[autismo-biologia] uno spettro troppo ampio

Angela Ottaviani AngelaOttaviani a NigelBrooks.com
Mer 15 Apr 2020 23:23:17 CEST


Si, in questo forse non ha aiuato nemmeno il nuovo DSM5 che, non so se ho 
capito bene, mette tutto in un grosso calderone invece di tenere separati la 
Sindrome di Asperger e l'Autismo.

Canevaro dice che si dovrebbe sempre parlare di "autismi", vista la 
complessità della condizione.

L'impairment nella social communication sembra implicare anche, nel nuovo 
sistema di classificazione, che le difficoltà nella comunicazione sociale 
possono manifestarsi anche tardi con l'età, quando le aspettative sociali 
legate a famiglia, lavoro ecc. crescono... Ma persone con autismo non sono 
solo persone un po' strane o bizzarre socialmente, perchè allora saremmo 
tutti autistici...

Questo secondo me confonde anche di più e nessuno sa di cosa si parli.

Altra cosa che confonde è, l'aihmè politically correct definizione di: 
"diversamente abili" o di persone con "stili cognitivi diversi", perchè non 
chiamare le cose col loro nome? Che problema c'è a parlare di difficoltà o 
di handicap?

Invece quando usai il termine "con handicap" a un corso sulla lingua dei 
segni, nel lontano 2000, dopo essermi trasferita in UK, l'insegnante mi 
redarguì impallidendo...


----- Original Message ----- 
From: "daniela" <daniela a autismo33.it>
To: <autismo-biologia a autismo33.it>
Sent: Thursday, April 09, 2020 2:52 PM
Subject: [autismo-biologia] uno spettro troppo ampio


>
> Un amico mi ha segnalato il seguente articolo del New Yorker del 6 aprile 
> scorso
>
> “How Greta Thunberg Transformed Existential Dread Into a Movement" By 
> Emily Witt April 6, 2020
>
> https://www.newyorker.com/books/under-review/how-greta-thunberg-transformed-existential-dread-into-a-movement
>
> L’articolo commenta  quanto scritto dalla madre di Greta nel libro 
> autobiografico “Our House Is on Fire”. Il libro descrive la famiglia 
> Thunberg  le cui figlie, Greta e Beata, hanno presentato in età scolare 
> problemi tali da richiedere l’aiuto degli psichiatri.
>
> A Greta, dopo un periodo di anoressia e chiusura al mondo esterno, sono 
> state fatte diverse diagnosi psichiatriche tra cui  sindrome di Asperger e 
> disturbo ossessivo – compulsivo.
>
> Tutti conosciamo l’evoluzione successiva di Greta: un eloquio suadente che 
> ha incantato il mondo, una competenza sul tema del clima e dell’inquinamento 
> che farebbe invidia a non pochi professori universitari e un’attrazione 
> delle folle che ha riempito le piazze di mezzo mondo.
>
> Io provo una grande simpatia per Greta, ma mi preoccupa il fatto che si 
> sottolinei da troppe parti una diagnosi, secondo me buttata lì con 
> superficialità dagli psichiatri che l’hanno formulata, di Asperger, e 
> quindi di autismo, anche se ad alto funzionamento.
>
> All’amico che mi ha segnalato l’articolo ho inviato una mail che rendo 
> pubblica perché trovo davvero preoccupante e fuorviante il fatto che si 
> tenda a identificare l’autismo con Greta.
>
> Ecco il mio commento all’articolo
>
> Le diagnosi psichiatriche sono convenzioni e l’idea di radunare una marea 
> di condizioni nello spettro autistico è, a mio parere, dannosa.
> Le tante persone autistiche che conosco io non hanno nulla in comune con 
> Greta. Io penso che semmai era opportuno mantenere la diagnosi di Asperger 
> ben separata dalla diagnosi di autismo.
>
> L’autismo che conosciamo noi  è una disabilità gravissima e, se chiamiamo 
> autismo quello di Greta, il suo fascino fa sì che ci si dimentichi dell’autismo 
> classico che non ha nulla di affascinante
>
> Perché supportare una ricerca volta a scoprire la cause profonde dell’autismo 
> se questo  è un vantaggio che puoi anche sfruttare? Che valore ha parlare 
> di una condizione gravissima  e frequente se poi l’esempio è Greta?
>
> La raccolta fondi mediante il numero solidale 45588 è fatta per aiutare, 
> mediante una  ricerca scientifica finalizzata a trovare terapie 
> innovative, l’autismo associato a grave disabilità, e non certo a tarpare 
> le ali di qualcosa a cui sarebbe bene dare un altro nome per non 
> ingenerare ambiguità e disincentivare la ricerca.
>
>                                 Daniela Mariani Cerati
>
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