[autismo-biologia] comportamenti problema: farmaci o educazione?

daniela daniela a autismo33.it
Dom 2 Giu 2024 20:55:42 CEST


Il NICE (National Institute for Health and Care Excellence) ha 
pubblicato le linee guida per l’autismo il 28 agosto 2013  e le ha 
aggiornate il 14 giugno 2021

https://www.nice.org.uk/guidance/cg170

Gli psicofarmaci, in particolare gli antipsicotici, sono menzionati nel 
capitolo 
1.4 Interventions for behaviour that challenges

https://www.nice.org.uk/guidance/cg170/chapter/Recommendations#interventions-for-behaviour-that-challenges

Prima degli psicofarmaci, la linea guida consiglia di prendere in 
considerazione, per i comportamenti problema, i seguenti fattori:
     • Disturbi della comunicazione
     • Malattie organiche, come dolore o disturbi gastrointestinali
     • Problemi di salute mentale coesistenti, come ansia, depressione o 
ADHD
     • Ambiente fisico come i livelli di illuminazione o di rumorosità
     • Ambiente sociale: casa, scuola, tempo libero
     • Cambiamenti nella routine o circostanze personali
     • Modificazioni nello sviluppo, inclusa la pubertà
     • Maltrattamenti da parte di altre persone
     • Inavvertito rinforzo dei comportamenti dirompenti
     • Assenza di prevedibilità e di strutturazione dello spazio e del 
tempo

Ognuno di questi fattori richiede interventi di tipo psicosociale, 
ambientale o medico (nel caso di malattie organiche).

Nella pratica quotidiana ho l’impressione che si arrivi alla 
prescrizione di psicofarmaci molto prima di avere praticato quanto la 
linea guida consiglia, in particolare gli interventi che la linea guida 
chiama psico-sociali, e io chiamerei educativi.

Un esempio virtuoso di gestione dei comportamenti problema l’ho trovato 
in una scuola primaria, dove la maestra di sostegno Elena Pace ha preso 
tanto sul serio il suo ruolo che ha percorso tutto l’iter formativo 
teorico-pratico che porta alla qualifica di BcBA (Board Certified 
Behavior Analyst).

Anche nella sua scuola ci sono bambini certificati che hanno problemi di 
apprendimento e di comportamento.
Conoscendo le strategie per la gestione dei comportamenti problematici, 
Elena Pace non solo le ha applicate nella scuola, ma ha invitato la 
mamma della bambina più problematica ad entrare nella scuola per 
affiancarla e apprendere le strategie per poi metterle in pratica al 
domicilio.
L’esperienza della Pace è stata oggetto di una relazione al convegno 
lions ANGSA del 6 aprile scorso le cui diapositive sono in rete al link

https://apriautismo.it/wp-content/uploads/2024/04/Autismo_e_scuola_33.pdf

Per quanto riguarda i comportamenti problema copio da una sua mail 
quanto segue
“- All'inizio dell'intervento (quattro anni fa) le tre famiglie avevano 
grossissime difficoltà a gestire i bambini in ambito domiciliare e due 
di esse erano seguite da un educatore domiciliare. Dopo il primo anno di 
intervento a scuola (tre anni fa), il servizio educativo domiciliare è 
stato sospeso in quanto non più necessario. Anche la famiglia che non 
aveva l'educatore domiciliare ha iniziato a sviluppare il controllo 
educativo del figlio grazie alla scuola. Nel caso di A., la bimba con 
problematiche maggiori, la mamma è venuta a scuola alcune volte per 
lavorare insieme a me ed acquisire strategie comportamentali di base.
- le famiglie sono state intervistate e tutte hanno sottolineato che 
l'impatto maggiore sul cambiamento dei bambini è da imputare 
all'intervento condotto a scuola”

I farmaci che abbiamo a disposizione oggi hanno un rapporto beneficio 
rischio molto stretto, con un rischio altissimo e un beneficio incerto e 
talora inesistente.

L’esempio virtuoso sopra riportato ci dimostra che l’alternativa ai 
farmaci non è solo teorica, ma è possibile, almeno in un certo numero di 
casi, ed è costituita da strategie comportamentali evidence-based, 
condivise tra i naturali educatori del bambino: insegnanti e genitori.
La messa a punto di queste strategie e la condivisione tra tutti gli 
attori coinvolti dovrebbe far parte dei LEA (livelli essenziali di 
assistenza), da erogare ai cittadini che ne hanno bisogno a spese dei 
contribuenti, come è avvenuto nel caso riportato, nel quale la mamma ha 
ricevuto un training rivolto specificamente alla figlia nell’ambito 
della scuola pubblica.
     Daniela Mariani Cerati




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