[autismo-biologia] autismo e serotonina

daniela daniela a autismo33.it
Lun 7 Giu 2021 18:18:01 CEST


Per giungere a terapie innovative  è necessario identificare dei 
sottogruppi omogenei che abbiano delle  vie metaboliche e dei network 
funzionali comuni per i quali  si possano identificare dei target su cui 
i farmaci potrebbero agire, per poi passare alla sperimentazione.

Va in questa direzione la ricerca oggetto dell’articolo

Chakraborti B, Verma D, Guhathakurta S, Jaiswal P, Singh AS, Sinha S, 
Ghosh S, Mukhopadhyay K, Mohanakumar KP and Rajamma U (2020)
Gender-Specific Effect of 5-HT and 5-HIAA on Threshold Level of 
Behavioral Symptoms
and Sex-Bias in Prevalence of Autism Spectrum Disorder.
Front. Neurosci. 13:1375.
doi: 10.3389/fnins.2019.01375

Gli autori sono partiti dall’ipotesi che nell’autismo vi sia una 
disfunzione del sistema serotoninegico, ipotesi che già era stata 
supportata da altre ricerche a partire dal 1961

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0022347661802618

Il merito del nuovo lavoro è quello di avere compiuto la ricerca su un 
campione di probandi abbastanza numeroso (104) di ambo i sessi e su 
controlli sani d’ambo i sessi.
Il primo dato emerso dalla ricerca è stato che i livelli di serotonina 
piastrinica sono molto diversi nei maschi e nelle femmine normodotati. 
Nelle femmine normodotate il livello di
serotonina piastrinica è risultato essere molto più alto di quello dei 
maschi, simile a quello del sottogruppo dei probandi con aumento della 
serotoninenemia piastrinica e non dissimile da quello delle femmine con 
autismo.

Nei probandi maschi il 20,2% presenta iperserotoninemia piastrinica. Il 
dato della iperserotoninemia nell’autismo era stato rilevato in passato 
non solo nel lavoro del 1961 già citato, ma era stato confermato in 
numerosi altri lavori.
La novità della presente ricerca è quella di avere identificato un 
sottogruppo fatto esclusivamente di maschi con autismo, che si 
differenzia nettamente sia dai controlli sani che dagli altri probandi 
con autismo.
Alla luce di quanto sopra  gli autori affermano che il sistema 
serotoninergico potrebbe essere un target primario  per lo sviluppo di 
nuovi  farmaci, da pensare e sperimentare esclusivamente  in questo 
sottogruppo.

Gli autori hanno preparato il terreno, ma non si sbilanciano suggerendo 
quali farmaci potrebbero essere candidati alle sperimentazioni.

La strada è lunga e insidiosa, anche alla luce delle numerose possibili 
cause che potrebbero portare alla  iperserotoninemia: aumentata sintesi, 
diminuita degradazione, difetti nei meccanismi di segnalazione che 
coinvolgono le funzioni dei trasportatori e dei recettori, aumentato 
assorbimento (uptake)  e immagazzinamento (storage) nella regione 
presinaptica, che potrebbe ridurre il livello di serotonina per una 
neurotrasmissione efficace.

Oltre ad avere identificato un gruppo omogeneo sul quale fare ricerca, 
questo lavoro dovrebbe invitare i ricercatori a identificare altri 
sottogruppi omogenei.

Passare dai sintomi di autismo alla sperimentazione di nuove terapie 
tout court sarebbe come passare dalla sete all’insulina. Tra i sintomi e 
la sperimentazione ci dovrebbe essere quello che per il diabete è 
l’iperglicemia e nell’autismo, oltre all’iperserotoninemia, tante altre 
condizioni da scoprire con mezzi all’altezza dei nostri tempi.

    Daniela Mariani Cerati



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