[autismo-biologia] dal gene alla funzione

daniela daniela a autismo33.it
Mer 28 Lug 2021 15:57:52 CEST


Per arrivare a terapie che agiscano in profondità nell’alleviare i 
sintomi dell’autismo ad alto fabbisogno di sostegno è prioritario fare 
dei sottogruppi omogenei dal punto di vista biologico.

La scoperta di nuove condizioni genetiche (mutazioni e CNV) che 
accrescono  la percentuale degli autismi da causa nota consente di fare 
dei sottogruppi omogenei, almeno tra gli autismi da causa genetica nota.

Il guaio è che, mentre ci cercava il gene dell’autismo, si sono trovate 
centinaia di geni dell’autismo e questo rende difficile la ricerca del 
legame patogenetico tra gene e sintomi.

Cederquist e colleghi hanno affrontato questo difficile tema accorpando 
diverse cellule staminali indotte tratte da 30 linee isogeniche di 
autismi monogenici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7376579/

Le hanno mescolate in un unico disco e le hanno fatte differenziare in 
cellule della corteccia prefrontale per testare le diverse ipotesi dello 
sviluppo precoce. In questo modo hanno potuto classificare le diverse 
linee cellulari in due classi.
Le mutazioni di classe 1 (8/27) inibiscono, mentre le mutazioni di 
classe 2 (5/27) aumentano la neurogenesi della corteccia prefrontale. 
Dallo studio emerge che vi sono delle vie molecolari e di sviluppo 
convergenti di diverse mutazioni associate all’autismo.

Questo dovrebbe essere un primo passo verso la ricerca di target per 
terapie innovative basate non più sui sintomi, ma su disfunzioni 
biologiche omogenee comuni a diverse mutazioni geniche.

La strada è lunga per arrivare a terapie efficaci nell’uomo, ma questa 
metodica, che riproduce in vitro ciò che è impossibile osservare in 
vivo, ovvero l’organogenesi embrionale,  e mostra diverse vie 
disfunzionali che accomunano gruppi di mutazioni  diverse, mi sembra uno 
strumento di ricerca promettente da incentivare e da finanziare.
   Daniela Mariani Cerati




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