C.7.B - Elenco dei giudizi "liberi" dei docenti - Parma

  1. Come genitore di una figlia con "disturbo generalizzato dello sviluppo" che frequenta la 4a di un Istituto d'arte, mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero riguardo all'inserimento sociale all'interno della classe di questi alunni. Quali potrebbero essere gli obiettivi a cui fare riferimento, perché questi si possano dire in parte raggiunti.

    L'esperienza di mia figlia è stata piuttosto faticosa, credo di poter interpretare, per lei, una sofferenza per la mancanza di "amici" da parte delle classi che ha incontrato nei vari ordini di scuola.

  2. L'unico suggerimento che eventualmente mi sentirei di dare, è quello di divulgare altre proposte e schede di lavoro, perché in commercio ciò che si può reperire per trattare questo disturbo è veramente scarso. Chi opera con soggettiallievi con autismo/DPS , oltre ad avere una conoscenza di tale disturbo, ha bisogno di avere a disposizione tanto materiale per fare proposte specifiche e adeguate.
  3. Sono un'insegnante di scuola dell'infanzia. Pur non avendo attualmente un bimbo allievo autistico/DPS ne ho fatto esperienza in anni precedenti, facendo formazione con la fondazione "Bambino e autismo" di Pordenone e Fidenza.

    Una laurea in Pedagogia speciale mi rende la comprensione e la struttura del libro molto semplici e fattibili.

    Utili e graficamente accattivanti le pagine del testo.

    Forse alcune schede avrebbero potuto essere in bianco/nero per facilitarne e renderne più economica la eventuale fotocopiatura.

  4. Ho avuto l'occasione di partecipare al vostro incontro che ho molto apprezzato per l'assistenza che fornite agli operatori del settore.

    Le schede che avete inserito nel testo sono molto interessanti perché offrono finalmente materiale operativo.

    Penso sarebbe necessario incrementare la formazione dei docenti che operano in questo delicato campo. Potete farvi promotori di iniziative di questo genere?

  5. Lavoro da 3 anni con un bambino allievo autistico/DPS e credo sia un'esperienza unica. Nel mio lavoro di insegnante ho sempre cercato di informarmi su tutto quello che riguardava questo mondo così affascinante, ma anche così enigmatico.

    Ho apprezzato molto questo testo soprattutto per la presentazione chiara dei vari argomenti.

    Credo che siano molto utili gli inserti in cui si riportano brani tratti da libri scritti dai genitori.

    Penso che ci sia un grande bisogno di formazione e che questa debba essere estesa non solo alle persone che lavorano direttamente col soggetto allievo autistico/DPS.

    Se vogliamo aiutare il bambino a uscire dal proprio guscio, dobbiamo in qualche modo entrare nei suoi schemi, capire che ha bisogno d'aiuto ma non sa come chiederlo, e per fare tutto ciò è necessario prima di tutto conoscere il problema.

  6. Per conoscere bene il problema sull'autismo necessitano corsi di formazione non solo per gli insegnanti di sostegno, ma anche per le persone che lavorano con il soggetto allievo autistico/DPS.
  7. Ho trovato le proposte di attività molto valide, interessanti e utilizzabili anche in classi con bambini senza particolari difficoltà.
  8. Le strategie educative sono caratterizzate da alcuni criteri quali: chiarezza, essenzialità, evidenza visiva, secondo me essenziali per un lavoro ricco di praticità, di creatività e di buon senso. Strategie che con umiltà e formazione professionale, possono anche essere proposte a soggetti che presentino qualsiasi situazione di diversa abilità.
  9. Come gruppo tecnico per i DGS concordiamo con la posizione espressa nella prefazione dalla professoressa Paola Giovanardi Rossi.

    Nella parte introduttiva (fino alla pag. con descrizione degli assi) il testo risulta confusivo, mistificante, contraddittorio (pag.2: "l'autismo è una sindrome causata da fattori organici"... pag.3: "non si può neppure fare riferimento alle cause, che sono nella maggior parte dei casi ignote").

    Il problema sembra essere affrontato con un atteggiamento ideologico. Ad esempio pag.60: "le emozioni, i sentimenti... non hanno bisogno di essere insegnate". I sentimenti non sono "innati", ma vengono trasmessi all'interno delle relazioni-interazioni e ciò che rende questa operazione possibile è l'attitudine, la predisposizione ad interagire con l'altro. Laddove questa predisposizione è compromessa, il bambino può essere aiutato sperimentandosi nell'esperienza relazionale.

  10. Il libro è chiaro, non cade in tecnicismi comprensibili solo agli addetti ai lavori, contiene molti suggerimenti utili.