[autismo-biologia] comorbilità psichiatriche

daniela daniela a autismo33.it
Mer 9 Set 2020 16:37:30 CEST


Nell’articolo “Lecavalier L, McCracken CE, Aman MG, McDougle CJ, 
McCracken JT, Tierney E, et al. An exploration of concomitant 
psychiatric disorders in children with autism spectrum disorder. Compr 
Psychiatry (2019) 88:5764. - PMC - PubMed”

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6295217/

gli autori esaminano i 658 minori con disturbo dello spettro autistico 
che hanno partecipato ad una di sei sperimentazioni randomizzate 
controllate multicentriche   i cui risultati sono stati pubblicati tra 
il 2002 e il 2015.

I partecipanti avevano tutti una diagnosi di disturbo dello spettro 
autistico e in più presentavano o irritabilità o inattenzione e 
iperattività, in quanto questi sintomi erano il target dei farmaci 
sperimentali.

L’esame di questi 658 minori ha mostrato che solo il 9,9% rispondeva 
solo alla diagnosi di  autismo, mentre il 24.0% aveva anche i requisiti 
per un’altra diagnosi, il 27,2%  per altre due, il 19,5% per altre tre, 
il 13,8% per altre 4, il 5,6% per altre 5 o più diagnosi psichiatriche.

Le diagnosi concomitanti  erano: 81,1% ADHD (Attention Deficit 
Hyperactivity Disorder); 45,5% ODD (Oppositional Defiant Disorder); 
11,7% CD (Conduct Disorder); 41,9%  disturbi d’ansia; 7,5% disturbi 
dell’umore; 7% distimia.

Questi dati sono tutt’altro che nuovi, ma sono una conferma del fatto 
che è artificioso parlare di autismo, quando l’autismo, che pure è già 
un’associazione di sintomi, raramente è isolato, ma purtroppo si 
presenta associato ad altri gravi disturbi psichiatrici nella 
maggioranza dei casi.

Gli autori commentano così i loro dati
“C’è in corso un acceso dibattito se le condizioni co occorrenti siano 
separate o in qualche modo eziologicamente correlate….
Un ulteriore lavoro volto a identificare sottogruppi di bambini con 
autismo usando diagnosi categoriali, dimensioni della severità dei 
sintomi o marcatori biologici potrebbe portare a meglio definire gli 
interventi psicofarmacologici e comportamentali”  (mia traduzione)

Avrei voluto che l’articolo avesse insistito con più forza su questo 
punto, ovvero sul fatto che i fattori etiologici alla base dell’autismo 
provocano  anche tutto il resto e che si dovrebbe fare più ricerca 
sull’eziologia o sulla patogenesi per individuare target terapeutici a 
livelli più profondi e non solo target superficiali come sono i 
recettori degli  psicofarmaci.

Ne ho parlato con uno degli autori, Benedetto Vitiello, il quale così mi 
ha risposto

“E' in effetti una problematica di grande importanza dal punto di vista 
sia concettuale che di gestione clinica.
Usiamo per persone con autismo la stessa nomenclatura (ADHD, 
obsessive-compulsive disorder, social anxiety, etc) che è stata 
sviluppata per la popolazione generale.  Questo ha il vantaggio di dare 
un nome al problema e dovrebbe aiutare nel cercare trattamenti efficaci. 
  Prima del DSM-5, la diagnosi di ADHD era esclusa se c'era quella di 
autismo.
Lo svantaggio è che si tende ad applicare alle persone con autismo le 
terapie che sono state trovate efficaci nella popolazione generale.  C'è 
evidenza che la risposta terapeutica in autismo è diversa, vedi ad 
esempio la risposta agli stimolanti per ADHD, che sono in media meno 
efficaci e hanno più effetti avversi. O gli antidepressivi tipo 
fluoxetina o citalopram, che non si mostrano in media efficaci in 
autismo (vedi King et al 2009).
E' la limitazione della corrente nosologia psichiatrica descrittiva che 
aggiunge più diagnosi nello stesso soggetto.
C'è davvero bisogno di più ricerca clinica sulla patogenesi e terapia di 
questi problemi”


      Daniela Mariani Cerati






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