L’ABC
dell’AutismoIndice
Le informazioni fondamentali
(revisione scientifica di
Paola
Giovanardi Rossi, riveduto nel gen 2010 da Alessandro Ghezzo, neuripsichiatra infantile)
Prima
descrizione di Kanner
(pediatra tedesco emigrato in America)
Kanner L.
(Johns Hopkins Hospital, Baltimora): Autistic disturbances of affective
contact, 1943, Nervous Child, 2, pp. 217 – 250.
In
questo articolo Kanner descrisse undici bambini, di età tra
i
due e i dieci anni, il cui comportamento era del tutto peculiare e
molto lontano dalla normalità, ma con caratteristiche che si
ripetevano all'interno del gruppo. Questi tratti consistevano in una
“incapacità, presente sin dall'inizio della loro
vita, di
mettersi in contatto con gli altri e con le situazioni secondo il modo
consueto, e in un desiderio ansioso e ossessivo di mantenere inalterato
il proprio ambiente e le proprie abitudini di vita".
Nell'ambito di una
generalizzata incapacità di comunicare erano presenti turbe
gravi e del tutto peculiari del linguaggio. Tre bambini erano muti e
nei rimanenti le tappe dello sviluppo del linguaggio erano anomale. Le
prime parole pronunciate consistevano, in alcuni casi, nella
ripetizione meccanica, senza comprensione, di filastrocche, versetti
biblici, liste di animali e cosi
via. Era spesso presente
ecolalia immediata o ritardata, cioè ripetizione, diretta o
a
distanza di tempo, di frasi udite da altri, pronunciate ai di fuori di
un contesto che desse loro significato e senza intento comunicativo.
Presentavano inversione
pronominale: "tu" ai posto di “io" e viceversa;
difficoltà
ad acquisire il concetto delle parole “si" e “no".
Se e
quando il bambino acquisiva la capacita di parlare, tendeva a non
usarla in modo comunicativo, a non rispondere alle domande, a non porne
agli altri e a non raccontare cose a lui
accadute. Alcuni presentavano inoltre paure ingiustificate di oggetti
mobili o di rumori meccanici e stranezze nelle preferenze alimentari.
L'aspetto fisico era del tutto normale e lo sguardo pareva assorto e
dava l'impressione di una regolare intelligenza.
La
definizione
Ancora oggi, non potendoci
riferire alle cause, nella maggior parte dei casi ignote, l'autismo
viene definito in base a comportamenti osservabili, descritti nei due
manuali:
- DSM-IV (Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders, American Psychiatric
Association, Fourth Edition, Washington D.C. 1994)
(In itaiiano: DSM-IV, Manuahe Diagnostico e Statistico dei disturbi
mentali, nona ristampa, Milano, Masson, 1996),
- ICD-10, (International
Statistical Classification of Deaseases and Related Health Problems,
Tenth Edition, WHO World Health Organisation, 1992-1994).
(in itaiiano :
Ciassificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi sanitari
correlati – Decima Revisione, ICD 10, curata
dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità, 1992-1994, 3 volumi, Istituto
Poligrafico
e Zecca dello Stato, 2000.
Attualmente, per i disturbi che ci interessano, si dovrebbe usare la
versione curata dall'ISTAT dell'ICD-10 o il DSM-IV.)
Entrambi i sistemi di
classificazione ricalcano ancora la prima descrizione di Kanner. E' qui
riportata quella ripresa dai DSM-IV.
Definiamo "autismo" un
insieme di alterazioni qualitative nelle aree del funzionamento
sociale, della comunicazione e del comportamento.
Espressioni
equivalenti
Il gruppo di
disabilità più ampio di cui l'autismo fa parte
viene
denominato anche con le seguenti espressioni equivalenti:
- disturbi dello spettro autistico
- disturbi generalizzati dello sviluppo
- disturbi pervasivi dello sviluppo
La
frequenza
L'autismo è una
disabilità che colpisce tre bambini su mille nella sua forma
tipica e sei bambini su mille in forme meno tipiche (Fombonne E. et al,
2003, The prevalence of Autism, JAMA, 289: 87-9.)
