[autismo-biologia] neuroni specchio

Francesco Barale francesco.barale a unipv.it
Lun 14 Ago 2023 23:18:57 CEST


Mi sento in obbligo di spendere qualche parola sulla questione, se non
altro per la conoscenza e la stima di antica data che mi lega a Giacomo
Rizzolatti, dalla fine degli anni '60, quando entrambi avevamo mosso i
primi passi a Pisa, in quella indimenticabile fucina scientifica che fu l'
Istituto di Fisiologia di Giuseppe Moruzzi. Poi lui aveva continuato con la
neurofisiologia, io ero passato alla psichiatria, ma ci eravamo poi
ripetutamente re-incrociati proprio sulla questione autismo-neuroni
specchio. A Parma mi aveva chiesto di discutere alcune tesi sperimentali di
dottorato sul tema, prodotte dal suo fenomenale gruppo di ricerca. Me ne
ricordo,ad esempio, una, bellissima, della dott.a Boria, sulle sequenze
intenzionali, sia in entrata (riconoscimento del loro senso) che in uscita
(esecuzione) e sul mutare di fluidità e immediatezza, su entrambi i
versanti, in funzione delle diverse caratteristiche di diversi contesti.
Credo che proprio questi aspetti lo avessero incuriosito verso Cascina
Rossago, come situazione abilitativa "ecologica", in cui le motivazioni e i
processi imitativi "buoni" erano al centro dell' attenzione, del sostegno e
della metodologia di lavoro. Poi non se ne fece nulla (complici non solo
molti miei dubbi sulla possibilità di collegare mondi così diversi, ma
anche un orribile ingorgo automobilistico che proprio il giorno fissato per
l' incontro inghiottì per l' intera giornata Rizzolatti e il suo team, che
generosamente si erano mossi da Parma per raggiungerci sui monti dell'
Oltrepo pavese). Del resto, proprio uno degli allievi principali di
Rizzolatti, Vittorio Gallese, poi suo successore sulla cattedra di Parma,
aveva steso il capitolo sull' intersoggettività in quel libro a più  mani
"Autismo. L' Umanita nascosta" (Einaudi 2004) in cui noi avevamo.descritto
l' esperienza di Cascina Rossago e Gallese le radici dell' empatia, dell'
imitazione "incarnata" e della cognizione sociale.
Ma, si deve dire, non c' era allora proprio nulla di azzardato o fantasioso
in quelle ipotesi. La  (ben documentata) funzione basilare esercitata dal
mirror system nel garantire appunto i meccanismi primari di imitazione e
empatia, mattoni basilari della intersoggettività primaria e dello sviluppo
poi della cognizione sociale, rendeva anzi pressochè inevitabile (quasi
"doveroso", anzi, verrebbe da dire) ipotizzare e indagare un qualche ruolo
di una possibile disfunzione di quei sistemi nell' autismo.
Rizzolatti lo ha fatto a lungo negli anni successivi, con il mix di
passione,  generosità, curiosità scientifica e rigore sperimentale che è
tipico suo (e dei veri scienziati). Superando anche scetticismi e
perplessità che fin dall' inizio gravarono fortemente su quella ipotesi.
Tanto per fare uno solo dei tanti possibili esempi, già all' inizio dei
2000 circolava nell' "ambiente" un lavoro di un celebre neurofisiologo
americano, che sia io che Rizzolatti conoscevamo bene (anche lui era
transitato per Pisa...), dal titolo eloquente "Autism. Not only mirror
system!". Lavoro che metteva bene in evidenza tutte le criticità del
tentativo di ridurre a un problema di "broken mirrors" (che comunque, anche
se fosse stato confermato, richiedeva a sua volta di essere spiegato) una
serie di situazioni complesse e eterogenee come gli autismi. Ma, in
generale, pur riconoscendo l' importanza delle sue basi imitative, anche di
ridurre ad esso la questione della cognizione sociale. La clinica degli
autismi pareva purtroppo esorbitare rispetto a quella ipotesi.
Voglio comunque richiamare l' attenzione su un aspetto: le recenti
affermazioni di Giacomo Rizzolatti non sono l' ammissione di una sconfitta.
Al contrario. Sono una bella lezione di etica scientifica, dunque una
vittoria, se proprio proprio dobbiamo usare questi brutti registri. Chi fa
ricerca per bene si appassiona certo alle sue ipotesi. Ma mantiene ben
fermo che "amicus Plato, sed magis amica veritas". Oh se questa etica si
diffondesse! Ad esempio se le ricerca farmacologica rendesse
sistematicamente noti anche i suoi risultati negativi...
Non rimane poi nulla di quella ipotesi? Non scherziamo...Il lavoro di
Rizzolatti, allievi e collaboratori è stato non solo fondamentale dal punto
di vista neurofisiologico, ma ha contribuito in modo importante a
richiamare l' attenzione sulla centralità dei processi imitativi nella
cognizione sociale, ha dato un imput importante allo sviluppo degli studi
su come essi funzionino non solo in generale, ma anche nelle diverse
condizioni autistiche e nei diversi contesti, su quali siano i loro atipici
sviluppi (U.Frith scrisse una volta che nell' autismo nulla è statico,
globale e immutabile e nessuna funzione si presta a rappresentazioni
semplificate, tipo "c" è/non c' è")...
Quali poi possano essere le ricadute abilitative di una comprensione meno
rudimentale della cognizione sociale e delle sue varie componenti, come
saggiamente Daniela Mariani Cerati ci ricorda, è poi tutto un altro
discorso. Ci spostiamo su un piano diverso. C' è ancora così tanto da
capire.... Ma certamente, se anche possiamo considerare archiviata l'
ipotesi dei "brokwn mirrors" nella sua formulazione più semplice, quei
tentativi hanno prodotto conoscenze non certo inutili.
Un cordiale saluto
Francesco Barale

..


Il Lun 14 Ago 2023, 09:19 daniela <daniela a autismo33.it> ha scritto:

> Gli ultimi messaggi della lista sono stati molto interessanti e utili,
> ma non c’entrano con i neuroni specchio. Quando parliamo di neuroni
> specchio, siamo nell’ambito dell’anatomia funzionale e non della
> abilitazione. Nel campo dell’abilitazione ci sono stati dei progressi.
> Nell’anatomia funzionale siamo ancora nel campo di ipotesi da confermare
> e l’ipotesi che i neuroni specchio avessero un ruolo causale, o almeno
> favorente, nell’autismo non è stata confermata.
>
>      Daniela MC
> _______________________________________________
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