[autismo-biologia] Canadian girl with autism in world-first test on how brain stimulation could stop severe self-harm

daniela daniela a autismo33.it
Sab 25 Giu 2022 15:50:12 CEST


Il 2022-06-25 11:13 Enrico Toffolo ha scritto:
> Segnalo questa notizia (non è uno studio) del primo caso di
> stimolazione profonda che avrebbe ridotto gli episodi di
> autolesionismo.
> 
> https://www.ctvnews.ca/health/canadian-girl-with-autism-in-world-first-test-on-how-brain-stimulation-could-stop-severe-self-harm-1.5954087
> 
> questo è il sito dell'ospedale
> 
> https://www.sickkids.ca/en/about/about-sickkids/
> 
> e questo il link alla tecnica utilizzata
> 
> https://www.aboutkidshealth.ca/Article?contentid=3972&language=English
> _______________________________________________
> 


Il caso presentato nell’articolo segnalato da Toffolo è il primo  della 
sperimentazione presentata nell’articolo

  “Yan, H., Siegel, L., Breitbart, S. et al. An open-label prospective 
pilot trial of nucleus accumbens deep brain stimulation for children 
with autism spectrum disorder and severe,
   refractory self-injurious behavior: study protocol. Pilot Feasibility 
Stud 8, 24 (2022)”

  https://doi.org/10.1186/s40814-022-00988-3

pubblicato il 2 febbraio scorso

Gli autori di questo lavoro partono dalla triste constatazione che molti 
bambini e adolescenti con autismo presentano comportamenti 
autoaggressivi severi,
che possono portare a gravi danni alla propria incolumità fisica, come 
cecità, emorragie cerebrali, automutilazioni e altro.
Molti di questi casi sono refrattari ai trattamenti abilitativi e 
farmacologici. Da qui la necessità di nuovi approcci terapeutici.
Quale nuovo approccio terapeutico, riservato a casi gravi di 
autoaggressività refrattari ai trattamenti sopra riferiti, gli autori 
propongono una sperimentazione
con la  stimolazione  cerebrale profonda ( Deep Brain Stimulation DBS) 
del nucleus accumbens.

La DBS è una strategia di neuromodulazione mirata ad un circuito 
cerebrale patologico, i cui meccanismi d’azione, in questo caso, sono 
solo in parte noti.
La DBS consiste nell’impianto di elettrodi (spesso due, uno a destra e 
uno a sinistra) in un preciso punto del cervello e nella scarica di una 
corrente elettrica con questi elettrodi tramite
un impulso proveniente da un generatore impiantato nel torace.
Il generatore puo’ essere acceso o spento.

Questo è utile in quanto, se si verificano effetti indesiderati dovuti 
all’impulso, essi possono essere aboliti immediatamente con lo 
spegnimento.

Alcune patologie sono state già trattate con questa metodica. Tra queste 
il disturbo ossessivo compulsivo, la dipendenza da droghe e l’alcolismo.
La novità di questa sperimentazione consiste nell’indicazione, 
l’autoaggressività refrattaria ai trattamenti usuali,  e nell’età 
pediatrica, nella quale peraltro la metodica è stata
già sperimentata per l’epilessia.

La DBS viene presentata come una opzione chirurgica minimamente 
invasiva.

Il minimamente però si riferisce a persone collaboranti.

Un bambino con autismo potrebbe strapparsi i tubicini che trasportano 
gli impulsi agli elettrodi, soprattutto in considerazione del fatto che 
questo trattamento è riservato a casi con grave
autoaggressività che si suppone siano non collaboranti.

Per tale motivo il primo obiettivo dello studio è la fattibilità del 
trattamento in questa peculiare categoria di pazienti.

Gli autori si ripromettono di reclutare sei soggetti  dai 7 ai 18 anni 
con i seguenti criteri di inclusione

-	Diagnosi di spettro autistico
-	Fallimento o controindicazioni alla terapia medica, con ripetuti 
comportamenti autolesionistici persistenti dopo sei mesi o più di 
terapia
-	Il bambino deve essere stato sottoposto ad un rigoroso assessment 
funzionale dei comportamenti, con conseguente trattamento di almeno 6 
mesi senza risultati
-	Diagnosi di stereotipie secondarie con evidenza di autoaggressività 
pericolosa per l’incolumità fisica del bambino
-	Rischio di danni permanenti
-	Genitori o tutori informati e capaci di dare un consenso informato


Gli autori si ripromettono di arruolare sei bambini o ragazzi con queste 
caratteristiche per poi passare ad una sperimentazione più ampia nel 
caso i risultati siano positivi.

Il primo caso ha dato risultati entusiasmanti, tanto che i genitori si 
sono rivolti ad una televisione nel desiderio di incoraggiare altri 
genitori ,
comprensibilmente poco propensi ad accettare un trattamento chirurgico 
per l’autolesionismo, ad approcciare questo trattamento che a loro ha 
cambiato la vita.

Una rondine non fa primavera. Vedremo se i risultati positivi si 
ripeteranno anche negli altri probandi

      Daniela Mariani Cerati





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