[autismo-biologia] autismo e COVID
daniela
daniela a autismo33.it
Dom 16 Gen 2022 18:03:15 CET
Il 2022-01-11 16:19 Marina Marini ha scritto:
> Autismo, COVID, vaccini e altro
>
>
>
> Autismo e integratori.
>
> Al di là delle differenze nel background genetico e della grande
> variabilità del fenotipo, la ricerca biologica ha identificato nei
> portatori di autismo tre grandi effettori, che si influenzano
> reciprocamente e che vanno a formare quello che un recente articolo,
> firmato da 35 ricercatori italiani (DOI: 10.3390/jpm11020070), ha
> denominato “bad trio” (come dire “l’orribile, il brutto e il
> cattivo”): si tratta della disbiosi intestinale, dell’alterazione
> immunitaria e del complesso <disfunzione mitocondriale/stress
> ossidativo>. Tale dato dovrebbe essere utilizzato dalla pratica
> clinica per proporre interventi volti a ripristinare queste
> disfunzioni, ad esempio attraverso indicazioni dietetiche e
> l’utilizzo di integratori. La carenza di omega-3 DHA di cui si è
> parlato sopra è presumibilmente dovuta allo stress ossidativo e si
> presta ad un’integrazione dietetica. Perché dunque non se ne fa
> niente?
>
> Qui entriamo in un “campo minato”. La "medicina basata
> sull’evidenza” fonda la validità di un intervento terapeutico su
> valutazioni che prevedono lo studio di due gruppi confrontabili di
> pazienti, a uno dei quali, scelto a caso, viene somministrato il
> farmaco e all’altro un placebo. Nel 2017, una revisione della
> letteratura basata su tale metodologia (DOI: 10.3945/jn.116.242354
> [2]) identificò solo cinque sperimentazioni che rispondevano a questa
> regola, per un totale di 185 pazienti ASD; l’analisi non mise in
> rilievo la presenza di miglioramenti significativi, decretando così
> l’infondatezza scientifica della somministrazione di DHA per
> migliorare i sintomi dell’ASD. Un’altra ventina di
> sperimentazioni, effettuate con modalità meno rigorose, non furono
> prese in considerazione. È quindi del tutto giustificato che i
> clinici non suggeriscano ai pazienti ASD di assumere omega-3 DHA, se
> vogliono attenersi ai criteri della ”medicina basata
> sull’evidenza”. E questo vale anche per tutti (o quasi) gli
> integratori che si ipotizza potrebbero essere di qualche utilità
> nell’autismo.
>
> Ma… a mio parere la revisione della letteratura sopra citata ha
> gravi difetti metodologici (1) e, in generale, ci sono molti problemi
> nel sottoporre gli integratori a una valutazione secondo i criteri
> suddetti (2).
>
> * La revisione della letteratura di cui sopra è stata fatta da
> studiosi esperti in metodologia biomedica ma non in acidi grassi
> polinsaturi (come sono gli omega-3). Infatti, i 5 articoli scelti per
> l’analisi avevano utilizzato quantità diversissime tra loro di
> omega-3 DHA, non riportavano informazioni cruciali sulla qualità del
> prodotto, come l’assenza di legami “trans”, e solo uno aveva
> aggiunto degli antiossidanti alla formulazione_. __È probabile, in
> definitiva, che non ci fossero neppure due articoli metodologicamente
> corretti da valutare, se si vede la cosa da questo punto di vista_.
> * Perché è così difficile, se non impossibile, reperire in
> letteratura sperimentazioni “basate sull’evidenza” di
> integratori alimentari? Gli integratori sono sostanze naturali
> presenti nei cibi e non sono quindi brevettabili, né da soli né in
> combinazione tra loro. Può essere solo brevettabile un nuovo processo
> industriale di estrazione di un dato composto. Questo fa sì che i
> produttori non investano in ricerca e si facciano conoscere
> essenzialmente proponendo al pubblico combinazioni inedite di sostanze
> o prodotti decisamente più economici di quelli della concorrenza.
> Prive di interesse commerciale, le sperimentazioni di ampio respiro
> sugli integratori non trovano così finanziatori.
>
> Abbiamo così chiuso il cerchio di un ragionamento iniziato con
> l’interessante dato per cui l’infezione da SARS-COV2 può incidere
> negativamente sull’importazione di omega-3 DHA nel cervello, e con
> l’ipotesi che, in qualche caso e in determinate circostanze, ciò
> possa accadere anche con i vaccini: _la minore importazione cerebrale
> di omega-3 DHA sarebbe particolarmente dannosa per chi, come i
> portatori di ASD, ne è già carente_. Nonostante manchi una
> “patente di validità” per l’assunzione di omega-3 DHA da parte
> di portatori di ASD, non credo che ci siano veri ostacoli ad
> acquistare in farmacia un prodotto da banco contenente DHA e a vedere
> se allevia alcuni problemi causati dal “long-COVID” o dai vaccini.