In sintesi
L'autismo rappresenta una
delle sindromi più complesse e, nelle forme più
gravi,
difficilmente gestibili dell'età evolutiva.
I bambini autistici
presentano importanti difficoltà nell'interazione reciproca,
nella comunicazione e nelle attività di gioco. Il linguaggio
verbale, quando presente, risulta spesso non adeguato al contesto, con
scarso utilizzo dei gesti comunicativi. Le attività di gioco
sono per lo più di tipo ripetitivo, con isolamento rispetto
ai
gruppo dei coetanei. Esistono vari livelli di gravità, da
forme
più sfumate ad altre molto severe cui spesso si accompagna
un
quadro di ritardo mentale.
Altre caratteristiche
dell'autismo sono: la difficoltà ad esternare i propri
sentimenti e a leggere i sentimenti altrui (Teoria della Mente), una
diversa sensibilità agli stimoli ambientali (es. una ipo o
iper
sensibilità ai rumori e agli stimoli sensitivi tattili o
gustativi), un deficit dell'immaginazione.
Le cause
L'autismo è una
sindrome (un insieme di sintomi) determinata da fattori biologici che
influiscono sullo sviluppo cerebrale in epoca precoce, cioè
durante io sviluppo fetale o nei primi tre anni di vita.
Soltanto alcune cause sono note. Tra queste la maggior parte
è di natura genetica.
La frequenza dell'autismo
in fratelli di soggetti autistici è intorno ai 3%, con un
rischio relativo nei fratelli circa 10-30 volte maggiore rispetto alla
frequenza nella popolazione generale.
Diversi studi
epidemiologici su gemelli dello stesso sesso suggeriscono che l'elevato
rischio di ricorrenza familiare abbia una base genetica, in quanto la
concordanza dell'autismo nelle coppie di gemelli monozigotici
è
elevata (60%), mentre nelle coppie di gemelli dizigotici la frequenza
è simile a quella riportata per i fratelli di individui
affetti.
Gli studi sui gemelli
indicano anche che la predisposizione genetica all'autismo possa essere
estesa ad un gruppo più ampio di disturbi sociali e/o di
comunicazione, con caratteristiche simili a quelle dell'autismo
classico, ma presenti in forma isolata o meno grave (il cosiddetto
broader phenotype") nei familiari dei soggetti con autismo (Bailey A.
et ai., 1995, Autism as a strongly genetic disorder: evidence from a
British twin study, Psychol. Med., 25:63-7).
La diagnosi
Ancora oggi sembra difficile potere ottenere una corretta diagnosi
prima dei tre anni di età.
Simon Baron Cohen ha
dimostrato che i casi più gravi possono essere diagnosticati
già a 18 mesi (1996, Psychological markers in the detection
of
autism in infancy in a large population, British Journal of
Psychiatry,168,158-163).
Per una corretta diagnosi
sono oramai universalmente riconosciuti i criteri contenuti nei DSM IV
e nell' ICD 10, che si possono cosi sintetizzare.
1. Compromissione grave e generalizzata nella capacità di
interazione sociale reciproca
2. Compromissione grave e generalizzata nella capacità di
comunicazione
3. Presenza di comportamenti, interessi e attività
stereotipate
4. Esordio precoce
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L’approccio all'autismo nel tempo
(revisione scientifica
di Paola
Giovanardi Rossi, riveduto nel gen 2010 da Alessandro Ghezzo, neuripsichiatra infantile)
1943
Il
pediatra tedesco americano Leo Kanner scrive l’articolo “Autistic
disturbances of affective contact”, Nerv.
Child 2:217-50,
1943.
Per
la prima volta vengono descritte le caratteristiche peculiari dei
soggetti affetti da autismo. Kanner denomina tale condizione autismo
infantile precoce. Ipotizza alla base del disturbo una innata
incapacità a comunicare.
1944
Il
pediatra tedesco Hans Asperger scrive l’articolo “Die autistichen
Psychopaten im Kindesalter“ Archiv fur Psichiatrie und
Nervenkrankheiten, 117, 76-136.
