farmaci a una persona con autismo lo fa saltuariamente
una volta ogni tanto lo farà sicuramente male e creerà più danno che utile. 
Se in un centro dedito all’autismo la prescrizione si concentra su pochi
medici, naturalmente più di uno, in quanto ognuno ha diritto alle sue
assenze, questi si faranno un’esperienza e impareranno la difficile arte
della prescrizione di psicofarmaci alle persone con autismo, sapendo quali
sono i sintomi suscettibili di miglioramento, quali no, come monitorarne
l’effetto, come comunicare coi genitori, quando sospendere un farmaco,
quando sostituirlo o variarne la posologia. E avrà uno stimolo per tenersi
sempre aggiornato. 
 
Alla prossima 
Daniela 
 
 
 
 
 
 
 
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