> Mi raccomando però di accertarsi della qualità del prodotto e di
> assumere in concomitanza degli antiossidanti (in generale, vitamine A,
> C, E o similari), visto che l’assunzione di acidi grassi polinsaturi
> potrebbe aggravare uno stress ossidativo pre-esistente.
>
> Marina Marini
>
> Università di Bologna
>
>
>
> Links:
> ------
> [1] https://doi.org/10.1016/j.anndiagpath.2020.151682
> [2] https://doi.org/10.3945/jn.116.242354
A proposito di integratori nella prevenzione del Covid, ricordo
l’importanza della vitamina D nella prevenzione delle infezioni in
generale e del Covid in particolare.
E’ uscito di recente l’articolo
“Ebrahimzadeh A, Mohseni S, Narimani B, Ebrahimzadeh A, Kazemi S,
Keshavarz F, Yaghoubi MJ, Milajerdi A. Association between vitamin D
status and risk of covid-19 in-hospital mortality:
A systematic review and meta-analysis of observational studies. Crit Rev
Food Sci Nutr. 2021 Dec 9:1-11. doi: 10.1080/10408398.2021.2012419. Epub
ahead of print. PMID: 34882024.”
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34882024/
dal quale copio quanto segue
“ Pooling 9 studies which categorized vitamin D level, a significant
positive relationship was found between vitamin D deficiency and risk of
COVID-19 in-hospital mortality (Odds Ratio (OR): 2.11; 95% Confidence
Interval (CI): 1.03, 4.32). All subgroup analyses also showed
significant relationship between vitamin D deficiency and risk of
COVID-19 in-hospital mortality. In the other analysis, pooling data from
5 studies in which vitamin D level was entered as a continues variable,
we found an inverse significant association between each unit increment
in serum vitamin D concentrations and risk of COVID-19 in-hospital
mortality (OR: 0.94; 95% CI: 0.89, 0.99). We found a significant direct
association between vitamin D deficiency and elevated risk of COVID-19
in-hospital mortality. Moreover, each unit increment in serum vitamin D
levels was associated to significant reduction in risk of COVID-19
mortality”
Di vitamina D abbiamo discusso a suo tempo su questa lista come sostanza
che ha le premesse biologiche per migliorare i sintomi “core”
dell’autismo.
http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2017-July/002568.html
Le sperimentazioni fatte sino ad ora hanno dato risultati contrastanti,
ma qui parliamo della prevenzione di una malattia, il Covid, che puo’
essere grave per tutti, ma che diventa
una tragedia immane se colpisce persone con autismo.
Quando parliamo di vitamina D, parliamo di una sostanza che si puo’
dosare nel sangue e dunque possiamo determinare non solo la sua
assunzione con gli alimenti o la sua trasformazione
in sostanza attiva con il livello di esposizione al sole, ma anche il
risultato di tutto questo dosando la vitaminemia nel sangue.
Nei laboratori clinici italiani si danno valori di insufficienza della
vitaminemia D (<20 ng/mL) che non sono in sintonia con la letteratura
più recente, secondo la quale il limite di 20
va bene per la prevenzione del rachitismo, ma non per la prevenzione di
altre malattie, tra cui le infezioni in generale e, come si evince
dall’articolo citato, il Covid in particolare.
Come si vede nella tabella al link
https://www.grassrootshealth.net/wp-content/uploads/2016/11/dip_with_numbers_8-24-12.pdf
l’intervallo ottimale per la prevenzione della maggioranza delle
malattie la cui carenza è favorita dal deficit di vitamina D è tra 40 e
60 ng/mL
Per quanto poi riguarda la vitamina D nella terapia dell’autismo, dopo
quanto citato nelle mail del 2017 è uscito, nel 2019, l'articolo di cui
al link
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0960076018303923
Si tratta di un trial di 12 mesi condotto su 111 bambini con ASD, in cui
la co-supplementazione con vitamina D ed omega-3 ha dimostrato di
ridurre i sintomi di irritabilità ed iperattività.
Credo che per tutti ci siano delle buone ragioni per mantenere la
vitaminemia D nei livelli sopra riportati e a maggior ragione per le
persone con ASD per le quali bisogna prevenire
con ogni mezzo il Covid e, secondo non pochi autorevoli ricercatori, con
il mantenimento dello stato ottimale di vitamina D si potrebbero
migliorare anche alcuni sintomi associati all'autismo
Daniela Mariani Cerati
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