Egli, senza conoscere l’articolo
di Kanner, descrive dei casi simili e usa lo stesso termine:
“autistici”. Tra i bambini descritti da Asperger alcuni hanno una
compromissione cognitiva minore o assente, per cui col termine
“sindrome di Asperger” si intende ora una condizione di autismo
non associato a ritardo mentale. Egli nota l’estrema precocità
della sindrome e la presenza, nel gentilizio, di persone che
presentano vari gradi di stravaganza sociale. Ipotizza una base
genetica.
1950
Erickson M. nel volume “Childhood and
Society” curato da W.N. Norton, (traduzione italiana “Infanzia e
società”, Armando 1970) afferma che “una storia di
estraniamento materno può trovarsi in ogni caso di autismo”
1951
Il medico francese Gilbert Lelord inizia a studiare,
a Parigi, la neurofisiologia dell’autismo, in collaborazione con
gli allievi di Pavlov.
Con tecniche elettroencefalografiche sempre
più raffinate mette in evidenza alterazioni importanti delle
funzioni mentali elementari, quelle stesse che Pavlov aveva studiato
nel suo laboratorio: percezione, associazione e formazione di
riflessi condizionati quali basi dello sviluppo mentale e
comportamentale.
1951
Anne
Freud e S. Dann (Freud A., Dann S., “An experiment in group
upbringing”, The psycoanalytic study of the child, .6, 1951,
pp.127-168), con una indagine sui bambini usciti vivi dai campi di
concentramento nazisti alla fine della guerra, dimostrano che quelle
condizioni estreme non inducono la patologia autistica.
1955
Beata
Rank, psicanalista amica di Anna Freud, , nel volume “ Emotional
problems of early childhood”, a cura di Gerald Caplan, Basic Books,
1955, afferma che “il bambino atipico ha sofferto di una forte
privazione emotiva” e “più il bambino è piccolo,
più è necessario modificare la personalità della
madre” .
1955
Influenzato dalle teorie in voga,
Kanner conia il termine di “genitori
frigorifero” nell’articolo: Kanner L. et al., “Notes on the
Follow-up study of autistic children, in “Psychopathology of
Childhood” a cura di P.H.Hoche et al., Grune e Stratton, New York
1959
Lo
psicologo tedesco americano B. Bettelheim in una lettera a Scientific
American del maggio 1959, afferma che “il rifiuto da parte dei
genitori è un elemento nella genesi di ogni caso da lui
osservato di autismo”.
1966
Lo
psicologo americano Eric Schopler fonda la Division TEACCH (Teaching
and Education of Autistic and Related Communication Handicapped
Children) a Chapell Hill nella Carolina del Nord. Il metodo
TEACCH si può definire un programma di Stato che fornisce
valutazioni e programmi educativi personalizzati a tutti i soggetti
autistici della Carolina del Nord, con una circolarità
continua tra assistenza, ricerca, formazione dei professionisti e dei
genitori, ai quali viene attribuito il ruolo di migliori conoscitori
dei propri figli.
Il termine usato da Schopler nei confronti dei
genitori è quello di coterapeuti, in netta antitesi con le
teorie, di moda negli anni 60 (e non ancora totalmente scomparse
negli anni 2000) che vedevano i genitori come “autismogeni”
.
1967
Bruno Bettelheim
pubblica “The empty fortress” tradotta in italiano nel 1976 col
titolo “La fortezza vuota”, Garzanti editore. La mamma viene
presentata come totalmente responsabile della catastrofe del figlio.
La terapia proposta è la parentectomia (allontanamento dei
figli dai genitori).
Come dice più volte Rimland nella
rivista da lui diretta, Autism Research Review International,
Bettelheim ha riempito un vuoto di conoscenza con delle fantasie,
purtroppo credute da molti. A causa delle idee di Bettelheim per
molti bambini si è aggiunto al danno della natura quello della
istituzionalizzazione e del distacco dalla famiglia.
