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IMOLA 5 GIUGNO 2010

conoscere per educare



 SALA AUDITORIUM dell’ASL
Ospedale Santa Maria della Scaletta
Quinto piano
Blocco DEA
Via Montericco 4

volantino del convegno

Sabato 5 giugno, in una splendida giornata di sole che invitava a
proseguire la strada per raggiungere la vicina spiaggia romagnola, si è
svolto a Imola il convegno dal titolo “Autismo e educazione: il ruolo
della scuola. Conoscere per educare”.
L’Auditorium dell’ASL, gentilmente concesso, era gremito di insegnanti ed
educatori.
Nella prima parte della mattina hanno parlato i rappresentanti delle
istituzioni:
ASL e Comune di Imola. Dopo l’intervallo è stata la volta delle due
analiste del comportamento: Elena Clò e Valentina Bandini.
Il Dottor Ricciutello, Primario di NPI dell’AUSL di Imola, la psicologa
Cerbai e l’educatrice Marino hanno mostrato un servizio di NPI attento e
collaborante, in dialogo con i servizi sociali ed educativi, e soprattutto
acon le famiglie, delle quali rispettano le scelte educative, purché in
sintonia con le linee guida regionali e nazionali.
Tanti sono stati i temi delle tre relazioni: dalla diagnosi precoce,
corredata da numerosi test funzionali finalizzati alla stesura di un
piano educativo personalizzato, alla collaborazione con la scuola, ma non
solo. Si è parlato delle lunghe vacanze estive, per le quali l’inserimento
nel campo solare arriva fino ai 16 anni, per poi lasciare il posto ad un
inserimento in altre strutture che fanno da cornice ad attività
socializzanti e ricreative.
Si è parlato di sport, tema altrove trascurato, ma importantissimo per
bambini e ragazzi che hanno l’attività motoria come uno dei punti di
forza, e che puo’ essere sfruttato per migliorare la qualità della vita
e per socializzare. L’ASL stessa ha instaurato rapporti formali con la
locale società di calcio. Si è parlato anche del problema più spinoso e
critico: l’età adulta. In modo quasi clandestino la Marino ha confessato
che il gruppo del training alle abilità sociali è frequentato anche da ex
adolescenti diventati adulti, che il gruppo della NPI non ha il coraggio
di abbandonare.
Ci auguriamo che questi adulti ottengano il permesso di soggiorno nei
servizi di qualità dell’ASL di Imola e che anche Imola, come già Rimini e
Mondovì, faccia l’auspicato salto di passare da Servizio Autismo per l’età
evolutiva e Servizio Autismo e basta, senza limiti di età.

Nella seconda parte della mattina Clò e Bandini, come da programma, hanno
dato un resoconto della loro esperienza di trattamento intensivo precoce
comportamentale nelle scuole dell’infanzia di Bologna e Castel San Pietro
Terme. Le due analiste del comportamento, che collaborano abitualmente nel
loro lavoro, oltre che per la relazione del Convegno, che hanno voluto
unica, hanno affermato, in accordo con quanto da tempo ANGSA va dicendo,
che l’intervento di elezione per l’età prescolare si puo’ attuare
benissimo nella nostra scuola dell’infanzia.
Copio l’ultima diapositiva di Elena:
E’ possibile:
a.Ricevere una diagnosi precoce
b.Condividere in tutti i contesti di vita del bambino obiettivieducativi
in una cornice di intervento intensivo ed altamenteindividualizzato
c.Mettere in pratica i principi dell’apprendimento in tutti i contesti di vita
d. …e anche… ottenere risultati che ripaghino delle fatiche!

L’intervento di Valentina è consistito nella proiezione di filmati che
hanno dato l’idea di come queste cose non siano favole, ma realtà che
hanno trovato collaborazione entusiastica da parte delle insegnanti.
Abbiamo visto Iris all’inizio del primo anno di scuola dell’infanzia. Non
comunicava in nessun modo. Non è stato possibile neanche insegnarle a
indicare con l’indice. E’ invece riuscita la comunicazione con le
immagini, sempre accompagnata dalla verbalizzazione. La bimba consegna la
carta con l’acqua e il ricevente dice con voce alta e chiara “Acqua” e dà
da bere alla bimba.
Quale gioia è stata comunicata a tutto l’uditorio quando, alla fine
dell’anno scolastico, Iris ha consegnato la carta dicendo “Acqua”
Abbiamo gioito più di quando alla fine di una bella favola i protagonisti
si sposano e “Vissero felici e contenti”
Un altro video molto istruttivo, e un po’ shoccante, è stato quello di
Davide, che evidenziava la tecnica del “pairing”: l’accoppiamento
dell’oggetto preferito (rinforzatore) con una persona in carne e ossa, in
questo caso l’educatrice.
Il bambino vuole le sue adorate palline per fare il gioco dello scivolo,
ma le vuole prendere lui e non dalle mani dell’educatrice.
E’ stato impressionante vedere come il bambino resisteva al contatto con
la persona, come rifiutava di prendere dalla sua mano anche il gioco
preferito
E Valentina non cedeva. L’abbiamo vista giocare da sola con le palline a
lungo, mentre Davide resisteva, con un evitamento caparbio dell’adulto. Ma
nel braccio di ferro ha vinto Valentina. Davide si è piegato e ha
finalmente accettato di prendere le palline dalle sue mani.
Partire da azioni così primitive come accettare un adulto, che non sia
il genitore, cosa indispensabile per l’inserimento vero nella comunità
scolastica o in qualsiasi altra comunità, è un’arte non a tutti
comprensibile. E invece è basilare e bisogna partire il più presto
possibile . E la scuola dell’infanzia dà la possibilità di un lavoro
individuale per acquisire delle abilità e di sfruttarle subito dopo
insieme agli altri.
Abbiamo visto la creatività delle maestre che hanno inventato giochi ad
hoc per tutti i bambini, con la finalità precisa di sviluppare un’abilità
carente nel bambino col problema. Un esempio bellissimo è stato il gioco
dello specchio per sviluppare l’imitazione, tanto carente nei nostri
bambini, quanto indispensabile per l’apprendimento e per lo sviluppo. Ci
auguriamo che questo tipo di consulenza specialistica si estenda al più
presto da Bologna e Castel San Pietro a tutte le scuole dell’infanzia
dove ci sono bambini che ne possono beneficiare.


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