[autismo-biologia] E' morto il Dottor Valter Rayneri
daniela
daniela a autismo33.it
Lun 25 Apr 2022 14:40:47 CEST
E’ morto, qualche giorno fa, il Dottor Valter Rayneri, padre di Giulia
e Gaia.
La Stampa gli ha dedicato un bell’articolo
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10159725735220309&set=pcb.10159725741265309
in cui ricorda la dolorosa vicenda del 2001, quando fu accusato di
abusare della figlia Giulia, gravemente disabile, in base a quanto da
lei scritto a scuola mediante la comunicazione facilitata (CF).
La storia della CF conferma il fatto che il vuoto di conoscenza genera
mostri. Giulia non è la sola che, tramite la mano del facilitatore, ha
accusato ingiustamente il padre di un reato
infamante e per questo è stata sottratta alla famiglia e portata in un
Istituto dove al padre era assolutamente vietato andarla a trovare.
Questo per qualche mese, fino a quando è stato
dimostrato che l’accusa era totalmente infondata.
Gaia, che è una scrittrice dalla penna davvero felice, ha raccontato la
tragica vicenda di famiglia nel libro “Pulce non c’è”
https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/pulce-non-ce-gaia-rayneri-9788806206567/
da cui copio alcuni stralci
Cantami, o Diva, della pelide Comunicazione Facilitata la stronzata
funesta che infiniti addusse lutti agli autistici; ≪La Comunicazione
Facilitata è una procedura comunicativa controversa e non provata,
priva, per quanto riguarda la sua efficacia, di riscontri scientifici≫,
anche gli yankee lo dicono!, gridava papà, E guarda questi ≪La CF è una
tecnica per individui affetti da autismo oppure da ritardo mentale,
priva di una convalida scientifica. In particolare, le informazioni
ottenute tramite la CF non dovrebbero essere usate per confermare o
smentire affermazioni sugli abusi e non dovrebbero influire sulle
decisioni diagnostiche e terapeutiche≫. 172 Ma Gualtiero, l’insegnante
non avrà mica fatto tutto da sola, avrà chiesto aiuto a qualche presunto
competente incompetente, magari uno psicologo che ha fatto un corso di
CF e abusi per corrispondenza e ora pensa di sapere tutto lui; ≪La
maggior parte dei soggetti che si avvalgono, per esternare i loro
pensieri, del metodo della Comunicazione Facilitata, denunciano abusi
sessuali o violenze subite da parte di insegnanti o genitori. Nella
maggior parte dei casi dette denunce si rivelano infondate, prodotto del
bisogno del soggetto autistico di attrarre l’attenzione su di sè, o
della fantasia del facilitatore. La quasi totalità degli studi in
materia considera la CF una tecnica screditata, ed il suo utilizzo
ingiustificato è immorale, perchè manca un’evidenza scientifica ampia ed
oggettiva≫. 173 Ma loro, ripeteva papà tra granella di nocciola e cacao
in polvere, evidentemente non l’avevano letto. E continuavano, ripeteva
mamma, a voler cavar fuori dai bambini come Pulce le loro grandi verità
sul mondo, e non gli importava se magari, diceva mamma, che lo dicevano
i libri, così come non erano in grado di percepirsi un gomito magari non
riuscivano nemmeno a percepire il mondo fuori, e non capivano cosa stava
succedendo: l’importante era che lo scrivessero, e una volta che le
parole venivano fissate su carta, nero su bianco, diventavano
automaticamente delle verità. Chi fa psicoanalisi con la Comunicazione
Facilitata, diceva mamma, non ha ancora capito che dovrebbe usarla per
psicoanalizzare il facilitatore, che solo servendosi delle parole di un
altro ha il coraggio di dire a se stesso ciò che usualmente si tace. 179
”Pensi che la madre, la sentivamo dire al triumvirato dei periti, la
madre pensa che sua figlia non sappia rendere valida testimonianza
attraverso il metodo della Comunicazione Facilitata, e invece è stata
perfettamente in grado di raccontarci, ad esempio, come ha passato la
Pasqua, ci ha detto che la sorella e la signora Camurati sono andate a
trovarla portandole un uovo di cioccolato 212 Mamma a quel punto era
sbiancata, avrebbe voluto entrare a interrompere la farsa, Non è vero
niente!, avrebbe voluto gridare, Sarà anche quello che Pulce ha scritto,
ma non è quello che è successo!, io infatti a Pasqua non ero potuta
andare a trovare Pulce, ero troppo indietro con lo studio per
l’interrogazione della Garfa, ci era andata solo mamma, ma non aveva
portato nessun uovo, a Pulce il cioccolato non piace, e poi era proibito
introdurre alimenti nella Giorni Felici, mamma era solo riuscita a
intrufolare un minuscolo cubetto di pecorino, che aveva tenuto nascosto
nella borsa e sul quale lontano dallo sguardo della donnasoldato aveva
messo una candelina, dicendo Buona Pasqua, Pulce, ma Pulce tutto questo
non lo sapeva dire a chi quel giorno non c’era, o meglio la
Comunicazione Facilitata non lo sapeva dire, e per provarlo bastava fare
un test di validazione, ma loro, evidentemente, non sapevano cosa fosse,
e sembravano non avere nessuna voglia di impararlo 212 I tre periti
erano stati chiamati per decidere se Pulce era in grado di raccontare la
verità. In realtà non era proprio solo un processo per Pulce, ma anche,
e prima di tutto, per la sua macchina da scrivere 218 I periti si
recavano, uno per volta, perchè le cose serie si fanno sempre uno per
volta, a trovare Pulce in comunità. La facevano sedere e chiedevano a
lei e alla sua macchina da scrivere Come si chiama la mamma? E come si
chiama il gatto? E in che giorno sei nata? E quando è nata tua sorella?
E come si chiama?, e vedevano stamparsi piano piano sul display la loro
verità. Ma solo quando quella verità la conoscevano già prima, solo
quando le chiedevano Ti chiami Pulce?, Pulce era in grado di rispondere
di sì, perche anche il perito avrebbe risposto così. Ma quando loro non
la conoscevano, ecco che il mondo di Pulce si popolava di mamme
Clotilde, di sorelle Francesca, di nonne Marina, di feste in cui si era
divertita un sacco pur non essendoci mai andata, di papà violenti, di
collane color arcobaleno, con sedici perline. E questo lo sapevamo già,
diceva papà, era scritto, insieme alle altre cose fondamentali che tutti
avrebbero dovuto sapere, a pagina tre del libro sull’autismo e la
Comunicazione Facilitata, e loro sì che l’avevano letto, quello, loro
che erano degli esperti Forse Pulce avrebbe potuto tornare prima, ma il
tempo necessario alla perizia era quello, due o tre mesetti, dicevano
loro, ma se la perita fosse stata, diceva mamma, che sapeva bene di cosa
stava parlando, se la perita fosse stata una diligente compagna di
scuola di Pulce, e nel compito in classe finale le fosse stata posta la
domanda ≪Può dunque rendere valida testimonianza?≫, alla diligente
compagna sarebbero di certo tornati in mente i concetti fondamentali
della lezione propedeutica Difficoltà di integrare le informazioni
percepite in modo anomalo con i sensi, e la sua perizia-verifica non
sarebbe durata un mese, ma neanche un giorno o due, forse meno di
un’ora, giusto il tempo di scrivere ≪Ovviamente no≫, e prendere ottimo
nella materia della quinta ora: le basi dell’autismo. 221
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