1969
Durante un’assemblea della National Society for
Autistic Children (oggi Autism Society of America) Leo Kanner assolve
pubblicamente i genitori dall'essere causa dello sviluppo della
sindrome autistica nei loro figli; torna dunque alla sua prima
ipotesi che definiva l'autismo come un disturbo innato dello
sviluppo.
1972
Lelord
lavora come medico nel reparto psichiatrico infantile di Tours,
mentre all’Università insegna neurofisiologia alla Facoltà
di Scienze. I medici francesi ignorano il suo lavoro, molto
apprezzato viceversa negli Stati Uniti, soprattutto da grandi
studiosi dell’autismo come E. Ornitz ed E. Callaway.
1982
Viene
pubblicato in Italia il libro “L’assedio” di Clara Claiborne
Park (editore Astrolabio). L’autrice è una mamma che
racconta la sua storia con sincerità, lucidità e fine
senso dell’umorismo. Le teorie psicanalitiche da lei riportate si
commentano da sole per chi legge questa testimonianza in cui è
evidente l’amore di cui è circondata da tutta la numerosa
famiglia Elly, la figlia autistica.
1985
Ad un Convegno
del maggio 1985 Lelord viene vivamente contestato dai neuropsichiatri
francesi, seguaci delle teorie psicodinamiche, quelle che negano la
base organica dell’autismo e ritengono che la grave disabilità
sia provocata dalla inadeguatezza della figura materna.
1985
In
Italia nasce l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti
Autistici). L’Associazione combatte contro le teorie psicodinamiche
colpevolizzanti i genitori, fa opera di formazione, informazione e
scambi culturali con esperti di altri paesi, con tutti i mezzi a sua
disposizione.
1986
31 Gennaio. Primo convegno nazionale
Angsa, Viareggio. 150 partecipanti, moltissimi in quel tempo in cui
perfino la parola autismo era sconosciuta! Per la prima volta si
parla di autismo da cause organiche e vi è uno scontro fra
esperti ad indirizzo psicanalitico e ad indirizzo
contrario.
1987
L’Angsa
inizia a collaborare con la clinica di Neuropsichiatria Infantile
dell’Università di Bologna diretta dalla Professoressa Paola
Giovanardi Rossi , prima docente universitaria che condivide le
istanze dell’ANGSA
1988
Primo convegno scientifico
internazionale a Bologna sull’autismo con la partecipazione di
Gilbert Lelord e Bernard Rimland, presieduto dalla Professoressa
Paola Giovanardi Rossi
Nasce il bollettino dell’ANGSA che
diventa un riferimento non solo per i genitori, ma anche per i
numerosi professionisti che abbandonano le teorie colpevolizzanti e
abbracciano quelle organicistiche.
Anni 90
Un numero
sempre maggiore di neuropsichiatri abbandona le teorie
colpevolizzanti la madre, per riconoscere la totale organicità
della sindrome autistica. A questo riconoscimento segue come naturale
conseguenza il fatto che, in mancanza di conoscenza delle cause,
l’unica terapia possibile è quella psicoeducativa, termine
sinonimo di quello usato da Asperger nel lontano 1944: “pedagogia
curativa”.
1995
Pubblicazione dell’articolo di
Bailey A. et al.: “Autism as a strongly genetic disorder: evidence
from a British twin study”. Psychological Medicine 25: 63-77
Il
confronto tra la concordanza di autismo nei gemelli monozigoti e in
quelli dizigoti dimostra il contributo della componente genetica
nella quasi totalità dei casi.
