[autismo-biologia] problematiche della sperimentazione clinica

Aurelia Gargiulo gargiuloaurelia a gmail.com
Mar 6 Ott 2020 09:29:35 CEST


Ben detto, dal principio alla fine: se gli interessati (genitori,operatori,
persone con autismo ad alto funzionamento) cominciano a farsi domande come
queste ed altre sulla base dell'evidenza allora si può aprire una linea
diretta con i "ricercatori" e chiedere loro ciò che interessa e non solo
aspettare che siano loro ad impiantare gli studi. Nessuno lo ha mai fatto
prima ma potrebbe essere molto utile proporre, concertare, capire l'iter e
l'utilità di uno studio clinico; e certamente sarebbe più congruo e facile
realizzarlo.   Affettuosamente  Aurelia

Il giorno lun 28 set 2020 alle ore 17:28 daniela <daniela a autismo33.it> ha
scritto:

> Sul sito della US National Library of Medicine
> vengono descritti 394  programmi di sperimentazioni finalizzate  a
> verificare l’efficacia di nuovi trattamenti per l’autismo.
>
> https://clinicaltrials.gov/ct2/results?term=autism+and+clinical+trials
>
> Purtroppo molte sperimentazioni  vengono  interrotte  prematuramente o
> perché non si trova un numero sufficiente di partecipanti o perché il
> principale ricercatore ha perso interesse per quel tema o per altri
> motivi.
> Pochi arrivano ad avere i risultati che i ricercatori si erano
> prefissati di raggiungere al momento della programmazione della ricerca.
> Quando poi questi risultati vengono raggiunti, un numero consistente di
> sperimentazioni, anche ben disegnate e ben condotte, non viene
> pubblicato.
>
> Mechler e colleghi si sono chiesti il perché e hanno descritto le gravi
> conseguenze di questa cattiva pratica nell’articolo
>
> “Defining the hidden evidence in autism research. Forty per cent of
> rigorously designed clinical trials remain unpublished ‐ a
> cross‐sectional analysis”
>
> https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6877258/
>
> Gli autori partono dalla considerazione che vi è un enorme  bisogno di
> avere a disposizione  nuove opzioni terapeutiche  per l’autismo e per i
> gravi sintomi che spesso lo accompagnano, ma che il bias di
> pubblicazione, ovvero il pregiudizio a causa del quale si fa una scelta
> tra i lavori da pubblicare e si lasciano molti risultati non pubblicati,
> rappresenta un grande problema per la ricerca clinica.
>
> Sono quindi partiti dall’esame del data base della US National Library
> of Medicine, http://ClinicalTrials.gov
> dal quale hanno desunto  che dal 2001 al 2014 erano state condotte e
> portate a termine 50 sperimentazioni randomizzate controllate che
> riguardavano  interventi sullo  spettro autistico.
>
> La ricerca ha evidenziato che 30 sperimentazioni (60%) erano state
> pubblicate, mentre 20 (40%) non erano state pubblicate.
> Una così larga proporzione di risultati non pubblicati preclude la
> disponibilità di un’informazione valida e ha il potenziale di distorcere
> quella piattaforma di evidenza che dovrebbe essere la base delle
> decisioni terapeutiche.
>
> I farmaci attualmente in uso  mostrano alti livelli di eventi avversi
> (specialmente  gli antipsicotici) che costituiscono un grosso problema
> per i pazienti e per i loro familiari. Sono pertanto altamente
> necessarie nuove opzioni terapeutiche  che presentino un miglior
> profilo di efficacia, sicurezza e  tollerabilità.
>
> La ricerca ha evidenziato che vengono pubblicati preferenzialmente i
> risultati positivi, mentre i risultati negativi restano troppo spesso
> non pubblicati.
> Questo è dovuto presumibilmente  al fatto che gli autori o gli sponsor
> possono avere interesse nel non pubblicare risultati sfavorevoli o
> perchè le riviste scientifiche preferiscono pubblicare articoli che
> riportano risultati significativi, cosa che aumenta  il loro impatto
> nella comunità scientifica.
>
> Il bias di pubblicazione puo’  portare a sovrastimare gli effetti
> positivi e a trascurare importanti effetti indesiderati con conseguenze
> negative per i pazienti e maggiori costi socio-economici.
>
> Lo sviluppo di nuovi farmaci è lungo e costoso. Reclutare pazienti
> pediatrici con disturbi psichiatrici per sperimentazioni terapeutiche è
> particolarmente problematico. La pubblicazione di risultati negativi
> impedirebbe ad altri ricercatori di ripetere esperienze fallimentari
> per  cercarne delle nuove.
>
> La non pubblicazione di risultati negativi per terapie che già  vengono
> praticate off label e spesso col metodo del fai da te fa sì  che queste
> abitudini potenzialmente dannose si perpetuino senza che i
> professionisti abbiano gli strumenti per dare consigli motivati.
>
> Sperimentazioni ben condotte su tante terapie di efficacia dubbia
> sarebbero di vitale importanza a patto che i risultati venissero
> pubblicati comunque, sia che risultassero positivi, sia che risultassero
> negativi.
>
> Per quanto riguarda la scelta di cosa sperimentare, io credo che sia
> necessaria una grande collaborazione tra la clinica, la ricerca di base,
> le famiglie e le Istituzioni, che dovrebbero favorire anziché frenare le
> sperimentazioni serie,  programmate secondo le regole condivise dalla
> Comunità scientifica internazionale.
>      Daniela Mariani Cerati
>
> .
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> _______________________________________________
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