[autismo-biologia] somatostatina

daniela daniela a autismo33.it
Gio 12 Mar 2020 14:29:40 CET


Gli studi sulla biologia di base non possono avere applicazioni pratiche 
immediate, ma possono aprire porte, offrire materia su cui pensare, 
nella speranza che le nuove conoscenze si traducano, in tempi non troppo 
lontani,  in terapie che cambino la storia naturale dell’autismo.

Tra le ricerche su modelli animali  che esaminano le basi non solo 
anatomiche, ma anche molecolari della comprensione delle emozioni, la 
cui carenza è ritenuta basilare nella genesi dell’autismo, credo sia 
degna di nota quella descritta nell’articolo di Scheggia, D., Managò, 
F., Maltese, F. et al:  Somatostatin interneurons in the prefrontal 
cortex control affective state discrimination in mice. Nat Neurosci 23, 
47–60 (2020). https://doi.org/10.1038/s41593-019-0551-8


commentata nell’editoriale da Sterley, T., Bains, J.S. SOM cells are 
better at detecting emotion. Nat Neurosci 23, 3–4 (2020). 
https://doi.org/10.1038/s41593-019-0557-2


Non è facile dare un resoconto divulgativo di articoli che richiedono 
notevoli competenze specialistiche per la loro comprensione ma, grazie 
alla collaborazione dei ricercatori che collaborano alla lista 
autismo-biologia, ci proviamo

  Titolo: Le cellule a somatostatina sono le più brave per comprendere le 
emozioni

Il quesito è: come avviene la discriminazione delle emozioni, quale è la 
neurobiologia sottesa?

Da imaging si è capito che le aree interessate alla relazione sociale 
sono molte e in particolare la comprensione delle emozioni troverebbe le 
sue basi in un controllo dall’alto in basso dell’area limbica da parte 
della corteccia prefrontale. Questa osservazione è supportata anche dai 
risultati ottenuti studiando gli effetti di lesioni (patologiche, 
traumatiche) nell’area prefrontale nell’uomo
Gli Autori sfruttano un modello animale nel topo con animali tristi (T), 
neutri (N) e contenti (C): mettono un animale (esploratore) con uno C , 
T, N e vedono cosa gli succede (nel cervello). Il modello è sofisticato, 
ma pare essere molto solido.

La prima domanda è stata: come passa la informazione tra l’animale che 
osserva e C,T N?
Gli autori studiano diverse possibilità e arrivano a concludere che il 
tramite è l’odore, osservazione per altro in accordo con altri studi. Ci 
si sta ponendo anche il quesito se esista un odore che segnala uno stato 
e uno che segnala la fine di quello stato, ma il problema è per ora 
irrisolto

La vera forza di questo studio è l’enorme lavoro fatto per cercare di 
definire i meccanismi neuronali della trasmissione emotiva.
La prima cosa che hanno trovato  nell’animale che esplora è il fatto che 
c’è un aumento della attività nella corteccia prefrontale mediana 
(mPFC), indipendentemente se il topo osservato fosse T o C, con attività 
di neuroni con punte (di attività) piccole e strette, probabilmente 
inibitori (NS) e con attività più ampia probabilmente neuroni 
piramidali.

Sebbene la maggior parte dei neuroni inibitori nella mPFC esprima 
parvalbumina (PV), inibendo queste cellule non si vede nessun 
cambiamento nella capacità dell’esploratore di valutare un’emozione.
Inibendo invece i neuroni che funzionano con somatostatina, l’animale 
perde la capacità di discriminare

Gli Autori, giocando con le diverse combinazioni possibili con il loro 
modello,  traggono la conseguenza che mentre i neuroni a parvalbumina 
sono importanti per la socialità in generale, quelli a somatostatina 
sono importanti per le emozioni, in particolare lo stato di C, ma non 
per la socialità
A riprova, stimolando l’attività delle cellule a somatostatina 
nell’esploratore, anche senza che questo riceva lo stimolo da N C o T, 
cioè anche senza l’incontro con l’altro animale, sviluppa la stessa 
attività che svilupperebbe se lo vedesse (o odorasse).
Ora, queste osservazioni vanno unite al fatto che si sa che 
l’attivazione sincrona di cellule somatostatina in mPFC svolge un ruolo 
di regolazione del sistema limbico, probabilmente “liberando” la 
possibilità che questo aumenti la capacità ad esempio di esplorazione 
ecc

  Per l’autismo vorrebbe dire che > stimolo somatostatina = > capacità di 
riconoscere emozioni
Bisogna ricordare che noi abbiamo i farmaci che stimolano, o meglio 
mimano la somatostatina, sono potenti e durano a lungo, ma  la strada 
per arrivare ad una sperimentazione sull’uomo è ancora lunga e, in un 
campo così delicato, le scorciatoie non sono ammesse

                                  Daniela Mariani Cerati





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