1997
Viene pubblicato in America il manuale “Handbook of
autism and pervasive developmental disorders” a cura di D. J. Cohen
e F. R. Volkmar, John Wiley and Sons, Inc, che diventa il testo di
riferimento per tutte le Università americane. Solo nel 2004
la casa editrice Vannini lo traduce in italiano ( Autismo e disturbi
generalizzati dello sviluppo) con la presentazione di Paolo Moderato,
ordinario di psicologia generale all’Università di Parma,
che così introduce il libro: “Ormai “rottamate “ le
teorie psicodinamiche sull’eziopatogenesi dell’autismo, spazzate
via dalle inequivocabili evidenze provenienti dalla ricerca genetica,
anche gli interventi assumono un altro valore. ….Di autismo non si
guarisce, ma un intervento efficace è fondamentale per
migliorare la vita della persona con autismo e della sua famiglia”
1998
Viene pubblicato il libro di G. Lelord, L’exploration
de l’autisme, Grasset, in cui il medico francese riassume i
risultati delle sue lunghe ricerche
2001
Un gruppo di
esperti internazionali incaricato dall’ U.S. Department of
Education di stilare le linee guida sull’autismo indica l’approccio
psicoeducativo come il modello esemplare di presa in carico dei
soggetti autistici.
Pubblica queste conclusioni, che rispecchiano
gli elementi di consenso dei maggiori esperti mondiali, nel libro :
National Research Council (2001) Educating Children with Autism.
Committee on Educational Interventions for
Children with Autism. Catherine Lord and James P.McGee, eds. Division
of Behavioral and Social Sciences and Education. Washington, DC:
National Academy Press.
2002
In Italia la
Associazione Angsa stabilisce il 2 giugno come giornata nazionale
dell’autismo, cercando di dare risalto anche a livello di
informazione pubblica alle problematiche coinvolte con l’autismo,
spesso diverse da uelle delle altre disabilta’
2005
Vengono
pubblicate (http://www.angsaonlus.org/linee_guida_sinpia.pdf) le
Linee guida SINPIA (Società Italiana dii Neuropsichiatria
dell’Infanzia e dell’Adolescenza) sull’autismo.
Vengono
delineati gli elementi clinici principali e le strategie di
intervento (approcci comportamentali e approcci evolutivi). Viene
sottolineata l’importanza di un intervento precoce ed intensivo,
con definizione chiara degli obiettivi e monitoraggio sistematico del
percorso terapeutico, e con coinvolgimento della Famiglia, della
Scuola e dei Servizi di NPI in un lavoro integrato. Viene anche
ribadito che non esiste un intervento che vada bene per tutti i
bambini autistici, o che vada bene per tutte le età, come
pure non esiste un intervento che possa rispondere a tutte le
molteplici esigenze direttamente e indirettamente legate all’Autismo.
2006
Sulla
scia delle linee guida della Sinpia alcune Regioni Italiane si
adoperano per formare gruppi di lavoro sul’autismo e pubblicare
linee di indirizzo per la presa in carco dei bambini con autismo
2007
Convegno Angsa del 15-16 Giugno:
http://www.autismotv.it/media/autismo_roma/start.swf
Per la prima volta in Italia c’e’
una posizione comune delle più importanti associazioni
sull’autismo (Angsa, Autismo Italia, Grupo Asperger, Fish, Anffas)
che sono concordi nel riconoscere il grande passo avanti delle linee
Sinpia e sollecitano un intervento ministeriale che dia una risposta
non solo per la parte scientifica, ma soprattutto per le linee di
intervento da applicare nel territorio.
2007
Novembre . Si costituisce a Roma il
tavolo nazionale per l’autismo presso il Ministero del Welfare, che
affronta i tre problemi: la ricerca, la formazione, la organizzazione
dei Servizi. Vi partecipano le più grandi associazioni del
settore e tecnici di varia formazione e di diversi indirizzi,
2008
Febbraio Il tavolo ministeriale
pubblica il documento finale
http://www.angsalombardia.it/objects/rel_fin_tavolo_autismo.pdf , di
grande importanza perché per la prima volta c’è un
riferimento ministeriale che raccomanda un intervento educativo,
precoce, intensivo e basato su un approccio comportamentale.
2008
Stabilita il 2 Aprile come giornata
mondiale dell’autismo, cui si adegua anche l’Italia
2008
Novembre. Contrariamente alla tendenza
a frantumarsi in tante piccole associazioni locali, dedicate alla
soluzione di problemi contingenti, le associazioni nazionali
sull’autismo si federano in FANTASiA (Federazione Associazioni
Nazionali a Tutela di Autismo e Sindrome di Asperger
http://www.fantasiautismo.org/
2009
3 Marzo. Viene approvata dal governo
Italiano la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità,
che non e’ specifica per l’autismo, ma riconosce diritti per
tutti alle cure più appropriate e a una vita indipendente,
diritti disattesi molto spesso per gli autistici.
