[autismo-biologia] vitamina D, omega 3 e marcatori di infiammazione

daniela daniela a autismo33.it
Dom 19 Lug 2020 23:16:17 CEST


Sono stati pubblicati di recente alcuni resoconti di sperimentazioni con 
vitamina D e acidi grassi omega 3 nell’autismo con risultati non 
univoci: alcuni positivi, altri negativi.

La questione è molto importante perché c’è un grandissimo bisogno di 
avere, a fianco dei trattamenti abilitativi, delle terapie biologiche 
che  rendano più proficui e meno faticosi i trattamenti abilitativi 
stessi o, nel caso più ottimistico, che li sostituiscano rendendoli 
superflui. La seconda ipotesi è al momento molto remota, mentre la prima 
sembra realizzabile in tempi brevi.

Io intendo per terapie biologiche tutte le terapie mediche (farmaci, 
integratori, diete, stimolazioni transcraniche ecc) in alternativa ai 
trattamenti abilitativi. Tra queste, gli integratori alimentari hanno il 
vantaggio di non dare gli effetti indesiderati che quasi sempre danno i 
farmaci .

Per questi motivi è auspicabile che si chiarisca, ad esempio per la 
vitamina D e per gli acidi grassi omega 3, se essi siano realmente 
efficaci nel migliorare i sintomi “core” e/o i sintomi associati 
all’autismo.

Un contributo in tal senso viene dal lavoro di
Mazahery H, Conlon CA, Beck KL, et al.
Inflammation (IL-1β) Modifies the Effect of Vitamin D and Omega-3 Long 
Chain Polyunsaturated Fatty Acids on Core Symptoms of Autism Spectrum 
Disorder-An Exploratory Pilot Study‡.
  Nutrients. 2020;12(3):661. Published 2020 Feb 28. 
doi:10.3390/nu12030661

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7146497/

In questo lavoro 73 bambini con ASD, di età dai 2,5 agli 8 anni, hanno 
completato una sperimentazione di 12 mesi, randomizzata, controllata con 
placebo, a base di: vitamina D (2000 UI/die), omega 3 LCPUFA (acido 
docosaesanoico 722 mg/die) o entrambi gli integratori.

L’originalità di questo lavoro consiste nell’avere sottoposto i bambini, 
prima dell’inizio della sperimentazione, ad alcuni esami del sangue, tra 
cui il dosaggio della interleuchina-1β (IL-1β) nell’ipotesi che la 
risposta al trattamento possa essere influenzata dalla presenza di uno 
stato infiammatorio.

15 bambini avevano la  IL-1β non determinabile o con valori ritenuti 
nella norma  (< 3.2 pg/ml) e 52 bambini avevano valori di IL-1β ≥3.2 
pg/mL.

I risultati sono stati compatibili con un’interazione tra la IL-1β 
basale e la risposta al trattamento nei punteggi del test SRS 
(SRS-total, SRS-social communicative functioning, SRS-awareness and 
SRS-communication)
.
Quando solo i bambini con IL-1β elevato erano inclusi, cinque outcome 
mostravano miglioramenti statisticamente maggiori rispetto al placebo ( 
OM (P = 0.01) for SRS-total; OM (P = 0.03) for SRS-social communicative 
functioning; VID (P = 0.01), OM (P = 0.003) and VIDOM (P = 0.01) for 
SRS-awareness)

Ho discusso questi risultati con alcuni colleghi.

Questo il commento della pediatra “E' plausibile che la loro efficacia 
sia maggiore in persone con attivazione immunitaria, sia del 
compartimento Th1 sia della risposta aspecifica (inflammosoma NFLRP3, 
del lavoro di Seresella, Don Gnocchi). Non tutte le persone con autismo 
hanno infiammazione sistemica, dunque non sorprende che non siano 
efficaci in chi non presenta questo stato. Il punto è proprio non 
limitarsi ai sintomi-core, ma orientare il trattamento sulla base dei 
meccanismi fisiopatologici (spesso più di uno, variamente embricati, tra 
le anomalie primitive e quelle secondarie)”

Questo il commento dell’endocrinologo “e’ molto interessante. E’ in 
linea con i nostri dati; indica come uno stato infiammatorio elevato, 
misurato tramite i livelli di Il1beta, amplifichi l’azione positiva di 
vitamina D e omega 3 su SRS scale.
D’altronde lo Zona Test e’ un altro indice infiammatorio utile, 
alternativo/complementare alla valutazione della Il1beta, che può 
guidare sulla migliore efficacia della terapia combinata Omega3/Vitamina 
D”

E questo il commento del farmacologo “Se guardiamo la discussione, 
sembra che chi è di base più “infiammato” funzioni meglio (> 
infiammazione = anche più gravi)
Si possono trarre diverse conclusioni:
nei peggiori l’effetto si vede meglio, il che è vero per molti 
trattamenti in varie patologie e sta bene.
Un’altra possibilità, secondo me, è che i farmaci funzionino meglio per 
un fattore di biodisponibilità.
L’infiammazione, che loro valutano con IL-1, altera le barriere, 
compresa la ematoencefalica, e anche assorbimento, metabolismo ecc
quindi questi “infiammati” potrebbero in  realtà avere una 
biodisponibilità maggiore o avere accesso al farmaco in regioni 
generalmente più protette (es cervello)”

Il lavoro è indubbiamente interessante anche se, come dicono gli stessi 
autori, esso dovrebbe essere replicato, possibilmente inserendo altri 
marcatori di infiammazione, che dovrebbero essere ripetuti dopo la 
sperimentazione, cosa che non è stata fatta in questo lavoro.

Anche il dosaggio della Vitamina D plasmatica è stato fatto solo prima 
della sperimentazione  e non durante o dopo i 12 mesi di 
sperimentazione, mentre io credo che sarebbe molto utile sapere quali 
sono i livelli ottimali del dosaggio di Vitamina D plasmatica nei 
bambini con autismo
      Daniela Mariani Cerati





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