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Autismo e
senso comune
- La
persona con autismo è poco socievole, distaccata dal mondo
che la circonda.
Il
senso comune ci dice di stimolarla, di esporla alla compagnia di
tante persone, di fornire tante sollecitazioni. Il risultato è
che l’individuo si agita, prova disagio, spesso mette in atto
comportamenti intollerabili.
Cosa
ci dicono le ricerche di neurofisiologia?
Che la
persona con autismo ha un grave deficit delle funzioni elementari
della mente, in particolare dell’attenzione e della percezione.
Spesso
è presente un costante stato di ipereccitazione; Il
bambino non riesce a selezionare gli stimoli, si distrae per un
nonnulla; spesso non riesce a sopportare un suono, anche
piacevole, nel sottofondo, ed è invaso dalla cacofonia
ambientale.
Ne
consegue che l’ambiente ideale per l’apprendimento è un
ambiente spoglio, privo di elementi distraenti. Ad esempio, quando
si comincia un’attività nuova, bisogna nascondere il
materiale che è servito all’attività precedente,
in quanto la vista del materiale di prima impedisce la
concentrazione sulla nuova attività. La stanza di lavoro
deve essere silenziosa, in ordine, con pareti libere da arredi
superflui.
Una
volta appresa un’abilità nell’ambiente a lui
favorevole, bisognerà poi favorirne l’utilizzo in
ambienti sempre meno strutturati e abituare il bambino a tollerare
un livello crescente di distrazioni per poter “spendere”
questa nuova competenza nel suo naturale ambiente di vita.
|
- La persona con autismo stenta ad essere sveglia e attenta, ma anche a
rilassarsi.
Il
senso comune difficilmente intuisce questo disturbo, che comprende
due aspetti che sembrano in antitesi fra di loro.
Bisogna
favorire l’alternanza di momenti di impegno con altri di
rilassamento. Bisogna cercare, per ogni individuo, quale attività
lo rilassa e concedergliela, anche come premio per il lavoro
svolto.
Puo’
succedere che la persona con autismo si rilassi utilizzando
stereotipie, specie del corpo (ad esempio dondolarsi)
In
questo caso lasciare alcuni momenti in cui la persona possa stare
un po’ in pace, specie se stanca dopo un periodo prolungato di
lavoro, non vuol dire abbandonarla a se stessa.
Le
stereotipie non necessariamente vanno contrastate in modo rigido,
ma scoraggiate proponendo attività più funzionali e
aderenti alla realtà
|
- La
persona con autismo solitamente ha un aspetto fisico bello, ha uno
sguardo apparentemente assorto in pensieri profondi.
Il
senso comune suggerisce che l’individuo non voglia dare le
prestazioni che solitamente danno i suoi coetanei.
Sotto
l’apparente normalità fisica, si cela il più
disabilitante degli handicap. Si pretendono prestazioni
impossibili per la persona disabile, credendo che non voglia fare,
mentre in realtà lei non sa fare. Non sapendo comunicare il
proprio disagio, l’individuo si agita e mette in atto
comportamenti intollerabili, come l’aggressività.
Una
valutazione accurata e esperta delle aree di forza e di debolezza
è indispensabile per abbassare le richieste e adeguarle al
livello giusto.
|
- La persona con autismo comunica poco e male.
Il
senso comune suggerisce di parlargli molto, in continuazione.
La
ricerca ci dice che la comprensione del linguaggio può
essere scarsa anche in chi sa parlare apparentemente bene. La
ricezione del linguaggio è spesso inferiore alla
produzione dello stesso, quando c’è. E’ presente una
limitata capacità di ascolto e di pensiero astratto.
E’ quindi opportuno parlare nel modo più adeguato: frasi
semplici (ma non troppo semplificate), concrete, brevi, a cui far
seguire domande per verificare che l’individuo abbia capito e
per tenere viva la sua labile attenzione.
|
- L'autismo è caratterizzato dalla disarmonia dello sviluppo nelle
diverse aree: un individuo puo’ avere un’età mentale di
un anno in un settore, di cinque in un altro, di dieci in un altro
ancora. Ci possono essere, ad esempio, una buona memoria, buone
abilità visuo-spaziali, ma una pessima capacità di
interazione sociale. Molti autistici riescono bene nel fare i
puzzle, perché hanno ottime abilità visive, disgiunte
pero’ dalla comprensione del significato dell’immagine, che per
loro è o poco comprensibile o indifferente.
Il senso comune ci induce a pensare che siano persone dotate
in modo armonico (sanno comporre puzzle per noi difficili !) e
che semplicemente non vogliono comunicare con noi, per vivere nella
loro astrazione.
La
ricerca ci dice che è bene sfruttare le aree sviluppate
per fare progredire quelle più carenti. Ad esempio, se un
bambino sa fare un puzzle da 50 pezzi, non bisogna presentargli un
puzzle da 70, ma va sfruttata la sua abilità per migliorare
la socializzazione. Ad esempio facciamolo giocare con un’altra
persona e facciamogli imparare a rispettare i turni, cosa per lui
molto difficile. Questo puo’ essere fatto prima con uno, poi con
due compagni, per favorire la progressiva integrazione delle
competenze (in questo caso abilità visuo-spaziali , gioco,
abilità sociali)
|
- La persona con autismo non sa socializzare.
Il senso comune dice che lo stare fisicamente in mezzo agli altri
compagni lo renderà più socievole.
La
ricerca ha mostrato che il bambino con
autismo non diventa socievole per semplice immersione in un gruppo
o per imitazione. La socializzazione dev’essere insegnata
appositamente, creando situazioni molto semplificate e poi via via
più complesse, guidate da educatori e da insegnanti
competenti
Queste
attività aiutano non solo il bambino con autismo, ma anche
tutti i bambini della classe nell’interazione reciproca.
Favoriscono, ad esempio, il rispetto dei turni, le capacità
di ascolto, la tolleranza alla frustrazione.
|
- La
persona con autismo è in una sorta di
anarchia mentale; non sa organizzarsi, non ha fantasia.
Il senso comune spesso interpreta questa anarchia mentale come una “non
disponibilità” a collaborare.
La
ricerca ci informa che il soggetto ha bisogno di una
strutturazione estrema dello spazio e del tempo, di suggerimenti
visivi che lo aiutino ad organizzarsi e a maturare un minimo di
autonomia.
La
strutturazione, e i suggerimenti visivi, utili per l’acquisizione
di orientamento e di autonomia, devono poi essere via via
diminuiti in modo che la persona possa spendere le abilità,
una volta acquisite, nel proprio naturale ambiente di vita
|
- Per
le persone con autismo le sorprese non sono una fonte di piacere
(come per i normodotati) ma possono essere fonte di sofferenza.
Il
senso comune non aiuta a capire questo aspetto.
La
ricerca ci dice che bisogna rendere prevedibili, per quanto
possibile, le attività future (immediate o più
lontane nel tempo).
|
- Le
persone con autismo capaci di parlare sembrano più autonome
e dotate.
Il
senso comune ci induce a sopravalutare le loro abilità
comunicative
La
ricerca e l’esperienza ci fanno capire che talora
ripetono le stesse cose come dischi, senza comunicare.
Scelgono argomenti che non interessano l’interlocutore e che
talvolta sono anche sconvenienti. Un insegnamento molto utile
potrebbe essere dare loro una forma accettabile, una specie di
copione, che li aiuti ad impostare una conversazione che
rispecchi i canoni normali e non si annunci subito come
“strana”, “anomala”, “ridicola”. Molto utili possono
essere simulazioni con bambini normali che, se motivati e formati
da insegnanti competenti, possono diventare ottimi tutor.
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